La malinconia d’inizio anno

Passate le feste di Capodanno, la città sta smaltendo i postumi con l’inerzia tipica della stagione. Piazze, vie, clivi e locali di ristoro si sono svuotati in pochi giorni e per tornare ai ritmi di prima ci metteranno diverse settimane. Più che sonnecchiare, quindi, Pola sta dormendo un sonno profondo

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La malinconia d’inizio anno
I Giardini dopo le feste: la cartolina di Pola di questi giorni. Foto: DARIA DEGHENGHI

Passate le feste di fine e inizio anno, smaltiti i postumi delle sbornie, pagate le fatture, chiuso e archiviato l’anno del bilancio di casa, un poco alla volta ci si sveglia nel tentativo di recuperare le forze perse nella frenesia del conto alla rovescia. Pola è una città che sonnecchia volentieri fuori stagione ma in gennaio più che sonnecchiare dorme un sonno profondo, quello dei giusti, come si usa dire.

In piazza Port’Aurea è iniziato lo sgombero del Mercatino di Natale.
Foto: DARIA DEGHENGHI

Le attività cardiache e metaboliche sono ridotte all’osso, le onde cerebrali lente, la pressione bassa. Chi si sveglia per necessità – per lavoro, per studio, per obblighi personali o pubblici inderogabili che costringono all’attività anche controvoglia – è disorientato e percepisce un senso di confusione. La metafora del sonno in termini fisiologici calza a pennello. La città dorme ancora e ogni movimento che vi si riscontra è come se fosse un film proiettato al rallentatore.

Piazza Foro in letargo dopo il veglione di Capodanno.
Foto: DARIA DEGHENGHI

Per certi versi è come il protovangelo ma in ordine cronologico inverso: in principio era la vita, ora è il deserto. Le piazza, le vie, i clivi, i parchi, le scalinate, i negozi, i ristoranti, le pizzerie, le taverne si sono svuotate in pochi giorni e per tornare ai ritmi di prima ci metteranno alcune settimane se non di più. Via Sergia, piazza Foro, via Kandler e la Riva non torneranno a brulicare di vita prima di Pasqua. I monumenti, i campeggi e gli alberghi anche più tardi.
Montare le luminarie e decorare gli abeti pubblici è un lavoro serio che richiede almeno sei settimane di lavoro intenso, ma anche smontare tutto costa fatica. Ieri mattina in piazza Port’Aurea non c’era anima viva, tranne gli addetti allo sgombero dei chioschi del mercatino di Natale. In questi giorni andranno da una piazza all’altra a smantellare palcoscenici, quinte, fari, luminarie, arredi e decori natalizi. Piazza Foro si è letteralmente svuotata. Due bar su tre sono “chiusi per ferie”: dal primo al 31 gennaio e anche oltre ed è proprio inutile girarci intorno. La moria stagionale dei locali commerciali di via Sergia è anche peggiore: quattro su cinque sono chiusi a cominciare dalle rivendite di liquori artigianali alle boutique di papere di gomma da collezione.

In via Sergia la solita moria di attività commerciali.
Foto: DARIA DEGHENGHI

Le immagini scorrono al rallentatore. Per riprendere il corso della vita lasciata in piazza a mezzanotte tra 2024 e 2025 c’è bisogno di un azzeramento del sistema e di un ritorno allo stato iniziale. Un reboot, per dirla in un linguaggio più in linea con i tempi. Per questo esistono le vacanze, la settimana bianca, lo sci, la crociera, il viaggio in Thailandia, sempre per chi abbia la disponibilità di mezzi, si capisce.
Passate le feste, se ne sono andate ormai anche le comitive turistiche più resistenti al freddo. Adesso si resta a casa più volentieri, si spende di meno, si mangia di meno, si beve di meno. Il Christmas blues è solo un ricordo. Ora si lotta contro il ben più lungo e ancora più deprimente January blues, la malinconia d’inizio anno che culminerà il terzo lunedì del mese, il Blue Monday, a quanto dicono il giorno più triste dell’anno. La soluzione? Armarsi di certosina pazienza e lasciare che passi, perché comunque passa tutto. Lo sappiamo fin da Eraclito.

Un clivo… deserto.
Foto: DARIA DEGHENGHI

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