Edilizia agevolata anche per i medici

Continua l’emorragia di quadri in ospedale. Per combatterla si pensa anche a risolvere il problema abitativo

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Edilizia agevolata anche per i medici

Sono ancora sempre soltanto idee quelle che coltiva l’Ospedale di Pola per arginare l’emorragia dei quadri, che ha provocato una carenza d’organico diventata ormai cronica in struttura. Si dice infatti che lascino l’ospedale ogni anno una trentina di infermieri/e, tanto che si è giunti attualmente a cifre spaventose, con reparti sotto organico sia per quanto riguarda il personale infermieristico sia per quel che concerne il personale medico. Mancherebbero cronicamente anche gli ausiliari, con le donne delle pulizie al primo posto. I dottori vengono reperiti tra i medici già in pensione; generalmente però, si tratta di bravi specialisti che tornano non più nel reparto o nella divisione, bensì in ambulatorio, il che permette ai colleghi più giovani di lavorare in corsia e nella sale operatorie (laddove la specializzazione lo richieda). L’Ospedale fa anche affidamento sul ritorno in struttura degli specializzandi, che una volta diventati degli strutturati potranno risollevare le sorti dei reparti ospedalieri, in special modo di quelli più critici.

Carenza d’organico

La carenza d’organico è sentita soprattutto negli ambulatori ospedalieri di talune specialità mediche, – Dermato-venereologia per prima, ma anche Pulmologia e Gastroenterologia. Alla fine del 2017, quindi poco più di un anno fa, nel Reparto di dermato-venereologia (15 mesi d’attesa per una prima visita o per una visita di controllo) stava già lavorando da qualche tempo una sola dottoressa (dopo che due dermatologhe dotate di lunga esperienza avevano lasciato l’ospedale per dedicarsi alla prassi privata). Oggi, nell’ambulatorio in parola – che ha sede ancora sempre al Civile (nel retro dell’ex edificio che ospitò direzione e amministrazione ospedaliere, oggi sede dell’Università Juraj Dobrila) – presta saltuariamente servizio uno specialista di Fiume.

Pola troppo cara

Gli amministratori ospedalieri collegano la carenza dei quadri all’ospedale con le emorragie di professionisti di vario genere negli altri settori lavorativi. “Non possiamo far venire nessuno da altre zone della Croazia, perché quando apriamo un concorso e qualcuno vi aderisce, risulta che venire a Pola e mettersi a vivere in città sia una missione impossibile. Infatti, abitare a Pola costa tantissimo; il turismo, come settore primo, è concorrenziale e porta il prezzo delle abitazioni alle stelle”, ci hanno detto non troppo tempo fa in Direzione. Lo stesso vale sia per i medici che per le infermiere, che lasciano l’ospedale per altri posti di lavoro, anche all’estero. Come succede con i medici specializzati e, soprattutto, con quelli sub specializzati, anche il personale infermieristico viene attratto dal lavoro in cliniche private. Quando una di queste viene aperta in città fa presto a portarsi via dall’ospedale parte del personale medico.

Sovvenzioni regionali

Sono ancora sempre soltanto dei buoni propositi, quelli adottati dall’amministrazione cittadina e da quella regionale nel tentativo di risolvere una parte dei problemi che assillano l’ospedale polese. Considerato l’interesse di camici bianchi e infermieri/e da altre zone della Croazia, la Regione istriana ha deciso nel febbraio scorso di aumentare la quota dei sovvenzionamenti per gli affitti delle case e per i mutui. L’attuale rilascio di 200mila kune a vantaggio del sovvenzionamento delle quote d’affitto è del tutto irrisorio, hanno detto però gli oppositori politici dei governi cittadino e regionale, considerata la portata dei problemi con i quali ci si trova a dover combattere.
In futuro ci si dovrà occupare anche di edilizia agevolata, che verrà riservata ai quadri sanitari deficitari. È passato però già un anno da quando il sindaco di Pola Boris Miletić ha lanciato un’iniziativa, risoltasi con un nulla di fatto. Il primo cittadino aveva detto che si sarebbero potuti costruire dei condomini per medici e infermiere su lotti di terreno edificabile di cui è proprietaria la Città, nel rione di Nuova Veruda (sopra l’area del porticciolo nautico Delfin, nel canale di Veruda). Non è chiaro però chi potrebbe accollarsi le spese di un tale investimento, considerato che il modello a cui si farebbe ricorso è quello dell’edilizia agevolata. L’Ospedale da solo non ha risorse. Il progetto-Delfin, dunque, è stato congelato, con Boris Miletić che ha promesso di non procedere alla lottizzazione del terreno in parola, che potrà attendere un domani migliore se nessuno verrà meno alla parola data.

Il problema casa

L’ennesima idea, pensata per risolvere il problema della casa per quadri deficitari, è quella che la dirigenza ospedaliera ha portato di recente al coordinamento dei direttori delle strutture medico-sanitarie, convocato regolarmente dall’Assessorato regionale per la salute. L’idea è quella di ritagliare in uno degli spazi dell’enorme edificio che ospita l’Ospedale di Marina (ceduto in gestione l’anno scorso all’Università degli Studi), dei monolocali o bilocali che ospiterebbero i medici e gli specialisti
che collaborano via via con la struttura. Parallelamente, si vorrebbe poter aprire in loco un asilo. L’Ospedale, però, affermano gli stessi responsabili in struttura, non può decidere della riqualifica degli ambienti di cui non ha più la gestione, quindi non può fare progetti e investire se prima non viene definita “da terzi” una nuova destinazione d’uso degli spazi di cui si ha bisogno per portare in porto il progetto. Progetto che è stato definito ancora “in embrione”. Destinato ad attendere “tempi migliori”: tempi in cui entrerà a far parte magari di qualche bel progetto europeo.

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