
Tradizionalmente, anche quest’anno nella ricorrenza del 25 ottobre, Giornata nazionale dei donatori di sangue, sono stati insigniti i riconoscimenti per i pluridonatori, ossia a coloro che nel Polese hanno donato il sangue 100, 75 e 50 volte. L’appuntamento si è svolto ieri al Centro Coworking, e oltre ai rappresentanti della Croce rossa polese, la presidente Lorena Lazarić Stefanović e la direttrice Jasna Vekić, nonché Jasmina Simović Medica a capo del Reparto di Transfusiologia dell’Ospedale cittadino di Pola, hanno preso parte il presidente della Regione istriana Boris Miletić, il sindaco di Pola Filip Zoričić (che nella circostanza ha consegnato i riconoscimenti), nonché la vicesindaca della Città di Dignano Diriana Delcaro Hrelja, e i sindaci dei Comuni di Lisignano Marko Ravnić, di Medolino Ivan Kirac, di Marzana Predrag Pliško e di Sanvincenti Dean Perković.

Foto: FREDY POROPAT
La Croazia è autosufficiente
“Questa tradizione va avanti dal 1953 – ha puntualizzato Vekić nell’occasione –, ovvero da quando nella ferriera di Sisak è stata organizzata la prima donazione del sangue in Croazia in seguito a un grave incidente. Possiamo ritenerci felici, in quanto al giorno d’oggi come Paese siamo autosufficienti nella fornitura del sangue a livello nazionale, che è un fatto molto importante. Il sangue non si paga, tuttora si parla di un processo volontario, grazie all’altruismo e all’umanità delle persone. Tra l’altro sono molto felice in occasione di questi appuntamenti, ossia della consegna dei riconoscimenti, in quanto i donatori stessi talvolta non riconoscono l’importanza del proprio gesto. Semplicemente non sono consapevoli del valore che offrono e per loro donare il sangue è una cosa normalissima”, ha detto la direttrice della Croce rossa polese.
Aumenta l’interesse tra i giovani
“Fa sempre piacere incontrarsi a questi appuntamenti per rilevare l’importanza legata della donazione del sangue – ha proseguito Lazarić Stefanović –. Quest’anno la Croce rossa polese ha fatto un ulteriore passo avanti, in quanto saranno i rappresentanti delle comunità locali stesse a informare direttamente i donatori e gli altri interessati per la donazione del sangue e in tal senso è nostra intenzione innalzare la coscienza e la sensibilità dei cittadini per aderire alle nostre iniziative” “Non esiste un intervento chirurgico senza avere il sangue a disposizione – ha puntualizzato Simović Medica –, in primo luogo per i pazienti ematologici e oncologici. Va detto che annualmente abbiamo bisogno di oltre 6.800 sacche di sangue intero, ossia di 5.500 concentrati eritrocitari, 550 pool di concentrati piastrinici e altre 800 sacche di plasma congelato. Va rilevato infine che la nostra base di donatori è sempre presente e fa piacere che aumenti l’interesse pure tra i giovani, a iniziare dai maturandi”, ha fatto notare Simović Medica.

Foto: FREDY POROPAT
I pluridonatori
Parole di lode e ringraziamento, e soprattutto rispetto e gratitudine nei confronti dei donatori di sangue, sono state espresse da Boris Miletić e Filip Zoričić. “Queste persone non si fanno notare con la propria presenza nella comunità però con le loro gesta sono di fondamentale importanza per salvare la vita degli altri”. A ricevere i riconoscimenti sono stati 23 donatori: tre per aver donato il proprio sangue 100 volte (Mauro Pernić, Zlatko Peršić e Siniša Tumpak); 6 per averlo fatto 75 volte (Zoran Mijatović, Arduino Vodinelić, Ted Weidlich, Stanislav Jačimović, Mario Kocijančić e Davor Bileta); 14 infine per avere steso il braccio 50 volte (Igor Ivanetić, Bruno Vlah, Maurizio Mančić, Zdravko Bertović, Goran Juršić, Mario Petrek, Igor Plovanić, Zdravko Korpar, Ivica Bolonović, Vladimir Pereša, Dario Tadić, Igor Ruba, Maksimilijan Sanković e Branko Kliman).
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.