Cristiana Luzi. Un’esperienza da 10 e lode

Intervista alla docente presso il Liceo «Blaise Pascal» di Pomezia che è stata per due settimane all’SMSI «Dante Alighieri» di Pola, nell’ambito del progetto «Erasmus +»

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Cristiana Luzi. Un’esperienza da 10 e lode
La docente Cristiana Luzi negli spazi dell’SMSI Dante Alighieri di Pola. Foto: GIULIANO LIBANORE

Nelle scorse due settimane la Scuola media superiore italiana ha ospitato Cristiana Luzi, docente di Lingua italiana presso il Liceo “Blaise Pascal” di Pomezia, in provincia di Roma. Cristiana Luzi è stata protagonista di un’esperienza di job shadowing nell’ambito del progetto “Erasmus +”. L’abbiamo incontrata nell’ultimo giorno “lavorativo” alla SMSI per un bilancio della sua permanenza a Pola che aveva già visitato lo scorso autunno.

Sì, è la seconda volta che sono a Pola. Sono venuta la prima volta a novembre dell’anno scorso dopo che in marzo sempre del 2024 ci aveva fatto visita a Pomezia la preside dell’SMSI Debora Radolović quando abbiamo allacciato i rapporti. Ora sono a Pola dal 3 marzo quando è iniziata quest’esperienza di job shadowing nell’ambito del progetto Erasmus +. Speriamo che nei prossimi mesi e anni riusciremo a organizzare anche altri scambi non solo di personale scolastico, ma anche con i ragazzi. Noi come Liceo riceviamo dei finanziamenti dall’Unione europea per organizzare progetti con altre scuole. Bisogna scegliere una scuola-partner credibile, affidabile con cui concordare un programma. Questa scuola mi è sembrata subito un’ottima scelta per i motivi di cui sopra, anche perché, molti dei miei colleghi di tutte le materie non parlano fluentemente la lingua inglese. Quindi lo scoglio linguistico quando ci spostiamo in altri Paesi diventa importante. Nella mia scuola sono anche responsabile della mobilità studenti nell’ambito dell’Erasmus + oltre a insegnare Italiano e Latino, Storia e Geografia nel Biennio e l’Italiano come L2 per gli studenti stranieri.
La “Dante Alighieri” è un buon compromesso in quanto hai la possibilità di renderti conto di che cosa significa parlare tante lingue, ma alla fin fine la lingua di scambio è quella nazionale nostra. Per questo motivo diventa uno scambio proficuo, molto interessante sia per i ragazzi che per lo staff scolastico. In queste due settimane ho fatto delle interviste sia ai colleghi, che ad altre figure, alla bibliotecaria della Biblioteca civica, sono stata a Fiume per conoscere il lavoro dell’Agenzia per l’educazione e la formazione, ho parlato con la pedagogista, con la bibliotecaria dell’SMSI. Il focus della mia permanenza a Pola era incentrato sulle differenze e sulle analogie dell’esame di maturità di Stato. In realtà ho scoperto che ci sono anche altri aspetti interessanti come la figura della pedagogista, oppure la Biblioteca che da noi a scuola non esiste. Ho avuto la possibilità dunque di rendermi conto che ci sono tante differenze e cose positive che potremmo acquisire, non so in che modo, nella nostra scuola magari come esperimento.

Quanto è riuscita a conoscere Pola?
Ho girato abbastanza avendo i pomeriggi liberi, ho passeggiato molto. Ho visitato la Biblioteca civica, Stoia, Verudella, l’Arena l’avevo visitata la volta precedente. Pola è una città interessante. Avete il cinema cosa che da noi a Pomezia, città di circa 60mila abitanti, non c’è più. Fondata nel 1937, Pomezia dal punto di vista culturale dovrebbe dare di più. Con l’arrivo della pandemia da Covid-19 il il cinema era stato chiuso e non è stato riaperto più, per cui per lo stesso cinema e o per il teatro gravitiamo su Roma che dista una trentina di chilometri.

Job shadowing, tradotto alla lettera significherebbe lavoro nell’ombra…
Sei una specie di ‘eminenza grigia’, nel senso che stai a scuola, entri nelle classi, guardi, osservi, chiedi… È interessante, si tratta di un lavoro di confronto che facciamo. Noi siamo una realtà diversa, siamo una scuola di 1.500 persone, di fatto un paese, e non abbiamo una mensa. I numeri sono molto diversi rispetto a quelli della ‘Dante Alighieri’. Ho avuto la possibilità di conoscere i colleghi, di assistere alle lezioni, di parteciparvi attivamente è sicuramente esperienza positiva.

Dunque un bilancio soddisfacente?
Più che soddisfacente. Sto appunto scrivendo una relazione di 15 pagine. Ho intervistato parecchie persone, ho descritto bene, almeno lo spero, la vostra realtà: una realtà multilinguistica, multiculturale, di non facile gestione in quanto la storia pesa però mi sembra che ve la stiate cavando bene.

Come giudica la scuola del mondo CNI?
A me piace, mi sembra che lavorino bene, fanno tantissimi progetti anche con l’estero, sono costantemente in movimento. Sicuramente un lavoro svolto bene. Da una parte si sottolinea quest’appartenenza culturale all’Italia, dall’altra parte non diventa un giardino privato dove non si accoglie nessun altro. Ho incontrato ragazzi che hanno genitori di altre nazionalità, che parlavano altre lingue e quindi mi sembra un buon terreno dove incontrasi, dove conoscersi e dove fare esperienza.

E i ragazzi come li ha trovati. Disponibili?
Sì, molto curiosi, disponibili, aperti, si sono fatti intervistare e hanno parlato del perché hanno scelto di iscriversi alla scuola italiana, mi hanno raccontato la loro storia familiare. È stato molto simpatico. Ho visitato anche la scuola di Fiume, dove sono stata due giorni. Anche lì sono entrata nelle classi, ho parlato con la bibliotecaria. Una realtà molto bella che ho trovato in Corazia è quella delle biblioteche scolastiche che sono obbligatorie. Cosa che non vale per noi in Italia. Uno dei progetti che spero scaturirà da questa mia visita è proprio quello di cercare di riattivare la Biblioteca nella nostra scuola. Abbiamo un fondo librario abbastanza esiguo che purtroppo non è disponibile agli studenti.

Le differenze tra il Liceo dove lei insegna e la Dante Alighieri?
La mia è una scuola molto grande. Il Comune accanto al nostro non ha una scuola superiore per cui noi siamo un polo del territorio per le scuole superiori e accogliamo anche ragazzi da un altro comune. Ecco una grande differenza: da voi in Croazia sono i ragazzi a spostarsi nelle aule designate, da noi invece anche per i numeri elevati che abbiamo sono i docenti a spostarsi di classe in classe.

Qualcosa da “esportare” da Pola a Pomezia o viceversa?
Sicuramente la Biblioteca come già detto. L’ho curata per 12 anni nella scuola dove lavoravo prima e quindi mi piacerebbe riattivarmi. Le altre cose sono difficili da realizzare in quanto sono specifiche del vostro ordinamento scolastico. Noi, ad esempio, non abbiamo una mensa scolastica. Da esportare a Pola? Davvero non saprei in quanto abbiamo una struttura molto diversa proprio a causa dell’ordinamento scolastico.

L’importanza di “Erasmus +”. All’inizio sembrava destinato esclusivamente ai ragazzi…
Poi si è capito che è utile far muovere gli insegnanti soprattutto per la diffusione delle buone pratiche. Qui ho visto un progetto nel quale si fa uso dell’Intelligenza artificiale ed è molto interessante. L’ “Erasmus +” è ottimo per gli insegnanti per conoscersi, per capire le differenze con gli altri Paesi, per apprezzare delle cose che prima non sapevi di dover apprezzare. Torno a ripetere, lo scoglio più grande è quello linguistico. Non tutti siamo in grado di parlare correttamente la lingua straniera, in particolare l’inglese, quindi ciò diventa una grande difficoltà. Nemmeno io se non fossi venuta in questa scuola dove si parla l’italiano non avrei goduto appieno di tutte le cose che ho sentito e imparato.

Vorrebbe ringraziare qualcuno in particolare a coronamento di questa esperienza?
Innanzitutto la preside Debora Radolović che è stata fantastica nell’accoglienza. Poi la Città di Pola e tutte le persone che ho potuto incontrare a partire dalla bibliotecaria Liana Diković, il preside della SMSI di Fiume Michele Scalembra, la consulente superiore per la Minoranza nazionale italiana in seno all’Agenzia per l’educazione e la formazione Patrizia Pitacco che mi ha dedicato tutta una giornata.

Per finire dunque un’esperienza da 10 e lode?
Sicuramente sì e che è da rifare magari portando i ragazzi di Pomezia a Pola e di accogliere quest’ultimi da noi.

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