
Nessuno dovrebbe avere passato una sola notte in panchina e figurarsi degli anni, ma se così fosse, secondo il giudizio di molti, è meglio aver subito questa miseria a Pola che altrove. Ieri Pola ha festeggiato il primo anniversario del Programma di assistenza alle persone senza fissa dimora Housing first. Un anno fa, Pola è stata la prima città in Croazia ad aver adottato un approccio completo al problema dei senzatetto che si è aggravato a partire dagli anni Novanta sotto la spinta delle migrazioni e della povertà estrema innescate dalla guerra e dall’incapacità delle istituzioni di fiutare il pericolo e adeguarsi. Per la velocità con cui il programma è stato implementato nell’arco di pochi anni, la Città ha avuto il plauso dalla World Habitat Organisation, la fondazione che promuove l’approccio Housing first, che ieri ha inoltrato al sindaco Filip Zoričić e all’assessora alle Politiche sociali Ivana Sokolov una lettera privata (si presume di riconoscimento). Ieri, insomma, è stato un giorno speciale. Una decina dei 13 fruitori dei servizi HF è salita al piano nobile del palazzo municipale per occupare i posti riservati ai consiglieri. Due di loro, Boris e Ivan, hanno accettato di parlare, o meglio, di cantare in segno di gratitudine perché a volte la musica trasmette le emozioni meglio di ogni altra arte. Con una toccante “Fala” nell’idioma kajkavo, Boris è tornato a cantare dopo anni di silenzio e ha promesso di fondare un coro per portare lontano il buon nome di Pola.

Foto: Daria Deghenghi
La forza della collaborazione
Come funziona il programma Housing first? Helena Babić, da volontaria della Croce rossa è diventata nel giro di 12 anni la “mamma” delle persone che per un motivo o per l’altro sono finite in strada. Ieri ha spiegato che si tratta semplicemente di innescare un circolo virtuoso piuttosto che gettare acqua sul fuoco di uno vizioso: “Oggi festeggiamo la comunione, la fede nelle persone e la forza della collaborazione. Questo progetto non si riduce a dare un tetto ma consiste nel dare a ognuno un’opportunità. A volte basta un gesto, basta che qualcuno abbia fede in te, in tutti noi, anche quando abbiamo smesso di credere in noi stessi. Il diritto a una casa non è un privilegio ma un diritto umano fondamentale. Senza una casa sicura, è impossibile pensare alla salute, al lavoro, all’istruzione e a qualunque possibilità di crescita personale. Quello che abbiamo imparato in un anno è che cambiamenti radicali come il nostro non sono possibili senza una comunione di idee e una collaborazione solida tra enti locali e organizzazioni non governative. Tutti coloro che hanno avuto una casa, hanno dimostrato coraggio e si sono presi la responsabilità di continuare a cavarsela da sé un passo alla volta. Il nostro successo insegna che la sola forza motrice è la fiducia nel prossimo. Nella nostra associazione “AjA” siamo convinti che per aiutare qualcuno occorre considerarlo non come un problema ma come una possibilità. Piuttosto che chiederci di che cosa ha bisogno, gli chiediamo che cosa è in grado di fare per la nostra piccola comunità”, ha concluso Helena Babić.
Il tetto non è un lusso
L’assessora alle Politiche sociali Ivana Sokolov ha fatto da anello di congiunzione tra la pubblica amministrazione e la società civile. Rievocando la propria esperienza in questo campo ha detto: “Adottando il programma di assistenza Housing first, avevamo una sola idea in testa e cioè che ogni persona merita la sicurezza di una casa. Non la precarietà di un rifugio, non una soluzione provvisoria, ma una casa sicura che nessuno gli porterà via. Il tetto non è un lusso, il tetto è la condizione di tutto il resto. Solo a patto di avere un luogo in cui è possibile tornare per rifocillarsi, sarà realmente possibile pensare a tutto il resto: alla salute, al lavoro, al decoro. Oggi, un anno dopo, siamo qui a festeggiare una traguardo reale: queste persone non sono numeri, non sono una statistica, sono persone con una vita, una storia, un’esperienza, una speranza e un progetto di vita. Sono in 13 e sono alloggiati in sei unità abitative che abbiamo messo a loro disposizione per aiutarli a ripartire, a rimettersi in gioco”.
Sentirsi uguali agli altri
Boris Tandarić ha parlato con il cuore in mano: “Un tetto non è solo un tetto. Col tetto ci avete ridato la dignità. La possibilità di camminare per strada senza abbassare lo sguardo. La possibilità di non essere riconosciuti immediatamente come dei senzatetto, di sentirci uguali agli altri, di essere come tutti gli altri. Di questi tempi è molto facile finire in strada, ma questa è un altra faccenda”. Il sindaco ha raccolto il messaggio, rifiutandosi però di raccogliere le parole di gratitudine: “Non sono dovute, non sono necessarie – ha detto Filip Zoričić -. Questo non è un momento politico, questo è un momento di coesione sociale e di gratitudine verso quelli che lavorano per la comunità, in primo luogo l’associazione AjA, poi all’assessora Sokolov, ma anche ai media per la sensibilità nei confronti delle persone senza fissa dimora, gente che ci vive accanto. In politica è facile dispensare promesse ed è facilissimo litigare, ma è difficile vivere se il tuo prossimo dorme nel parco, ed è impossibile non desiderare che non accada più. Ricordatevi il bunker dell’orrore in piazza al Ponte… non ci vuole molto. Ricordate il rifugio aperto in via Trieste. Con Housing first abbiamo fatto un passo avanti decisivo. Non avessi fatto altro in quattro anni mi riterrei già più che appagato”. “Il lavoro del sindaco – ha proseguito Zoričić – dev’essere in primo luogo umanitario e umano: il funzionario pubblico deve poter essere in grado di sfruttare la propria posizione per aiutare chi si trova in condizioni di indigenza estrema, e solo in secondo luogo deve fare il costruttore di strade e di infrastrutture. L’emozione dell’impiego di risorse a questo fine è ciò che seduce l’uomo alla carica pubblica ed è ciò che paga più di ogni altra cosa, ma nulla è in grado di assicurarvelo: non il PR, non il partito, non l’ordinamento. Quindi, nessun bisogno di dire grazie”. La cerimonia di ieri mattina è proseguita con la visita del sindaco e delle collaboratrici a una delle sei comunità abitative situata in via Sisak nel rione di Grega.

Foto: Daria Deghenghi
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