L’acqua dell’antico. Ninfeo salva i campi

Di giorno provvede al trasporto l’Herculanea, di notte fanno il pieno gli agricoltori

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L’acqua dell’antico. Ninfeo salva i campi
L’idrante a disposizione di quanti necessitano di acqua. Foto: FREDY POROPAT

Oleandri che non scoppiano più di salute, infiorescenze che appassiscono, tappeti di foglie gialle e erba color paglia, fontane che non zampillano, sistemi d’irrigazione nei viali che imbevono la terra a regime ridotto: è l’effetto della siccità che sta investendo anche Pola. La città sembra essere stata catapultata verso l’autunno se non fosse per le temperature equatoriali che ricordano che siamo nel bel mezzo di un’estate torrida e difficile, sia per le persone sia per i vegetali. A combattere contro la trasformazione in una dimensione surreale è l’Herculanea, forte del fatto di poter attingere risorse idriche da quella fonte d’acqua che contribuì a dare origine al primo insediamento preistorico e alla città romana: il Ninfeo, la sorgente che ora fornisce acqua tecnologica, non potabile e da convogliare ai rubinetti di casa, ma perfetta per l’utilizzo nell’orticoltura e nell’agricoltura.

La sorgente del Ninfeo.
Foto: MARKO MRĐENOVIć

In piena zona di centro città rappresenta la salvezza per i parchi vicini (Tito, Parco Re Krešmir, Giardini Valeria), ma più lontano può essere trasportata soltanto per mezzo di autobotti. È quanto stanno facendo le maestranze dell’azienda municipale, correndo in provvidenziale aiuto anche all’agricoltura della Bassa Istria. A distanza di undici giorni dall’introduzione del regime di parziale riduzione del consumo d’acqua in penisola, le cisterne stanno facendo la spola pure tra Pola e le campagne. L’imperativo del risparmio forzato non è stato imposto ai campi agricoli, ma la siccità sta mettendo a dura prova le aree rurali fino al rischio di dovere proclamare lo stato di calamità naturale. L’irrigazione derivante dallo sfruttamento della rete idrica si rivela costosa e insufficiente, mentre l’Herculanea sta correndo in soccorso facendo partire addirittura una decina di autobotti in un solo turno di lavoro quotidiano. A lanciare l’SOS per l’acqua sono soprattutto i piccoli agricoltori i cui appezzamenti di terre non sono dotati di pozzi e non riescono a trovare altre alternative per salvare il raccolto incendiato da temperature che abbondantemente superano la media estiva. Vi sono aziende a conduzione familiare che bramano di attingere contingenti d’acqua dalla fonte millenaria della Carolina per far sopravvivere interi oliveti messi alla prova da un regime di arsura che evidentemente fustiga anche la vegetazione autoctona e più resistente. A volte non bastano nemmeno le cisterne sparse per le campagne, perché anche queste sono in fase di semi prosciugamento. E in detti casi sono le maestranze della municipalizzata a intervenire con pompe per riempirle, finché la pioggia non deciderà di fare ritorno e di ripristinare la normalità anche nella Bassa Istria, molto più provata dal clima sahariano che l’area a settentrione della penisola. Un migliaio di litri è la quantità “standard” che solitamente si riesce a far pervenire a destinazione, tuttavia c’è chi già annuncia che gli olivi, quest’anno, daranno sicuramente frutti più minuti di quelli raccolti negli anni passati. Sono proprio gli olivi che pretendono più acqua e le irrigazioni artificiali che arrivano da Pola serviranno se non altro a dare loro refrigerio e garanzia di salvezza.
Intanto, nell’area del Piazzale Carolina vi è un continuo via vai di automezzi. Di notte vi sono soprattutto gli agricoltori a fare il “pieno” dalla fonte evidentemente inesauribile. Di giorno è l’Herculanea ad attingere ettolitri d’acqua per distribuirli nei parchi di tutta la Città. Questione di mera sopravvivenza.

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