La «Warm Up» denunciata per devastazione dei fondali

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La «Warm Up» denunciata per devastazione dei fondali

Presidi e proteste iniziano a dare frutti. La Città di Pola – sollecitata dagli ambientalisti di Zelena Istra Istria Verde – ha denunciato all’Ispettorato edilizio la “Warm Up”, l’azienda assurta agli onori della cronaca locale e all’attenzione generale per l’iniziativa di realizzare nel bel mezzo dell’insenatura di Valovine una piattaforma e uno skilift, ovvero un impianto per la pratica dello sci nautico ancorato al fondale marino con piloni in cemento armato. La denuncia all’Ispettorato edilizio non riguarda, però, la struttura in quanto tale, ma le modalità della sua costruzione.

Alla “Warm Up”, l’amministrazione cittadina – la stessa che ha permesso la realizzazione di uno ski lift a Valovine – imputa l’inosservanza delle prescrizioni della concessione edilizia. Nello specifico, l’azienda investitrice è stata denunciata per aver riversato in mare centinaia di metri cubi di ghiaia. O almeno questo è quanto sostengono i vertici della Città di Pola, che in attesa di una risposta dell’Ispettorato edilizio hanno chiesto spiegazioni e invitato la Warm Up a risanare i fondali dell’insenatura.
A differenza della pubblica amministrazione, Istria Verde e l’Iniziativa civica per la salvaguardia di Valovine chiedono la totale sospensione dei lavori e la revoca della concessione ventennale al gestore dell’area. Al coro di voci contro lo skilift a Valovine si è unito anche il consigliere cittadino dell’SDP, Danijel Ferić, che assieme agli ambientalisti ha denunciato la “Warm Up” all’Ispettorato ambientale. Gli ecologisti ritengono, infatti, che riversando in mare centinaia di metri cubi di ghiaia l’investitore abbia messo a rischio l’intero ecosistema marino dell’insenatura e la nutrita colonia di Pinna nobilis, un mollusco considerato fra le specie marine a rischio di estinzione. Gli stessi hanno da ridire anche per quanto riguarda la volontà dell’investitore di costruire un centro di ristoro galleggiante, la cui realizzazione non è, però, prevista dai permessi di costruzione. E ancora non è tutto. Secondo Ferić e i vertici di Istria Verde, la “Warm Up” avrebbe abbattuto un vecchio muro costiero e cosparso parte della costa con della ghiaia e del pietrisco. Il polverone sollevato dagli ecologisti ha spinto allo scoperto Luka Sorić, titolare della “Warm Up”, che dichiara di non capire come sia possibile condannare qualcuno prima ancora che si stabilisca se ha davvero sbagliato. “Tutti parlano dello ski lift e sostengono che a Valovine si stia facendo qualcosa di illegale. Non è così” commenta Sorić, che continua dicendo che “l’unica irregolarità commessa dalla mia azienda è quella di non aver chiuso ai bagnanti il tratto di spiaggia interessato dai lavori di costruzione”. Per quanto riguarda il riversamento in mare della ghiaia, l’investitore sostiene si tratti di una misura provvisoria indispensabile per il prosieguo dei lavori. A tale proposito sostiene di avere informato del riversamento l’Autorità portuale, che secondo il titolare della “Warm Up” avrebbe dichiarato di non avere nulla in contrario, a patto che a lavori ultimati la ghiaia riversata venga rimossa. “Ora spetta all’Ispettorato edilizio stabilire se l’intervento sia stato necessario o meno” sottolinea Sorić, che per quanto riguarda il centro di ristoro afferma che non sarebbe necessario disporre di alcun permesso, a patto che la sua superficie non superi i quindici metri quadrati.
L’investitore ha poi commentato anche le accuse degli ambientalisti, secondo i quali la realizzazione dello ski lift metterebbe a rischio la colonia di pinne comuni. Anzi, l’investitore dichiara come la Warm Up si prenderà cura dell’intera area, tenendola sempre pulita e in ordine. Nel frattempo, l’Iniziativa civica per la salvaguardia di Valovine ha organizzato per domani un altro presidio di protesta e un’azione di pulizia dell’insenatura dai rifiuti.

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