La lunga storia dell’abbandono di un bar del centro

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La lunga storia dell’abbandono di un bar del centro

Adesso ci salvano i turisti, ma d’inverno (festività di fine anno a parte), nei mesi più freddi dell’autunno e nel primo periodo della stagione primaverile, la Città piange. Piange di desolazione, lamenta strade e piazze grigie e semideserte, vani d’affari chiusi da brutte saracinesche, bar spopolati nelle ore serali (stranamente non durante quelle diurne, lavorative), negozi in attesa del cliente che non entrerà nemmeno con gli eventi da shopping promozionali. E non ci serve l’intervento del consigliere Roberto Fabris (SDP-HSU-SDSS-HSLS) per scoprire il quadro di quanto sta succedendo sotto lo sguardo di tutti. Peggio ancora quando a fare parte dell’inventario urbano sono ambienti di esercizi abbandonati da tempo. Vetri coperti da un centimetro di polvere, imbrattati da graffiti e da scarabocchi di ogni genere, imballati da manifesti, muri scrostati: è così che si presenta ormai da decenni il vecchio bar che fa angolo tra via Zagabria e via Stanković. Si chiamava “Harlekin” ovvero Arlecchino, ispirandosi al personaggio della commedia veneziana. Ma il peggio è visibile sbirciando dalla fessura lasciata da un vetro rotto dell’ingresso: un porcile è dir poco. Si discolpa il sindaco Miletić, specificando che l’immobile non è di proprietà cittadina e dicendosi stanco di subire critiche per l’incuria in cui versano quegli immobili che sono di proprietà privata o statale. C’informa pertanto che la Città è titolare di 680 ambienti d’affari, di cui l’89 per cento sono pienamente in funzione, l’11 p.c. sono vuoti, e di questi soltanto il 3 per cento figurano ubicati in pieno centro storico. Stando così le cose si è propensi a contrassegnare la proprietà cittadina per prendersi le responsabilità unicamente del proprio patrimonio… Ma di chi è la colpa se la città è un mortorio, se tante botteghette di via Dalmatin, Smareglia e Zagabria hanno chiuso per fallimento e via Sergia è stata addobbata con magliette di Modrić, pinne e infradito, invece di esibire negozi con merce più o meno griffata?
Il sindaco scagiona la Città da ogni responsabilità per quanto sta accadendo anche in molte altre parti. Rea l’influenza dei grandi conquistatori, i grandi centri commerciali, è quel che dice ancora il primo cittadino.
Quello che il Municipio può fare per non smarrire l’immagine e l’anima, è investire in gallerie e contenuti artistico-fotografici. Una volta passata la stagione turistica, promettono in Municipio, ci si metterà a studiare strategie di “rianimazione” urbana e commerciale assieme all’Assoartigianato e sarà allora che si passerà a concrete misure.

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