Il Piccolo teatro romano… a tappe

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Il Piccolo teatro romano… a tappe

La storia della scoperta e della rivalutazione del Piccolo teatro romano di Pola raccontata in quasi due ore di lezione, ha contribuito ad accendere la passione per l’archeologia in un pubblico già interessato alla storia antica. L’opportunità di ascoltarla è arrivata alla Biblioteca civica, in occasione della Giornata della misericordia. Nei panni di conferenziere, la curatrice museale Silvana Petešić del Museo archeologico istriano di Pola, che dal 2011 a questa parte coordina la ricerca più capillare e più sistematica mai condotta attorno all’Odeon polese, piccolo teatro romano del II secolo Dopo Cristo. L’evento promosso dal Comitato di quartiere di Città Vecchia in collaborazione con la Biblioteca civica e la Società smaregliana è stato rivelatore del fatto che il sottosuolo ha ancora requisiti da nascondere.

Indagini tuttora in corso
Le indagini dietro all’edificio dell’istituzione museale sono tuttora in pieno corso, anche se a regime interrotto a seconda delle occasioni, stagioni, condizioni meteo e disponibilità finanziarie. E nel frattempo, coloro che hanno voluto comprendere meglio la complessa planimetria di una struttura architettonica imponente e tutt’altro che da “teatrino” hanno fatto incetta di interessanti contenuti e informazioni. Si è partiti dai primi anni del 900, quando Gnirs portò alla luce una delle entrate laterali del teatro ritenendola una porta d’accesso al Campidoglio. Soltanto alcuni anni dopo, gli scavi permisero di individuare, in modo inequivocabile, la struttura dell’impianto scenico. Negli anni Trenta i lavori proseguirono. Venne ripulita l’area della cavea e l’opera di recupero continuò fino a oggi permettendo così la parziale ricostruzione della pianta del teatro. Con le indagini del XXI secolo, il quadro è andato via via completandosi fino a fornire una visione che mai è stata così esaustiva dell’intero Odeon ricavato sulle pendici orientali del Campidoglio antico, all’interno delle mura cittadine, interamente costruito in pietra bianca d’Istria. Da notare che le prime tre gradinate ancora visibili sono romane, autentiche.

In attesa del finale
I risultati delle campagne di scavo condotte negli ultimi sette anni sono stati illustrati uno ad uno, con il supporto di magnifiche immagini che esibiscono l’area di ricerca in ogni suo particolare e in ogni fase di scavo più meno avanzata: dai resti del palcoscenico e dell’orchestra, ai semicerchi rconcentrici delle gradinate, agli ingressi monumentali. Tutta l’area circostante si è rivelata generosa di reperti storici, di intere strutture architettoniche romane, persino di tombe degli Histri, e di sepolture paleocristiane, al punto che nel 2017 si era arrivati a portare alla luce pure i resti di una domus con i frammenti di tanti piccoli oggetti d’uso quotidiano e antiche monete sparpagliate all’interno di vani che recavano i resti di mosaici bicromi. Mentre l’edificio museale è da anni oggetto di ristrutturazione e ammodernamento, si continua a scavare in ogni dove, negli ultimi mesi anche davanti al secolare palazzo. Come confermato da Silvana Petešić, ulteriori pietre finora sconosciute aprono nuovi quesiti. Bisognerà pazientare per aggiungerle al mosaico della storia e capire l’interessante interpretazione finale dell’aspetto di un teatro destinato al recupero pure in funzione artistico-culturale.

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