
Ci sono voluti quasi dieci anni di traversie progettuali, ma anche concettuali per riuscire a dare un senso al maxi progetto di riorganizzazione e potenziamento della rete di approvvigionamento idrico e del sistema di drenaggio, separazione e trattamento delle acque reflue dell’intera area nord del Polese. Finalmente, però, dopo anni e anni e di studi, programmazioni, ricorsi e rinvii, lo scorso ottobre è definitivamente partita la realizzazione di questa imponente opera infrastrutturale – una delle più grandi mai realizzate in Istria – destinata a rivoluzionare, soprattutto, i sistemi fognari e di depurazione di Montegrande e Stignano (i due abitati periferici di Pola interessati dal progetto), del Dignanese e del Fasanese. Tuttavia, sebbene i lavori siano iniziati soltanto qualche mese fa, già è sorto un problema, non insormontabile, ma piuttosto dispendioso: dal preventivo iniziale di 45 milioni, il costo dell’opera è lievitato a 55 milioni. Per fare fronte al considerevole aumento del prezzo, la Vodovod – azienda municipalizzata responsabile del progetto – pare non abbia altra scelta che rivolgersi a un istituto di credito. L’ultima parola spetta, però, non alla municipalizzata, bensì alle tre amministrazioni locali interessate dal progetto: la Città di Pola, la Città di Dignano e il Comune di Fasana, che a loro volta dipendono dalla decisione dei rispettivi organi collegiali. Ad ogni modo, il primo via libera è già arrivato. Infatti, il Consiglio comunale di Fasana – riunitosi l’altra sera – ha acconsentito affinché il Comune faccia da fideiussore o garante del prestito per un importo massimo di 3,55 milioni di euro. Le due assemblee di Pola e Dignano dovranno, invece, acconsentire che le rispettive amministrazioni garantiscano, rispettivamente, la restituzione di 1,87 e 4,7 milioni di euro. Tornando a Fasana, prima del voto dei rappresentanti dei cittadini, il sindaco Korać ha ribadito l’importanza del progetto per il Fasananese e per il turismo. Dopodiché ha tenuto a rassicurare i consiglieri, spiegando che “il rischio che il Comune debba un giorno restituire alle banche i 3,55 milioni al posto della Vodovod è inesistente, poiché i soldi saranno raccolti direttamente dalla municipalizzate tramite le varie voci di costo che compongono le bollette dell’acqua”.
La scuola s’ha da rifare
Il via libera all’indebitamento della Vodovod non è stata l’unica autorizzazione concessa all’ultima seduta del Consiglio comunale. Infatti, la massima assise del Comune ha concesso il nullaosta al sindaco Radomir Korać, che può ora procedere al firma (tra Il Comune e la Regione) dell’Accordo di cofinanziamento della ricostruzione e l’ampliamento della locale Scuola elementare. “Sebbene non sia di nostra competenza, si tratta di un progetto sul quale insistiamo da anni. Tuttavia, la Regione – responsabile dell’istituto scolastico fasanese – ha sempre fatto orecchie da mercante. Qualcosa è, però, cambiato. Infatti, l’amministrazione regionale si è detta disposta a procedere con la ricostruzione a condizione che il Comune di Fasana si assuma l’obbligo di coprire il 50 p.c. delle spese”, ha spiegato il primo cittadino, che incassata la fiducia dei consiglieri ha dichiarato che, molto probabilmente, la ricostruzione e l’ampliamento della sede scolastica dovrebbero partire intorno al primo gennaio 2026.
Stangata sulle seconde case
Tra i temi affrontati dal Consiglio comunali non è mancato il nuovo regime di tassazione degli affittacamere, delle case al mare, delle seconde case e degli immobili simili. Regime al quale, ovviamente, anche il Comune di Fasana è tenuto ad adeguarsi. E così è stato. Su proposta del primo cittadino, i consiglieri hanno approvato il nuovo importo forfettario per gli affittacamere, che da oggi ammonta a 100 euro a posto letto. Come spiegato da Korać, 100 euro è l’importo minimo consentito dalla nuova Legge per realtà come Fasana, con un indice di sviluppo superiore alla media. Se da una parte gli affittacamere sorridono per la decisione del Comune, dall’altra i proprietari (non residenti) di seconde case nel Fasanese hanno poco o nulla di cui essere contenti. Per loro è in arrivo una vera e proprio stangata. La nuova imposta sugli immobili approvata dal Consiglio ammonta infatti a ben 8 euro al metro quadrato.
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