
L’estate concertistica al Castello è entrata nel vivo con una sfilata di star della musica classica, jazz, pop e rock di fama nazionale e internazionale e tuttavia la vera superstar del centro storico polese è una volpe che ha messo su casa nelle fondamenta delle costruzioni romane, veneziane e austriache come se fossero l’ambiente più naturale in cui cercare riparo e sicurezza. Il pubblico che frequenta il Piccolo Teatro Romano, gli abbonati e i dipendenti della Biblioteca universitaria, il personale del Museo archeologico e quello della Comunità degli Italiani la conoscono benissimo. Nonostante la sua natura ferina e il “dovere” di vivere in un ambiente silvestre, la volpe del Castello si è trovata talmente a suo agio nel centro storico polese che ha messo su famiglia allevando la cucciolata sotto gli occhi dei passanti come se fosse la cosa più naturale da farsi. Il direttore della Biblioteca universitaria di Pola Ivan Kraljević la segue dal primo giorno e condivide col suo staff la soddisfazione di avere nello spiazzo del retro della sede bibliotecaria una graziosa famigliola di volpi che dimostra chiaramente quanto sia ospitale la nostra città.

Foto: DARIA DEGHENGHI
Altolà a un metro
Scherzi a parte, la volpe è una fiera, e una fiera, nel senso letterale, è una creatura che vive in natura e si comporta in modo selvaggio. Kraljević lo mette bene in evidenza: “Credo che la volpe sia qui dallo scorso anno. La prima volta che sono riuscito a girarci un video è stata in febbraio. Non teme gli uomini e le loro attività, si muove con agio sul palco con i concerti in corso, conosce la folla, conosce gli uomini, si lascia avvicinare a circa un metro di distanza ma non oltre. Non l’abbiamo mai accarezzata, se è questo che mi chiede. Appena sente o vede un movimento più brusco del solito, fugge. Dove fugge? Nella sua tana che preferisco non indicare perché temo che la gente vada ad importunarla. Ora ha anche dei cuccioli. Non so se sia la madre o il padre. Immagino la madre. In realtà, non ne sappiamo nulla di volpi e queste sono le prime con cui ci è capitato di convivere. Penso che dovrebbero starsene nel bosco, ma visto che si trovano bene in città, nessun problema, restino pure in città”.
Misure di profilassi
In realtà, le cose non sono così semplici. La volpe d’istinto caccia e per cacciare ha bisogno di spazio. Ne abbiamo parlato col veterinario del Canile di Pola, Bojan Zidarić, che lunedì mattina è andato al Castello per offrire alle volpi un pasto con l’antiparassitario per ragioni di profilassi pubblica. “Abbiamo somministrato ai volpacchiotti una sostanza contro i parassiti che hanno ingerito per via orale. Vediamo di tranquillizzare il vicinato perché ci chiamano in continuazione, con paure inutili: le volpi in città non sono pericolose, temono l’uomo e lo fuggono, la rabbia è sradicata da anni e non c’è nessun pericolo che l’animale attacchi o ferisca. Anzi, col tempo se ne andranno via da sole perché la città non è il loro ambiente naturale. Che io sappia, la madre ha già lasciato la prole che sta crescendo. Non appena raggiungeranno la piena maturità, i volpacchiotti se ne andranno ognuno per conto proprio a fare la vita che le volpi devono fare. Al primo vero baccano estivo, tra concerti e fiumi di turisti in movimento, nel giro di una notte saranno a Montegrande e poi andranno lontano. Le volpi in città, per quanto simpatiche a vedersi, sono un’eccezione e non la regola”.
Innocue come i gatti
Capito? Inutile affezionarcisi. Le volpi vanno e vengono ed è più probabile che se ne vadano. Ciò nonostante le società venatorie e gli esperti dell’ente pubblico “Natura Histrica” suggeriscono che la presenza di volpi in ambiente urbano o suburbano è aumentata negli ultimi tempi, probabilmente per l’espansione dello sciacallo, canide lupino estremamente adattabile e capace di sfruttare una grande varietà di risorse alimentari che trova conveniente predare le volpi, le quali fuggono di conseguenza, in cerca di riparo. In ogni caso, nessuno ha ancora avanzato l’ipotesi di un piano di controllo della popolazione di volpe. “Sono innocue come i gatti randagi”, ci dice Bojan Zidarić. Il giorno che saranno troppo numerose, come lo sono diventati a un certo punto i gatti e i gabbiani, ne riparleremo.

Foto: DARIA DEGHENGHI
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