Frutta e verdura in un albo illustrato

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Frutta e verdura in un albo illustrato

Bastano un muro bianco, una lampada qualche figura di cartoncino e il gioco è fatto. Inizia la fiaba del bosco, un’attività di formazione, uno spettacolino che per i bambini rappresenta una porta d’accesso a un mondo che si lascia creare interamente dalla loro immaginazione. Quelli che per l’adulto sono semplici oggetti che fanno ombra, per l’età dell’infanzia sono una realtà che si rinnova di continuo nel rispetto di regole su cui la fantasia costruisce e intesse le proprie variabili.

Semplice e originale

La dimostrazione che un’antica forma di teatrino di luci e ombre animate sia ancora apprezzabile, bello nella sua semplicità, originale e da (ri)scoprire come nuovo in un mondo posseduto dagli schermi digitali, è arrivata ieri, dentro l’”Intercapedine di luce” accesa da Dragana Sapanjoš. Ospite della scena aperta per il programma “Più che una storia” è diventata anche un’artista pluripremiata di Cittanova, che ha conosciuto la sua crescita professionale a Milano, dove ha terminato la rinomata Accademia di belle arti di Brera. Il privilegio di assistere e di riprodurre l’incantesimo delle luci e delle ombre è stato offerto ai gruppi prescolari Titti e Bassotti della Scuola d’infanzia in lingua italiana Rin Tin Tin di Pola, nell’ambito di un laboratorio didattico che si sviluppa nello spazio (specificatamente nell’intercapedine), che intercorre fra una sorgente di luce e la sua ombra, nell’attimo nel quale incontra un limite ambientale.

Luci e ombre

Partendo dal concetto che una linea è in realtà un punto in movimento, i bambini hanno avuto modo di analizzare l’animazione da un punto di vista quasi basilare, che affonda le sue fondamenta nel mondo della luce e delle sue ombre, usando il chiaro-scuro come delle pennellate che determinano le forme. La faccenda risulta essere studiata davvero con maestria dall’artista concettuale, che pur tenendo conto del risultato estetico e percettivo, fonda la propria creazione artistica collocando in primo piano concetti e idee da esprimere con arte. Il suo si è rivelato un piccolo bacino di ricerca teatrale dove indagare potenzialità poetiche, evocative e comunicative del teatro di figura basato su sole ombre e silhouette. Dietro allo schermo ci sono il bosco con le sue meraviglie nascoste, che creano stupore e portano alla luce tanti piccoli personaggi (volpe, coniglio, alce ogni tanto terrorizzati da una specie di mostro-lupo mannaro che in realtà si rivela mansueto).

Le parole diventano suono

A dire il vero i bimbi si sono dimostrati più mistilingui (andiamo in livada a saltare con la lisica) e onomatopeici (uuuh, buuuh, gnam gnam), che abili nell’espressione linguistica italiana, ma tant’è vero che nell’arte le parole possono diventare suono e forma lasciando alle orecchie e agli occhi la licenza di cogliere i significati. In fin dei conti recuperando le ombre cinesi, possiamo ricercare un teatro visuale, universale, silente, onirico, simbolico. Ai bimbi, comunque l’invito a porsi dietro allo schermo bianco semi-trasparente per manovrare le figure, tentare d’inventare delle storie traducendo a parole le loro emozioni e le loro idee. Il fine ultimo è quello di cercare di sviluppare giocando un vocabolario italiano e comunicarlo agli altri. 

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