La mezza stagione regna sulle bancarelle

Frutta e verdura invernale sono più o meno convenienti, mentre le primizie costano... un capitale

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La mezza stagione regna sulle bancarelle
Un mercato baciato dal sole. Foto: DARIA DEGHENGHI

Dai fondi di magazzino alle primizie di stagione il passo è breve e la “transizione” avviene appunto in questo periodo dell’anno. Mentre l’inverno cede il passo all’incipiente primavera, le nubi al sole, il vento alla brezza e le temperature rigide a quelle più miti, anche la terra si prepara ad accogliere una gamma di ortaggi diversa. Il fatto è che anche questa transizione richiede il suo tempo, tanto è vero che i risultati non sono mai subitanei. Così, chi riflette sul menù del giorno deve ancora fare i conti con l’arcinoto dilemma della mezza stagione: comprare quello che avanza dell’inverno a costi più o meno convenienti, oppure togliersi lo sfizio di fare il pieno di primizie e spendere un capitale? Inutile girarci intorno: difficilmente l’ago della bilancia si ferma sul piatto delle primizie con quello che costano. D’accordo che non sono più cari come una settimana fa, ma gli asparagi si vendono comunque a 4 euro o 30 kune per farsi un’idea del valore nella vecchia valuta. Trattandosi di un’unità di misura piuttosto variabile, quella “mazzetto” di asparagi è una quantità di merce difficile a valutarsi. Di norma basta per due persone ma non per quattro, e quindi i costi s’ingigantiscono anche se il pranzo si riduce al piatto unico. Lo stesso discorso è valido per le prime fragole di serra e – ovviamente – d’importazione. L’unità di misura anche in questo caso non è il chilogrammo ma il “misurino”, ossia la vaschetta in plastica che tiene grossomodo tra i 300 e i 400 grammi di merce e costa tra i 2,40 e i 3 euro tondi. In quanto a convenienza siamo sempre sul filo del rasoio: basteranno per uno spuntino in due o come condimento per un’insalata di frutta, ma di certo non bastano ad accontentare la famiglia al completo. Naturalmente il ragionamento si ripete anche per i primi ravanelli, lo scalogno e la cipolla novella: nessuno sa con precisione quanto costano al chilogrammo perché si vendo al mazzo, al fascio, al misurino e Dio solo sa come. Il senso dell’acquisto è rompere con l’abitudine dei pasti invernali anche a peso d’oro, soltanto per cambiare gusto. Da quest’ottica, il gioco vale la candela. Altrimenti si deve tornare al menù di sempre.

E il menù di sempre include naturalmente cavoli e verza (1,33 euro), patate (1,40), cipolla, barbabietola e carote (2 euro), porri (2,50) spinaci, bietole, radicchio e cavolfiore (3 euro), radici per minestre e bolliti (4,64), lattuga (3,98) e radicchio rosso. La frutta della stagione che ci stiamo lasciando alle spalle è decisamente quella dei resti di magazzino: mandarini e mele a 2 euro, arance rosse e gialle a 2,40, limoni a 3 e kiwi a 4 euro. Mandorle e noci sgusciate si trovano in vendita a 10 e a 11,50 il chilogrammo. Ma intanto è iniziata la vendita delle piantine da orto. La scelta è vasta e passa dagli ortaggi alla frutta senza trascurare le piante ornamentali, aromatiche e officinali. Piantine di menta, consolida, artemisia, basilico, prezzemolo, coriandolo, nasturzio, fragole di bosco e fragole di coltivazione, e naturalmente biete, verza, lattuga, cavolo cappuccio e cavolo rapa, sono in vendita a prezzi che vanno dai 10, 20 o 30 centesimi a uno o due euro, oppure quattro per la ruta comune e 10 per la consolida maggiore o sfinto officinale. Le piantine da pomodoro non ci sono ancora: fa troppo freddo.

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