La qualità dell’Adriatico tra il buono e l’ottimo

Concluso il progetto «Vivi il mare? Perché il nostro mare è vivo», che ha coinvolto pure il Centro di ricerca Metris

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La qualità dell’Adriatico tra il buono e l’ottimo

“Vivi il mare? Perché il nostro mare è vivo. Progetto AdSWiM – per una migliore qualità del Mare Adriatico e un habitat più sano per tutti”. Così è intitolato il progetto, appena concluso, Interreg Italia – Croazia 2014-2020 incentrato sul patrimonio ambientale e culturale – Migliorare le condizioni di qualità ambientale del mare e dell’area costiera mediante l’uso di tecnologie e approcci sostenibili e innovativi. Iniziato il 1.mo gennaio 2019 e arrivato al capolinea il 1.mo gennaio di quest’anno, ha avuto un bilancio totale di 2.035.703 euro. Capofila del progetto, l’Università degli studi di Udine, mentre gli altri partner progettuali sono stati il Comune di Udine, l’Istituto Nazionale di Oceanografa e Geofisica Applicata, l’Università Politecnica delle Marche, l’Istituto di Cristallografia – Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Comune di Pescara, l’Istituto di salute pubblica di Zara, l’Ente pubblico Izvor di Ploče, la VIK (Acquedotto e canalizzazione) di Spalato, il Centro di ricerca Metris – Università istriana di scienze applicate di Pola, la Facoltà di Ingegneria Civile, Architettura e Geodesia dell’Università di Spalato.

 

Ideati nuovi trattamenti

Nella durata del progetto, gli Istituti di ricerca, i Comuni, le Società di raccolta, trattamento e fornitura di acque reflue e l’Istituto di assistenza sanitaria e di educazione della cittadinanza sulla salute, hanno studiato e ideato nuovi trattamenti, dispositivi analitici e nuovi parametri chimici e microbiologici delle acque reflue urbane; una task force contro l’inquinamento delle acque marine per migliorare la qualità del Mare Adriatico e delle acque costiere con tecnologie innovative per il monitoraggio, il trattamento e la gestione della qualità delle acque reflue urbane. Il livello qualitativo dell’Adriatico è classificato tra buono e ottimo, seppure con dati molto eterogenei.

Delicata la situazione lungo le coste vicino alle aree urbane dell’Italia e della Croazia o vicino ai fumi dove le acque reflue defluiscono dopo il processo di depurazione.

Margini di miglioramento

In chiusura di progetto è stata presentata una brochure in cui sono stati raccolti tutti i dati e le finalità dello stesso e presentati i partner progettuali. Nella brochure (pubblicata dal Comune di Udine) leggiamo quanto dichiarato sul progetto da Josipa Bilić, ricercatrice e consulente esperto presso il Centro di ricerca Metris – Università istriana di scienze applicate (METRIS): “Siamo partiti dai biotest sulle acque reflue raccolte da siti di depurazione biologici, selezionati nell’ambito di questo progetto al fine di produrre la biomassa granulare e a migliorare il processo e l’efficacia del processo di trattamento delle acque reflue. Abbiamo dimostrato che ci sono margini di miglioramento, soprattutto nel segmento dell’ossidazione dell’ammoniaca. Quest’osservazione è stata importante poiché questo tipo di biomassa granulare può essere principalmente utilizzato su impianti di trattamento delle acque reflue che hanno un carico di ammoniaca aumentato (in reti fognarie separate) o che, per motivi tecnici o tecnologici, non rispettano i requisiti di concentrazione dell’ammoniaca effluente. La seconda, ma non meno importante, parte dell’implementazione di questo progetto tecnico è stata lo sviluppo di un biosensore batterico a cellule intere per il rilevamento di metalli pesanti. Abbiamo sviluppato “biosensori” batterici che producono un segnale di colore a contatto con inquinanti di metalli pesanti (es. Hg). Come microrganismo funzionante, è stato utilizzata E. coli, grazie a suoi noti protocolli genetici e di trasformazione. Il gene lacZ è stato utilizzato come gene reporter, poiché la sua produzione di beta-galatosidasi in presenza di X-gal nell’ordine di reazione, produce un colore verde-blu. Il segnale di colore fornisce una reazione semplice che non richiede strumenti sofistcati, che è un metodo pratico ed economico per l’applicazione sul campo”. Complicato, no? Certo, un po’ ostico per i più. per chi non mastica scienza, la dice lunga lo stesso nome del progetto: basti ricordare che il (nostro) mare è vivo, che ne va mantenuto l’habitat e migliorata la qualità.

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