Intitolare l’ospedale al dr. Micheletti

Vergarolla. Il Consiglio regionale della minoranza italiana autoctona ha organizzato una tavola rotonda dedicata al medico che si occupò dei feriti

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Intitolare l’ospedale al dr. Micheletti
Le autorità in prima fila durante la tavola rotonda. Foto: DARIA DEGHENGHI

Geppino Micheletti: l’uomo, il sacrificio, il retaggio. Per onorarlo come non è mai stato fatto finora, il Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana gli ha dedicato una tavola rotonda la sera prima dell’odierna commemorazione delle vittime di Vergarolla. Al convegno sono intervenuti numerosi ospiti e autorità, connazionali e non, esuli e rimasti. Presenti in sala i deputati CNI in Croazia e Slovenia Furio Radin e Felice Žiža, la senatrice della Repubblica Italiana Laura Garavini, i presidenti dell’Unione Italiana e della Giunta esecutiva dell’UI, rispettivamente Maurizio Tremul e Marin Corva, il segretario gnerale dell’Università Popolare di Trieste Fabrizio Somma, la vicepresidente della Regione istriana in quota CNI Jessica Acquavita, il vicesindaco di Pola in quota CNI Bruno Cergnul, la presidente del Consiglio cittadino di Pola Marija Marković Nikolovski, la vicepresidente dell’Assemblea regionale e presidente della CI di Pola Tamara Brussich, la presidente dell’Associazione Italiani di Pola e dell’Istria – Libero Comune di Pola in Esilio Graziella Cazzaniga Palermo e molti altri. A moderare la serata Valmer Cusma.

Gli obiettivi dell’evento
Il presidente del Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana, Gianclaudio Pellizzer ha riassunto i tre obiettivi della tavola rotonda (realizzata con un contributo dell’FVG e della Regione istriana): informare i polesi sulla figura del medico Geppino Micheletti, rinsaldare la collaborazione con le associazioni degli esuli e terzo, invitare le autorità governative, regionali e locali sulla necessità di intitolare l’ospedale di Pola appunto a Geppino Micheletti. Il Consiglio ha già inviato la sua proposta alla Regione. Le relazioni si sono susseguite in chiave decrescente dall’universale al particolare. Il direttore del Centro Carlo Combi di Capodistria Kristjan Knez ha delineato il quadro generale nel suo intervento intitolato “Istria1943-1947 dalla capitolazione del Regno d’Italia al Trattato di pace”, evidenziandone il livello politico e diplomatico, “l’unità del Paese infranta, la penisola divisa e occupata da potenze straniere belligeranti, il popolo impegnato in una guerra fratricida”, il collasso dell’Austria-Ungheria, il nuovo ordine europeo voluto da Berlino, la contesa della Venezia Giulia, la corsa degli jugoslavi per Trieste, l’enclave di Pola straziata tra manifestazioni filoitaliane e atti terroristici finalizzati a contrastarla. Lo storico Paolo Radivo è sceso dal generale al particolare della strage, dipingendo l’atmosfera esplosiva nella zona A, gli attentati dinamitardi, gli omicidi e tentati omicidi, il braccio di ferro per il controllo del territorio di Pola, le speranze italiane sempre vive fino alla strage di Vergarolla e poi la disillusione. A sua detta, dopo Vergarolla e le sue vittime innocenti, la resistenza italiana civile si arrese e aprì le porte all’esodo. Radivo ha passato in rassegna le varie fonti e le diverse interpretazioni sul numero delle vittime, la natura (intenzionale) dell’esplosione, gli effetti politici della strage.

Solidarietà e senso del dovere
Francesco Talocchi, insegnante di italiano e storia di Macerata, ha esposto alcuni cenni biografici sul medico Geppino Micheletti, rievocandone l’abnegazione, la solidarietà e il senso del dovere, le origini triestine ebraiche, il trasferimento della famiglia a Pola nel 1930, gli studi di medicina a Torino e la specializzazione in chirurgia a Padova, l’arresto della carriera per le leggi razziali: Micheletti ha continuato a operare i feriti tutto il giorno della tragedia, pur avendo appreso la notizia della morte dei due figlioletti, del fratello e della cognata. La notte è andato in spiaggia nella speranza di recuperare qualche resto dei figli, e poi l’indomani è tornato in sala operatoria sollecitando i colleghi a non desistere dicendo: “Adesso pensiamo ai vivi”. Renato Vidos, chirurgo di Pola, ha ripercorso la storia dell’ospedale di Pola “nuovo”; nel 1875, quando venne progettato, e nel 1896, quando vennero eretti sul Colle di San Michele gli otto edifici che accolsero i vari reparti ospedalieri. Nel 1908 venne aperto il padiglione chirurgico con i vani per la fisioterapia. Tre furono i pionieri della medicina dell’epoca: il prof Ottensio Pepi, il primario, il prof Caravetta e il dottor Micheletti. Dopo l’annessione, non ci fu alcun passaggio di consegne tra medici italiani e jugoslavi.

I vincitori del concorso
In margine alla conferenza si è svolto il conferimento dei premi della seconda edizione del Concorso artistico-letterario “In Histria verba manent: l’italiano, la lingua e l’identità” indetto dal Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana sul tema di Sergio Endrigo. Nella categoria letteraria sono stati premiati Elisabetta Borghetti (primo premio) Aurora Mofardin (seconda classificata) e Lavinia Jelena Terzić (terza), tutte studentesse della SMSI di Rovigno. Nella categoria arti visive, un solo premio, il primo, assegnato a Kristina Noelle Rajko della SMSI “Dante Alighieri” di Pola, e una menzione onorevole per Emily Poropat della SMSI di Rovigno. Per la cronaca, il convegno ha avuto l’esibizione canora del coro misto della SAC “Lino Mariani” diretto per la prima volta dal nuovo Maestro, Ronald Braus.

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