Lo stabilimento balneare di Stoia è giunto ormai all’ultima spiaggia

0
Lo stabilimento balneare di Stoia è giunto ormai all’ultima spiaggia

Non c’è ombra di dubbio. Lo stabilimento balneare di Stoia è l’essenza del degrado della città ed è inutile farsi vanto di progettazioni all’avanguardia. Non esiste bagno pubblico al mondo dalle strutture così decrepite, tali da riuscire a dipingere quello che è per eccellenza il ritratto più squallido di Pola. Stramberia, follia o assurdità: si potrebbe pensare a questo nell’osservare un panorama così fatiscente entro un territorio cittadino di rango europeo, agli albori del XXI secolo. Invece tutto puzza di inerzia, inettitudine e noncuranza. Se un turista ne potrebbe uscire inorridito, chi di casa sa che questa è l’ultima spiaggia. Una delle poche lande balneari superstiti, dalle strutture talmente malconce da essere state abbandonate a sé stesse, come in uno scenario apocalittico. Qui l’asciugamano dei vacanzieri esteri non è stato mai steso per ridurre a cittadino di secondo ordine la gente del luogo e questo è da considerarsi un privilegio.

Situazione insostenibile

L’estate dei bagni bussa alle porte e si torna a denunciare per l’ennesima volta una situazione insostenibile, che molto più degli anni passati si rivela indecorosa, se non addirittura oscena. Non ci sono più scusanti. Al di là dalle responsabilità, dagli errori passati, dalle occasioni perse (o bloccate e lasciate sfuggire di mano), dai tentativi di recupero frenati e falliti prima ancora di incominciare, dall’irrisolta comproprietà statale su di un irrilevante fazzoletto di terreno, la vergogna resta a Pola ed è tutta di Pola. Città rea di non avere riqualificato la zona, di aver fatto interventi minimi, insufficienti per restituire al bagno pubblico una reale e decente connotazione ricettiva. D’accordo, la “Pula parking”, oltre a comminare multe in continuazione a chi parcheggia male su strada, si è prodigata in servizietti vari: (semi)pulizia degli impianti igenici, l’unica struttura non trasandata, che è stata onorata dall’applicazione di qualche pennellata di vernice bianca, accorgimento si traduce in un pagamento di 10 kune per chi vuole parcheggiare la macchina sotto i pini.
stoia 036
A proprio rischio e pericolo

Nella prossima estate, la presenza degli addetti alla “tassa d’ingresso” nel piccolo regno dei ruderi, non potrà che rivelarsi spudorata e inconcepibile. Gli affezionati allo stabilimento continueranno ad addentrarsi per amore e forza della disperazione, a rischio della propria salute. I mattoni e i ferri arrugginiti delle strutture architettoniche stanno là in attesa, rivelando le forme sciatte della costruzione in stile navale dell’Anno Domini 1936, progettata dall’illustre architetto Enrico Trolis e classificata come patrimonio culturale irrecuperabile proprio dagli stessi uffici che si occupano o, per meglio dire, dovrebbero occuparsi di recupero dei beni storici. I cocciuti fino all’estremo insisteranno a eleggere queste reliquie a loro ritrovo estivo da appartenenti alla Comunità nazionale italiana di Pola e da esuli, sparuti e proprio incapaci di demordere e tradire la tradizione, ma anche da tantissima gioventù, che continua (da generazioni) a stringere amicizie e primi flirt nell’area bucherellata del solario, a invadere il molo sciupato, a lanciarsi dal trampolino dalla tavola che non c’è (da qualche decennio…), e persino a sistemarsi a rotta di collo in cima alla terrazza a forma navale, dall’accesso proibito perché a rischio di frana.
stoia 001
Peggio del Titanic

Osservare per credere: la poppa del relitto del Titanic in fondo oceano è probabilmente meglio conservata. Non da meno sintomatica la manutenzione spontanea delle cabine, di quelle rovine che rischiano di andare a catafascio: si ripara il divelto (dai vandali invernali o pluri-stagionali), si vernicia, mettono scaffali, applicano appendiabiti, serrature nuove e dentro sedie a sdraio, ombrelloni, asciugamani… Un grande fai da te alla selvaggia, senza concessioni e regolamentazioni, che alla fin fine rende servigio e si rivela più utile ed efficace del mancato intervento dei responsabili, che da anni rimandano il salvataggio dello storico bagno cittadino.

La gente ritornerà

La gente tornerà, abitudinaria, per convivere con questa realtà, all’ombra dell’albero eletto ormai da tempo a punto di riferimento. Ci si arrangerà, entro uno strano rapporto di simbiosi tra uomo e reliquia, talmente duraturo, che quasi quasi, si teme di cambiare per non vedere avverato il peggio: il drastico, tragico, irrimediabile depennamento delle strutture. Qualche “sempliciotto” suggerisce con insistenza di buttare tutto giù. Eventualità da prendere in considerazione a una sola condizione tassativa: ricostruire tale e quale. Anche perché a questo punto il lavorio sudicio è stato delegato al tempo, trasformatosi in carnefice. E davvero non ci sarà cemento che regga qualsivoglia riparazione.
È difficile non provare collera, quando nel bel mentre, lo stabilimento di Valcane si sta facendo più bello, con la superficie del molo perfettamente liscia, con un bar e dei servizi igienici in fase di totale ricostruzione, omaggiato da un intervento pecuniario pubblico di mezzo milione di kune. Idem per il bagno dell’Idroscalo. (Ri)fatta la spiaggia, si aggiungono campi da gioco e strutture con annessi e connessi adeguate agli invalidi e quant’altro a misura di altri bagnanti più prediletti.
stoia 022

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display