
Ivan, Svetlana, Hana, Maria, Masha, Alex, Tima, Ljerka, Vika e tanti altri bellissimi ragazzi provenienti dall’Ucraina hanno raggiunto Pola e ieri, a mezzogiorno in punto, anche la Scuola elementare italiana Giuseppina Martinuzzi, un’istituzione formativa attestante il convivere della Comunità nazionale italiana entro il quadro territoriale della realtà istriana e croata, che come tale è testimonianza di compresenza pacifica di più etnie, culture e tradizioni che hanno imparato a rispettarsi vicendevolmente. È una realtà, la nostra, alla quale dovrebbe avere diritto qualsivoglia comunità umana. Tra gli adolescenti originari di Melitopol, della Regione flagellata dalla guerra e poi occupata di Zaporižžja e i nostri giovanotti di Pola, non si può assolutamente individuare differenza. A parte qualche lineamento o tratto di carnagione e delle incantevoli chiome bionde tanto per insistere sul tema della preziosa diversità, sono tutti ragazzi di oggi: jeans e maglietta, voglia di divertimento mista a risata facile, simpatici atteggiamenti di ribellione e (ti pareva…), quell’osannato oggettino di nome cellulare, sempre in mano. Niente darebbe a intendere l’abissale divario già esistente a causa di situazioni impensabili provate in prima persona e delle pessime esperienze di guerra, che già fanno parte del vissuto quotidiano di chi si è appena affacciato all’età adolescenziale. Nessuno indistintamente, e manco ragazzini come questi, hanno mai meritato di perdere il diritto alla vita, a un’esistenza serena, lieta, costruttiva, pacifica, normale.

Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA
Un po’ di serenità
Pola nel suo piccolo, in collaborazione con l’ambasciata ucraina, ha cercato se non altro di regalare niente altro che normalità: 10 giornate tranquille, una vacanza al mare spesata nel resort turistico Splendid a Saccorgiana, per 36 ragazzi che a causa delle brutture belliche non hanno visto il loro Mar Nero (Čorne more) da due anni e mezzo a questa parte. Se domenica ci si è adattati alla nuova piacevole sistemazione in zona rivierasca, le giornate successive hanno offerto l’opportunità di immergersi nelle acque salate e poi in quelle dolci della piscina pubblica di Pola, quindi di visitare il centro storico, di salire in cima al Castello veneziano, sede del Museo storico e navale d’Istria. Il diritto a provare sulla propria pelle la più elementare sensazione di stare nei panni di comuni alunni in gita spensierata ha continuato a rafforzarsi con la calorosa ospitalità dimostrata dalla scolaresca della Martinuzzi: è stato un grande abbraccio simbolico pregno di empatia, iniziato con i saluti del direttore scolastico Luka Brussich, continuato con lo spettacolino musicale-canoro offerto dagli alunni diretti dall’insegnante Samantha Rocco Popović, le chiacchierate di gruppo sparsi nella palestra, i giochi improvvisati di pallavolo tra le ragazze e una serie di mini tornei di calcetto, amichevoli tra Croazia e Ucraina, senza vinti né vincitori tra tanta voglia di muoversi e trastullarsi a ritmi giustamente calmi e poco impegnativi. A incontrare queste doppie scolaresche a raduno in sede Martinuzzi, ci ha pensato anche il sindaco di Pola, Filip Zoričić, compiaciuto di sentirsi trasmettere i ringraziamenti rivolti alla Città da parte dei ragazzi ucraini. Generosa, la comitiva ospite ha tradotto i propri sentimenti di riconoscenza offrendo in regalo ciliegie di panno, ispirate al simbolo di Melitopol e cuoricini nei colori giallo-azzurri dell’Ucraina confezionati dai ragazzi e dalle loro insegnanti. Oggi andranno tutti ad ammirare l’Arena. Domani si godranno il fantastico mondo delle creature che vivono nelle vasche dell’Acquario entro le mura della fortezza di Verudella.

Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA
Il cuore chiama casa
Nel frattempo, lungi dal pretendere di avere proposto un’articolata giornata progetto, si è convinti che dopo oltre due anni di paure, di sogni dimenticati, di istruzione spazzata via insieme ad abitazioni e scuole in una continua situazione di pericolo, la permanenza alla Martinuzzi ha concesso di fare e di essere Scuola tutti assieme, possibilmente di dimenticare per un po’ gli orrori di cui ci ha brevemente testimoniato Irina Galuckaja, la capogruppo della comitiva rappresentante dell’amministrazione cittadina di Melitopl, grazie alla traduzione offertaci dalla brava allieva della Martinuzzi, Maruskha Jelčić. Se non altro per una volta non è stata emergenza educativa, didattica a distanza o in forma ibrida, per alunni troppo vicini al fronte, sfollati e rifugiati, costretti a fare chilometri a piedi per raggiungere le classi, fare e interrompere lezioni, abbandonare immediatamente libri e quaderni, per finire relegati e chiusi nel rifugio sotterraneo di cui deve assolutamente disporre ciascun edificio scolastico quando è allarme o bombardamento. Sono quattro le maestre che accompagnano i ragazzi e l’occasione è stata buona per apprendere tra l’altro, la diversità degli aspetti della formazione in Ucraina rivolti a una più prolungata permanenza alle elementari (11 anni) al fine di dare una più lenta e approfondita preparazione ai propri discenti. Ben poco si può adesso fare pianificazione. Vien voglia di dire loro “restate con noi”, ma è sempre Irina Galuckaja a lasciare intendere che è il cuore che chiama a casa, una casa devastata dalla malvagità e dalla prepotenza bellica e che sogna libertà, sicurezza e quella pace inviolabile da Pola augurata con tanto sincero auspicio.

Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

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