No, questa non è l’eccezione: questa è la regola. A parte gli edifici ristrutturati, quelli che attendono il proprio turno di recupero rimangono un pericolo pubblico anche perché siamo abituati a passarci a ridosso senza guardare in alto per scrutare la stabilità degli elementi costitutivi di una facciata o di una copertura. Tutti questi palazzi del centro storico sono almeno ultracentenari quando non originari di epoche anteriori a quella asburgica. La realtà dei fatti? Eccola qui, servita senza rose e fiori: certamente sono stati belli in passato, ma oggi questi edifici si stanno letteralmente scrostando e a volte ci vanno a pezzi interi cornicioni, bugne, cariatidi, balaustre, finestrini, pilastri e rilievi di ogni genere e specie. In Riva la vecchia sede del Comando della Marina Militare (oggi uno dei Palazzi della Regione) perde pezzi in straordinaria quantità: non soltanto innocui intonaci, gentilissime stuccature o altri friabili leganti in calcestruzzo, bensì blocchi di pietra massiccia levigata a regola d’arte ma, ahimè, traballanti e pericolanti. Non per niente all’entrata è stata allestita a guisa di protezione una struttura di impalcature e travi di legno perché i vari cornicioni o cimase o cariatidi che dir si voglia non finiscano a… decorare la testa di qualche disgraziato passante.
In via Sergia, giorni fa, l’ennesima cronaca di un crollo annunciato. Di punto in bianco si è sfasciato un pezzo di cornice aggettante che – sia lodato il cielo – non ha raggiunto il capo di alcun pedone. Poteva anche andare diversamente, si capisce, ma ormai è inutile riferire delle solite lagnanze del vicinato. Bisogna dire come stanno le cose: chi possiede l’immobile – i condomini – deve prendersene cura perché è una sua responsabilità. Questo è ciò che ci siamo impegnati a fare rilevando la proprietà sociale e trasformandola in proprietà privata. Per le spese extra della conservazione dei beni culturali ci sono gli incentivi comunali. Per il resto, non c’è altra via che autorizzare l’amministratore di condominio a richiedere un mutuo ipotecario. O così, oppure le cornici continueranno a sfasciarsi, i pedoni continueranno a rischiare la pelle andando per negozi a fare acquisti e le riparazioni precarie continueranno a gravare sui bilanci di casa senza mai addivenire a una soluzione definitiva o perlomeno duratura del problema. Intanto, in via Sergia si lavora per rappezzare il frammento di copertura andato in frantumi. È la solita solfa: stucco e pittura fan bella figura, ma sotto c’è il marcio di prima.
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