L’archeologia sfrutta i vantaggi della digitalizzazione

Il progetto ARCHAEODIGIT mette in Rete città e siti italiani e croati con lo scopo di creare un modello di gestione e valorizzazione condiviso, basato su buone pratiche e progetti di successo, affinché tornino a essere oggetto di visite da parte di famiglie, anziani e giovani

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L’archeologia sfrutta i vantaggi della digitalizzazione
Dean Sinković, Sara Romagnoli, Anica Dobran Černjul e Simone Ciattaglia. Foto: ARLETTA FONIO GRUBISA

ARCHAEODIGIT- percorsi archeologici digitali per un turismo inclusivo e sostenibile, acronimo di ARCHAEOlogical DIGITal paths for an inclusive and sustainable tourism, è sbarcato ieri a Pola, specificatamente negli ambienti dell’Università Juraj Dobrila, per una due giorni di riunione tra partner, ossia per il secondo incontro necessario a mettere in campo rinnovate energie a favore della realizzazione di questo progetto internazionale. Pesa nientemeno che oltre 2,4 milioni di euro assegnati dal programma INTERREG VI-A Italia-Croazia 2021-2027 e vede il Comune di Macerata capofila. Insieme a partner italiani come l’Università di Macerata, la ditta ETT esperta in digitalizzazione e innovazione tecnologica, l’area archeologica di Altilia-Saepinum (Molise), il Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio; per la parte croata sono coinvolti la Città di Castelli (Kaštela), il Comune di Castelmuschio e l’Ateneo polese. Partner associati a supporto del progetto sono l’International Association of Cultural and Digital Tourism (IACUDIT), la Direzione Regionale Musei Marche e il Museo dei monumenti archeologici croati di Zagabria. Basta il peso dei finanziamenti e questo cospicuo elenco costituito da fior di enti e istituzioni coinvolte, per capire che è in atto qualcosa di speciale che non ha come target l’investimento nella scienza e nella ricerca archeologica bensì la sua espansione ad un’utenza più allargata.

Preservare, interpretare e valorizzare
L’archeologia, in quanto ricostruzione della vita, della cultura e del rapporto fra l’uomo e il territorio; testimonianza e documentazione delle scelte del nostro passato e premessa per quelle del nostro futuro, necessità di un dialogo fra esperti e la comunità – in tutte le sue componenti istituzionali e sociali – è condizione per quella che oggi viene intesa un’archeologia “pubblica”. I promotori del turismo culturale pongono ormai sullo stesso piano la conservazione, la valorizzazione e la fruizione comune delle risorse del patrimonio storico e culturale e del suo legame con l’ambiente. Ieri negli ambienti universitari, si è voluto compiere un passo avanti in questa direzione al fine di elaborare una metodologia davvero innovativa. Come da ulteriore informazione diffusa ai mass media, partito ufficialmente il primo febbraio e che prevede una durata complessiva di due anni, intende gettare le basi per l’elaborazione di una modalità innovativa su come preservare, interpretare e valorizzare i siti archeologici all’interno di un ecosistema culturale e turistico, rafforzando l’uso della tecnologia digitale e integrando il patrimonio materiale e immateriale, favorendo un più ampio accesso al patrimonio archeologico da parte dell’utenza. Traducendo la faccenda in termini più semplici, i visitatori dei luoghi che testimoniano il mondo passato potranno ad esempio vivere un’esperienza mediante trucchi immersivi e interattivi forniti da strumenti ICT, nonché visioni tridimensionali provando l’ebrezza del viaggio sia nello spazio sia nel tempo, proprio grazie ai vantaggi forniti dall’applicazione della tecnologia alle strategie di divulgazione culturale. La metodologia che si sta studiando tutti assieme ha prescelto quali luoghi “sperimentali l’area archeologica di Helvia Ricina di Macerata, il parco archeologico di Sepino e il Museo sannitico di Campobasso, mentre nel caso della Croazia, la località archeologica di Mirine-Fulfinum a Castelmuschio, nonché la zona archeologica sottomarina di Castelli.

Una strategia innovativa
È lo stesso dirigente del servizio cultura del Comune di Macerata, Simone Ciattaglia a spiegarci l’utilità del progetto che mette in rete città e siti archeologici italiani e croati con lo scopo di creare un modello di gestione e valorizzazione condiviso, basato su buone pratiche e progetti di successo, affinché questi siti tornino a essere oggetto di visite da parte di famiglie, anziani e giovani, offrendo strumenti di fruizione più accattivanti. “Lavoriamo con partner italiani e croati, enti pubblici, aziende private e istituzioni per sviluppare insieme una strategia innovativa per la gestione delle aree, dei parchi archeologici e degli antichi teatri. Proviamo a investire sulle nuove tecnologie in modo da poter rendere questi parchi maggiormente accessibili per tutti indistintamente, anche per anziani e disabili. Le azioni del progetto prevedono scambi internazionali, analisi della situazione e ricerca di buone prassi per sviluppare questa strategia e poi sperimentarla nei 4 parchi archeologici dei partner di progetto. Contestualmente, verranno successivamente sviluppate iniziative di formazione per trasmettere competenze agli operatori turistici e culturali in merito all’implementazione e all’utilizzo di questa nuova strategia di gestione. È molto utile e importante oggi questo meeting tra i partner ed è una bella ospitalità che ci viene rivolta qui a Pola”.
Onori di casa ieri espletati dal vicerettore universitario per la collaborazione internazionale e con l’imprenditoria, Dean Sinković, affiancato nell’occasione da Anica Dobran Černjul coordinatrice progettuale per parte croata, nonché da Sara Romagnoli, dell’anzidetto ufficio culturale di Macerata, in rappresentanza dell’ente capofila.

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