
Affondata nel dicembre del 2020 a causa di una violenta tempesta, la piattaforma metanifera Ivana D, di proprietà della compagnia petrolifera INA, giace tutt’ora in fondo al mare a una cinquantina di chilometri al largo di Pola. E a quanto pare è destinata a rimanerci per sempre. L’idea è infatti quella di trasformare la struttura sommersa in una scogliera artificiale. L’idea, tuttavia, non piace agli attivisti di Greenpeace, secondo cui la proposta dell’INA non sarebbe altro che un espediente per evitare di accollarsi le enormi spese di recupero e di smaltimento del relitto che, sostengono gli ambientalisti, ammonterebbero a oltre 60 milioni di euro. Lo ha detto chiaro e tondo Petra Andrić, responsabile di Greenpeace Croazia, che invita l’INA ad assumersi le proprie responsabilità. Lo ha fatto da Pola, raggiunta ieri mattina a bordo della Arctic Sunrise, la leggendaria nave rompighiaccio di proprietà di Greenpeace International, impegnata in questi giorni in una campagna attiva contro l’uso dei combustibili fossili, gas incluso. Dal ponte della nave battente bandiera arcobaleno, Andrić ha ricordato che è trascorso un anno esatto dall’annuncio del dicastero competente di un dibattito pubblico sulla valutazione di impatto ambientale relativo alla bonifica della piattaforma metanifera Ivana D.
Recuperare il relitto
“Peccato – continua l’ambientalista – che il processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico continui a essere una chimera. Prolungare i tempi non potrà che avvantaggiare l’INA e l’ungherese MOL, sua principale azionista. Corriamo il rischio che il caso venga dimenticato e che la piattaforma petrolifera resti davvero per sempre in fondo al mare, nonostante l’ordine – datato 2021 – dell’Ispettorato statale di recuperare il relitto”. A dar manforte agli attivisti di Greenpeace ci ha pensato il regista ed ex candidato a presidente della Repubblica, Dario Juričan. “Domenica, a bordo della Arctic Sunrise, abbiamo raggiunto il punto esatto dell’inabissamento della piattaforma Ivana D, che nonostante l’ordine di recupero giace tutt’oggi in fondo al mare e che “menti eccelse” vogliono ora trasformare in una scogliera artificiale. Arrivando addirittura a sostenere che a giovarne sarà l’ecosistema marino. A questo esperti e all’INA dico che dietro la loro iniziativa si cela l’odio nei confronti dell’Adriatico. Auspico quindi l’intervento del Procuratore di Stato. Ai vertici di governo suggerisco, invece, di recuperare ciò che resta della piattaforma e di depositarla in piazza San Marco a Zagabria”. Queste le parole dell’attivista, che ha quindi raccontato la sua esperienza a bordo della Acrtic Sunrise. La parola è stato poi nuovamente ceduta a Petra Andrić, che ha colto l’occasione per presentare alla stampa “100% rinnovabile entro il 2030 – Transizione green del settore elettroenergetico croato”: uno studio realizzato da un team di esperti della Facoltà di Ingegneria meccanica e navalmeccanica di Zagabria guidato dal prof. Goran Krajačić, secondo cui la Croazia potrebbe entro il 2030 produrre tutta l’energia elettrica che le serve soltanto dal fonti rinnovabili. “È il momento che la Croazia smetta di investire nel settore dei combustibili fossili, destinando le risorse alle fonti rinnovabili come il sole e il vento che, perlomeno nel nostro Paese, non mancano di certo”, è l’appello lanciato dall’ambientalista.
La storia della nave
L’incontro con la stampa è quindi proseguito con un tour della nave. E il compito di presentarla è spettato al primo ufficiale Raphael Paul Schmiedebach, partito da alcune caratteristiche tecniche. Si è appreso così che la rompighiaccio Arctic Sunrise è una nave di 497 tonnellate di stazza lorda e 49,62 metri di lunghezza, che può raggiungere una velocità di 13 nodi e può ospitare 15 uomini dell’equipaggio, oltre al comandante e a tre ufficiali. Più che le caratteristiche tecniche interessa la storia della nave, il cui primo nome era “Orso Polare” ed era un’imbarcazione di proprietà di una compagnia di cacciatori di foche. Il suo primo incontro con le attiviste e gli attivisti di Greenpeace non fu esattamente pacifico. Infatti, gli ambientalisti la arrembarono per impedirle di portare materiale per la costruzione di un aeroporto militare in un’isola artica abitata da una numerosa popolazione di pinguini. Quando l’Orso Polare fu messa in vendita, Greenpeace la acquistò tramite una società di copertura. Dopodiché, passato sotto la proprietà degli ambientalisti, la Arctic Sunrise si rese protagonista di numerosissime imprese. Oggi e domani, la leggendaria nave sarà a completa disposizione dei polesi, che potranno approfittare della sua presenza nel porto di Pola per visitarla. La Sunrise spalancherà le proprie porte al pubblico oggi e domani dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Una volta a bordo, i cittadini potranno firmare la petizione di Greenpeace per chiedere l’’UE e ai governi dei Paesi membri di vietare qualsiasi nuovo progetto di combustibili fossili.
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