Opere pubbliche. C’è una città che cresce tutto intorno, quasi costantemente, anche se i tempi di attesa sembrano oltremodo lunghi e qualche volta lo sono per davvero. Si fatica a vedere il quadro completo perché troppo spesso ci si sofferma a contemplare i dettagli, talvolta con accanimento e generalmente a fini di promozione politica personale. Che poi il diavolo non sia poi tanto nero come lo si dipinge è un altro paio di maniche. L’ora delle interrogazioni che apre ogni sessione ordinaria del Consiglio municipale è proprio quel genere di arena politica in cui il quadro d’insieme finisce sacrificato sull’altare delle sottigliezze e della pedanteria parlamentare. Di norma anche i servizi giornalistici seguono il ragionamento sconnesso dei consiglieri e non può andare diversamente perché la frammentarietà è uno degli effetti collaterali del confronto politico pubblico. A volte però qualcuno osa un’inquadratura di campo medio, se non lungo, e improvvisamente l’attenzione della platea è capace di spostarsi dal basso verso l’altro, dal centro ai lati, dal primo piano allo sfondo. Il consigliere indipendente in rappresentanza della minoranza serba, Milan Rašula ha fatto notare come sono “cambiate le vedute dell’isolato tra le vie Marulić e Campo Marzio con l’investimento pubblico nel Centro di Coworking e gli investimenti privati nella ristrutturazione oppure nella costruzione di interi caseggiati di un certo livello di qualità e aspetto, che continueranno col restauro delle facciate dei palazzi storici di via Marulić 7 e 9, per completare una metamorfosi decennale del quartiere cui resterà un solo difetto: il pessimo stato in cui versa lo storico Pattinaggio di Pola”. La domanda viene spontanea: che ne sarà del Pattinaggio?
Unico neo, il Pattinaggio
L’assessora all’Urbanistica, investimenti e opere pubbliche Samanta Barić ha finalmente sfatato una credenza comune falsa, che cioè il Centro sportivo Mirna meglio noto come Pattinaggio, è stato dimenticato da tutti e non ha speranze di farcela contro le priorità assolute del Piano edile. Sbagliato. In risposta all’interrogazione di Rašula, Barić ha detto che alla riqualificazione del Pattinaggio si sta lavorando, eccome. Attualmente è in corso la stesura del progetto di massima, indispensabile per appaltare entro l’anno la progettazione dettagliata. Quindi, non prima dell’estate del 2025, avremo il progetto definitivo cui segue l’iter del rilascio del permesso di costruzione e il bando d’appalto per l’opera. Ben che vada, i lavori di restauro e ammodernamento della struttura non inizieranno prima della fine del 2025, ma i progetti richiedono il loro tempo e a maggior ragione lo richiedono gli edifici sottoposti a vincolo monumentale. Il centro sportivo Mirna riflette nel suo piccolo un secolo di storia urbanistica (e politica) di Pola. Il primo pattinaggio, a cui il polo sportivo anche oggi deve il suo nome, venne costruito all’inizio del Novecento, sotto l’Austria, come si usa dire, mentre la palestra di pallacanestro ha poco più di mezzo secolo di vita ed è il frutto dell’architettura jugoslava del primo Dopoguerra.
Missione quattro corsie
Due sono invece le opere stradali di priorità assoluta in procinto di decollo: la ricostruzione parziale della regionale Pola-Fasana e della statale Pola-Dignano. Non sono opere gestite dalla Città di Pola, ma dall’ente nazionale strade con una partecipazione secondaria degli enti locali, tuttavia si tratta di investimenti che richiedono una preparazione ponderata da parte della Città che dovrà sostenerne le conseguenze. Una chiusura parziale o totale tra Montegrande e Pola non è un dettaglio insignificante della viabilità urbana, anche se capita fuori stagione (e diversamente non sarebbe possibile). La D-75, Pola-Dignano guadagnerà altre due corsie, mentre la Pola-Fasana guadagnerà uno svincolo, un’altra isola rotazionale, dei marciapiedi e l’illuminazione stradale che ora scarseggia su un tratto di strada considerevole. Nei due cantieri si lavorerà contemporaneamente dai primi di ottobre (essendo l’iter d’appalto terminato). Per non tagliare tutti i “ponti” tra Pola e la periferia nord (Montegrande, Fasana, Dignano) Pola aprirà un raccordo stradale alternativo in tempo per la chiusura delle due arterie principali.
Un canale «lungo» 15 anni
Lunedì prossimo, sempre a detta di Samanta Barić, termina la gara d’appalto per la ristrutturazione della scalinata e del circondario nord dell’Arena di Pola, cosa che ha spinto il consigliere Ardemio Zimolo a formulare la domanda che nessuno più si ricorda di porre per abitudine e dimenticanza: che cosa ne è del canale di un’ottantina di metri in via Flavia, e cioè del “buco” che ha riportato alla visione dei posteri l’antica via Flavia romana? Zimolo ricorda che quel “cantiere” è aperto da 15 anni per ragioni di “studio e conservazione”, lasciato in questo stato e due volte recintato, per evitare infortuni e danni al patrimonio. Tuttavia la domanda che ci si pone è fino a quando? Non senza imbarazzo, Barić ha risposto che l’amministrazione cittadina intanto ristrutturerà l’area nord con la scalinata che sale in via Emo, mentre per il “buco” di via Flavia non si può intervenire perché il sito archeologico è sotto l’egida della Conservazione ai beni culturali del Ministero della Repubblica. D’accordo. Ma la Soprintendenza e la Città si parlano o gestiscono ognuna il proprio feudo senza consultarsi a vicenda? L’interrogazione di Zimolo merita una risposta. Insomma, quindici anni dopo sappiamo come completare il puzzle di via Flavia o non ne abbiamo ancora la più pallida idea?
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