Fabrizio Radin: «Non abbiamo intenzione di arrenderci»

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Fabrizio Radin: «Non abbiamo intenzione di arrenderci»

Musica italiana e jazz internazionale, ballabili dal ritmo latino risuonano sulla terrazza estiva della Comunità degli Italiani che in agosto si trasforma in una sala da ballo molto apprezzata in città: è il vantaggio della posizione e il pregio della tradizione che, uniti allo spirito intraprendente della nuova gestione del bar (Circolo 17), hanno prodotto le sinergie necessarie a sfornare un’altra indimenticabile estate italiana in centrocittà, nonostante il dramma (finanziario, politico) che si consuma dietro le quinte per “l’incapacità dell’Unione Italiana di riformarsi in presenza delle mutate condizioni di assegnazione dei finanziamenti pubblici dall’Italia”, così il presidente della Giunta esecutiva, Fabrizio Radin. Mentre lunedì sera nel Salone degli spettacoli si stava allestendo l’ennesimo saggio degli allievi dei laboratori musicali “Arena International”, al piano superiore si riuniva la Giunta esecutiva, con la partecipazione della presidente dell’Assemblea, Tamara Brussich, che sono tornati a considerare le tabelle Excel del conto sociale e in particolare le caselle delle varie voci d’entrata destinate a rimanere appunto vuote nonostante il fatto che le caselle delle spese si vadano compilando puntualmente così come arrivano a scadenza le varie fatture da onorare.

Crisi finanziaria

Una situazione inevitabilmente opprimente in mancanza di quel “Fondo di promozione UI” cancellato con un colpo di spugna dopo che la Regione Friuli Venezia Giulia ha deciso di mettere i suoi finanziamenti a favore degli italiani all’estero a concorso, in modo che “se li guadagni il migliore tra i contendenti”, e non che a decidere della destinazione siano i vertici dell’Unione Italiana per tutti. “Così è andata a finire che abbiamo perso 180.000 kune nette l’anno, che avevamo la libertà di piazzare secondo le necessità, con rendicontazione a posteriori, chiaramente dichiarando le spese centesimo per centesimo. Questo è quello che sta succedendo ed è il solo motivo dell’escalation di ostilità con i vertici dell’UI, che per due anni e mezzo hanno deliberatamente ignorato le nostre sollecitazioni ad assumere una posizione, a reagire, a concepire, insomma, un piano B”.

Pola è decisa a non mollare

Cos’altro sta succedendo alla luce di questi fatti? Per il presidente Radin si tratterebbe nientemeno che di una lenta ma sicura agonia della presenza e visibilità dell’elemento italiano in queste terre: le Comunità degli Italiani rispondono all’ostacolo come possono, molte con prolungati periodi di inoperosità e chiusura delle sedi, anche le maggiori, altre con alleanze con gli enti locali che si dimostrano più generose nei loro confronti, altre ancora sono piombate della completa letargia e non sembrano dare segni di vita. Ma Pola è decisa a non mollare. “Il nostro profilo di Comunità è diverso da tutte le altre, anche le maggiori – ha puntualizzato Radin – perché abbiamo una posizione nel centro storico da onorare e una tradizione di apertura per 365 giorni l’anno, estate o inverno che sia. Se per settant’anni non siamo venuti meno a quest’impegno, e di anni di miseria ce ne sono stati eccome, non getteremo la spugna adesso, perché nell’istante in cui chiudiamo quel cancello di sotto, senza tornare a riaprirlo l’indomani, sarà il momento in cui potremo considerarci ufficialmente estinti. Questa è la rilevanza politica del fenomeno a cui stiamo assistendo negli ultimi anni”.

Gli effetti collaterali

Quanto agli effetti collaterali, ce ne sono, e a tratti sono umilianti. “Ci siamo piegati a mendicare poche migliaia di kune dai comuni limitrofi che non hanno sentimenti d’obbligo nei confronti della nostra associazione, per realizzare il piano della nostra Estate al Circolo, ma si tratta di modi di fare su cui è impossibile fare affidamento in futuro”, ha dichiarato Tamara Brussich, per concludere: “fino a quando l’Unione Italiana non si renderà conto che il suo compito è quello di assistere le Comunità, non andrà per niente bene”. In chiusura di dibattito, il presidente Radin ha precisato che “progetti col marchio UI come Arena International, che coprono soltanto le spese delle gratifiche dei professori ma se la ridono dei costi del personale e del volontariato dei nostri soci, come pure delle bollette che gli presentiamo, o cambiano atteggiamento e si mettono d’impegno per onorare le spese della casa comune, oppure s’arrangino altrove, perché le donne delle pulizie non fanno il proprio lavoro per amore di Brahms”, ha concluso Fabrizio Radin.

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