
“Gli aspiranti sindaci si sfidano sull’argomento centrale della crisi abitativa e promettono chi 100, chi 200 e chi 400 alloggi pubblici in affitto a prezzi sostenibili per le famiglie che non possono permettersi una casa a costi commerciali, ma queste sono promesse cucite su misura di campagna elettorale”, sostiene la parlamentare, consigliera e candidata sindaca della formazione politica rosso-verde Možemo! Dušica Radojčić, che invece di sparare altre cifre campate in aria ha deciso di offrire un programma di edilizia abitativa serio, lungimirante e fattibile. Lo ha presentato nel fine settimana in sede di conferenza stampa annunciando un pacchetto di misure complementari che in sinergia possono fare la differenza.
In primo luogo è necessario fermare e invertire la tendenza della vendita degli alloggi pubblici. Il patrimonio immobiliare municipale sta calando da trent’anni. Quindi occorre innanzitutto fermare il fenomeno degli investimenti in alloggi destinati alle cosiddette locazioni brevi (i famosi bad&breakfast in quelle che una volta erano solo case popolari). “La città si espande senza controllo al punto che oggi ci ritroviamo con 1.300 alloggi di nuova costruzione mentre il 30 p.c. del totale degli appartamenti è fuori uso. In aggiunta, i nuovi rioni non possiedono neanche lo stretto necessario di parchi e altre tipologie di aree pubbliche. Questa tendenza deve finire, perché la città esiste in funzione dei cittadini e non degli speculatori immobiliari”, ha concluso Radojčić spiegando che negli ultimi dieci anni Pola ha perso il 9 p.c. della sua popolazione aumentando il numero delle unità immobiliari oltre ogni ragionevole necessità.
Per cambiare, Radojčić propone di aumentare la spesa pubblica per l’edilizia abitativa sostenibile con l’obiettivo di raggiungere almeno il 15 p.c. di alloggi municipali sul totale, vale a dire la media europea (mentre quella cittadina si attesta ora sull’1,5 p.c.). In secondo luogo, suggerisce di introdurre il diritto di prelazione per la vendita di alloggi in determinate zone a rischio di spopolamento, per esempio nel centro storico, già gravemente colpito dal fenomeno della turistificazione. Si propone inoltre di mettere a frutto la proprietà statale e municipale in disuso con investimenti pubblici, sempre a favore delle famiglie che non possono permettersi l’affitto o l’acquisto della prima casa. Un altro modello caldeggiato è la cooperativa edilizia di abitazione, che prevede la formazione di società di inquilini che investono direttamente nella costruzione o nel restauro di abitazioni di tipo condominiale, evitando di pagare elevati margini di guadagno ai re del mattone. E sopra ogni cosa, propone di cambiare tendenza nella pianificazione ambientale: finirla con la vendita di lotti edificabili cuciti col metro della massima edificabilità per la massimizzazione dei guadagni.
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