«Ieri tante botte, oggi un mazzo di fiori». Questo il triste linguaggio della violenza

Protesta e palloncini neri nel cielo per la Giornata nazionale della lotta contro la violenza sulle donne

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«Ieri tante botte, oggi un mazzo di fiori». Questo il triste linguaggio della violenza
Sindaco e autorità cittadine presenti alla manifestazione. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

“Oggi ho ricevuto fiori. Non è il nostro anniversario e nemmeno una giornata speciale. Ieri notte mi ha scaraventato contro il muro e iniziato a strangolarmi. Sembrava un incubo, invece era realtà. Oggi ho ricevuto fiori. Oggi sì che è una giornata speciale. Il giorno dei mio funerale. Ieri mi ha picchiato a morte. Avessi almeno avuto il coraggio di lasciarlo. Oggi non avrei ricevuto fiori.”: è soltanto una delle frasi, eloquenti ed inquietanti, udite ieri mattina, in piazza Port’Aurea dai performers che hanno partecipato alla manifestazione collettiva di tacita protesta contro la violenza sulle donne e la famiglia.

Erano “soltanto” recite di ragazzi liceali, ma sono valse più di certi discorsi della politica improntati sul problema, sulla necessità di affrontarlo, di risolverlo quanto prima, di sensibilizzare la gente in proposito, di investire in Case sicure ecc.ecc. “Parlate, parlate e manifestate pure, tanto non si risolvete mai niente!”: ha reagito ad alta voce una donna infastidita tra il pubblico, dirigendo il proprio evidente sentimento di rabbia nel luogo e nel momento sbagliati. La celebrazione della Giornata nazionale contro gli abusi e i femminicidi, che ricorre il 22 settembre, per la quale anche Pola vuole dire basta al triste fenomeno che vede morire sempre più donne in Croazia, non si merita un’umiliazione come questa che potrebbe scoraggiare chi ha ancora il coraggio dell’iniziativa. È come voler perpetuare l’arresa e vanificare gli encomiabili sforzi dei presenti, i rappresentanti della Casa rifugio per donne e altre associazioni fortemente impegnate nella loro protezione, dei numerosi studenti con i loro docenti e tanti liberi cittadini che non hanno disdegnato di unirsi al corteo per attraversare il centro Città dal Municipio e fino all’Arco dei Sergi.

Stato, svegliati!
Tra i manifestanti guidati dal rullo dei tamburi, hanno fatto soltanto atto di presenza il sindaco Filip Zoričić e rispettivi collaboratori, autorità della Questura istriana e altre unità di pronto intervento che hanno assistito in silenzio a una dimostrazione di disprezzo nei confronti di una realtà costituita da mancati equilibri nei rapporti tra donne e uomini, mancata efficacia contro i violenti sul piano normativo e scarsità di risorse da investire nella prevenzione. Prima ancora di liberare i palloncini neri in aria, simbolo di lutto e di requiem nei confronti delle vittime della bruttura, Jadranka Černjul, coordinatrice della Casa rifugio istriana, ha lanciato un monito dettato dall’esperienza acquisita dopo tutta una vita dedicata alla salvaguardia delle donne in pericolo. Dito puntato contro gli inetti che non vogliono ancora assumersi le rispettive incombenze. “La maggiore responsabilità è proprio quella dello Stato e delle istituzioni competenti, che ancora stentano di riconoscere la violenza in famiglia quale problema prioritario e d’urgenza. Nonostante le leggi più severe, anche quest’anno, in Croazia, ci sono stati più casi di donne che pur avendo denunciato i soprusi nei loro confronti, sono state uccise – anche in presenza dei figli – proprio perché il loro problema non è stato riconosciuto da chi di dovere”.
Da qui la necessità di far rispettare realmente e alla lettera la normativa pertinente ai Tribunali, alla carcerazione istruttoria per coloro che non rispettano le misure di precauzione e all’obbligo di avvisare la potenziale vittima in merito all’avvenuta scarcerazione del violento. “La modifica di più Leggi a favore di una punizione più severa dei violenti e – come concluso da Jadranka Černjul – una più elevata protezione delle vittime, nonché una maggiore efficacia nella prevenzione di questo fenomeno sociale non devono rimanere lettera morta, bensì incontrare una reale applicazione nella vita quotidiana”.

L’atto simbolico dei palloncini neri liberati in aria.
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

La statistica della sconfitta
Il motto “Non una donna morta in più, non una donna viva in meno!” è stato contrapposto all’inaccettabilità di quanto sta accadendo, ai graffiti apparsi a Zagabria (Uccidi la Donna), che come commentato da Jadranka Černjul non sono una provocazione che stimola ad affrontare il fenomeno della violenza, bensì un vero e proprio invito al linciaggio. Bastano di già le cifre nere della statistica lette ieri in pubblico per indurre a riflettere: “nell’arco dei primi 8 mesi di quest’anno in Croazia sono state uccise 14 donne, di cui una in Istria. Negli ultimi 21 anni ne sono state uccise 414, delle quali 23 in Istria, per mano di persone aggressive e prepotenti a loro molto vicine. E la tendenza è costantemente in rialzo sia nel Paese, sia in Regione”.
Infine, l’invito della responsabile di Casa sicura a non ignorare questo che non è un problema privato, ma sociale e a denunciare, in caso di qualsivoglia sospetto che si stia commettendo violenza, a chiamare la Polizia all’192 o la Casa sicura che risponde allo 052 500148. “Dovete e potete salvare la vita di una donna innocente!”.

L’appello pubblico pronunciato da Jadranka Černjul.
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

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