La battaglia dell’Ospedale per i farmaci antitumorali

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La battaglia dell’Ospedale per i farmaci antitumorali

C’è tutta una classe di farmaci antitumorali di cui il sistema sanitario pubblico non si fa carico (e nemmeno potrà farlo), e fin qui si capisce che il motivo è il prezzo, addirittura altissimo, di quanto è in grado di produrre oggi l’industria farmaceutica mondiale, a fronte di anni di ricerche.

L’Ospedale di Pola con quello di Varaždin, la Società croata di Internistica oncologica e la Commissione regionale per i diritti del paziente, con accanto anche la Lega tumori dell’Istria, sono scesi in campo tutti insieme per rivendicare quella che è una piccola parte dell’insieme composto dai farmaci antitumorali di ultima generazione. Infatti, è stata inviata alla volta dell’Istituto d’assicurazione sanitaria (HZZO) la richiesta di approvazione del trattamento con un farmaco della classe dei cosiddetti “anticorpi monoclonali”, il Penbrolizumab, che l’Ambulatorio di Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale polese non ha nemmeno potuto inserire nei trattamenti di cura per malati oncologici. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione dell’HZZO di dirottare la cura con questo farmaco, e un altro usato in ambulatorio, il Vemurafenib (inibitore della crescita tumorale usato per la cura del melanoma), ai centri clinici ospedalieri, di cui il primo dista da Pola un centinaio di chilometri.

Un limite assurdo

“Saranno al minimo tre anni che il Penbrolizumab è registrato in Croazia” spiega il dottor Dragan Trivanović, a capo del Reparto di onco-ematologia della Divisione di Medicina internistica dell’Ospedale. “Che cosa fa allora l’HZZO? Approva questo farmaco unicamente per una categoria di malati oncologici, i pazienti con un tumore ai polmoni; quindi, non lo invia da noi a Pola bensì conclude che il trattamento va fatto solamente nei centri d’eccellenza, dimostrando ancora una volta l’incapacità di fare bene le cose. Perché le cose invece le ha fatto male, con grande superficialità”. Stando ancora al racconto dell’oncologo ospedaliero, il farmaco il cui principio attivo è noto come vemurafenib è servito a curare 3 o 4 persone all’anno, sulle 30 che si ammalano di melanoma ogni anno in Istria. L’altro, il Pembrolizumab, che è una sostanza che appartiene alla classe di farmaci antitumorali che prendono il nome di anticorpi monoclonali, come abbiamo già specificato, “è indicato nel trattamento di prima linea del carcinoma polmonare – così il caporeparto – però si utilizza anche per il trattamento dei pazienti affetti da melanoma, tumore collo-testa, tumore ai linfonodi e quello al colon retto. Limitarne quindi il trattamento, nei centri clinici, ai “soli” malati di cancro ai polmoni, è una cosa assurda”.

Gli organi decisionali ci sono

“Un’altra scusante, praticamente inventata, è che il nosocomio non avrebbe gli organi decisionali di cui si dev’essere dotati per approvare i trattamenti. Dal 2008, in struttura abbiamo il Collegio di onco-ematologia e, ancora, i seguenti team che ci danno la dovuta ampiezza multidisciplinare: il team per il tumore al colon retto, quello di uro-oncologia, il team per il cancro al seno e un altro per il tumore ai polmoni, il team per il melanoma e quello psico-oncologico. Gli standard quindi esistono”.
“Mi ha chiesto se ce la faremo? Le devo rispondere che se dovesse succedere il contrario siamo pronti già da ora a proseguire la nostra battaglia portandola ad altre istanze – spiega ancora il dottor Trivanović –. Infatti, quello che stanno facendo è in perfetta contrapposizione con alcuni articoli fondamentali della Legge sulla tutela sanitaria. Non solo. Noi crediamo che la decisione sia anticostituzionale, quindi andremo fino in fondo”. L’ambulatorio in parola offre ogni anno assistenza oncologica (tra chemioterapia e trattamenti oncologici in generale, nonché visite di controllo) a 10mila pazienti (una cinquantina al giorno).

Una cura sempre più mirata

Abbiamo ritenuto opportuno rivolgerci a un oncologo polese molto noto (ex medico ospedaliero), il quale collabora da lungo tempo con la Lega tumori dell’Istria: il dott. Mario Božac. Il quale si è messo a disposizione trattando con noi parte dell’intricata vicenda. Per come la vede lui, i trattamenti vanno sempre più verso una cura antitumorale mirata. Verso farmaci costosi, che presuppongono, per chi può sostenerla, una spesa mensile di diverse migliaia di euro. Spese che il servizio sanitario pubblico non sarà in grado di sobbarcarsi, anche se ci sono Paesi in cui lo fanno, tanto che è già da una decina d’anni che per esempio, ai malati di linfoma, cancro al seno e allo stomaco, vengono somministrati anticorpi monoclonali.
“Il nostro sistema immunitario, così il dott. Božac, non riconosce la cellula tumorale come qualcosa di estraneo. Questi farmaci, che vengono classificati in maniera generica come farmaci per l’immunoterapia oncologica, hanno quindi il compito di sollecitare il nostro sistema immunitario nel momento dell’attacco alle cellule tumorali. Nella cura antitumorale mirata è fondamentale una cosa: che il patologo e il biologo molecolare forniscano i dati sul tumore per capire se una data immunoterapia sarà efficacie o meno”.

Casi mortali in aumento

Per spiegare ancora meglio le cose, ci viene detto che la terapia oncologica è sia locale che sistemica. Quella locale include l’intervento chirurgico con l’asportazione del tumore, di una parte di tessuto sano per motivi di profilassi, e dei linfonodi regionali. Segue quindi la terapia radiante laddove si renda necessaria. La terapia sistemica riguarda la chemioterapia, che non è selettiva e avviene con somministrazione per endovena, quindi con flebo, dei farmaci chemioterapici. Inoltre, c’è la terapia ormonale, che è il predecessore della terapia mirata.
Nelle pagine pubblicate sul sito dell’Istituto regionale per la salute pubblica si viene a conoscenza di una brutta verità (che riguarda la statistica sul 2016): quella sull’aumento della mortalità in Istria causa il cancro. In media, in Regione, i nuovi casi sono 1.000. Nel 2016 sono morte 691 persone, che è più della metà di quanti si ammalano ogni anno di tumore: una forte incidenza.

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