Con Valdragon i giochi (da tavolo) possono iniziare

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Con Valdragon i giochi (da tavolo) possono iniziare

“Valdragon” è un gruppo di giovani, tra ventenni e trentenni di Pola, che tutti i martedì sera passano delle ore a giocare ai migliori giochi da tavolo e di società attualmente in commercio. Sembra roba d’altri tempi, con la tecnologia che oggi abbiamo a disposizione, eppure questo è quel che succede ogni martedì sera nelle due sale ai piani superiori della Comunità degli Italiani di Pola in via Carrara. Ci siamo uniti al gruppo con la convinzione che oggigiorno, giocare alle carte e ai giochi da tavolo tra persone in carne e ossa e in tempo reale (non badando minimamente a ciò che offrono le moderne tecnologie informatiche in fatto di divertimento e passatempi), è il massimo dell’eresia che una generazione possa compiere contro la cultura di massa ipertecnologizzata. Vediamo dunque di scoprire cos’è che anima questo gruppo di intenditori del divertimento e di cultori del tempo libero intelligente quasi quasi sovversivo.

Le origini del progetto

Alessando Lakoseljac della Giunta esecutiva della Comunità degli Italiani di Pola, uno degli ispiratori del gruppo ai tempi del suo esordio, ci spiega le origini del progetto. Nel 2016 c’era questo fermento, questo revival dei giochi di società, e gruppi di amici stanchi di trovarsi nelle abitazioni private ora dell’uno ora dell’altro giocatore, decisero di rendere l’attività di pubblico dominio, fare del proselitismo, reclutare nuovi giocatori e estendere una “sana pratica del gioco intelligente” tra i nostri concittadini. Giovarono dunque alla diffusione dell’iniziativa le prime “Giornate dei giochi da tavolo” nel Salone degli spettacoli della Comunità degli Italiani di Pola, la quale aveva subito accettato di spalleggiare l’iniziativa. Ma Marko Voštan e Alessandro Lakoseljac decisero di andare oltre, di richiedere cioè un finanziamento all’Unione Italiana per equipaggiare la sede, rifornirla di giochi e fondare il gruppo come un’attività formale della CI di Pola. Nacque insomma la società dei “Valdragon” che – nomen est omen – oltre a richiamare la mitica figura del drago caratteristica dei giochi di tutte le culture e di tutti i tempi, richiama pure la classica toponomastica italiana delle vallate e delle insenature di Pola e della sua periferia suburbana. Per farla breve, l’Unione Italiana e l’Università Popolare di Trieste hanno premiato l’iniziativa con generose elargizioni. Dal canto suo, dopo una serie di tentennamenti e rivalità per il possesso delle sale, la Comunità degli Italiani ha finalmente risolto il problema degli spazi a disposizione del gruppo e ora si gioca che è un piacere.

Esclusivamente giochi moderni

Massimo Puttigna, 25 anni, di Pola, ci spiega le dinamiche del gruppo, le caratteristiche dei giochi, le preferenze dei singoli giocatori. Intanto, si tratta esclusivamente di giochi moderni, e quindi non parliamo certamente né del gioco dell’oca, ma neanche dei vari “Risiko” e “Monopoli”, i capisaldi del genere negli anni Ottanta. Nei giochi moderni l’elemento della casualità, la fortuna, gioca un ruolo secondario rispetto agli altri fattori in gioco, come la logica, la psicologia, la scelta, le motivazioni della scelta, la simulazione, l’inganno, insomma, le abilità soggettive nel procedere da una mossa all’altra, fino alla vittoria o alla sconfitta delle forze in campo. Ma è difficile a spiegarsi senza aver toccato con mano e compreso il meccanismo che sta alla base del confronto. Tra un titolo e l’altro che ci suggerisce Puttigna troviamo il celebre “Dixit”, il tipo gioco che procede a “colpi di analogie e associazioni”. Si va a pescare carta per carta, immagine per immagine, per dare luogo a una catena interminabile di associazioni con lo scopo di risalire alla carta (immagine) di origine, senza che nessuno l’abbia vista. L’elemento creativo è determinante, insomma, e la fortuna ci gioca un ruolo proprio di secondo piano. Poi c’è “The resistence”, un gioco di bugie in cui l’esito dipende anche dal numero dei giocatori e dalle “balle” che questi sono in grado di raccontarsi a vicenda. Ogni tre giocatori c’è una spia, ma nessuno sa chi sia, e lo scopo del gioco è appunto quello di scovarla leggendo tra le righe di quel che si fa e si dice, in un percorso che segue sì le indicazioni del libro, ma varia da seduta a seduta in corrispondenza di fattori psicologici che cambiano da concorrente a concorrente. E qua se ne vedono e se ne sentono delle belle.

C’è spazio per tutti

In “Ticket to ride”, tanto per fare un altro esempio, si procede a costruire delle ferrovie transcontinentali da Brest a Pietroburgo, da Barcellona a Riga, e naturalmente finché i giocatori sono pochi, l’Europa e l’Asia sono ancora vaste e comode, per cui c’è spazio a sufficienza per tutti. Le cose si complicano quando le “compagnie ferroviarie” (i giocatori) aumentano, come aumentano la rivalità e la necessità di mettere i bastoni tra le ruote alla concorrenza. Insomma, è come nella vita di tutti i giorni. Generalmente parlando – ci spiega ancora Puttigna – i giochi si distinguono tra quelli di produzione europea e quelli di provenienza americana (nel gergo: “Eurogame” e “American Trash”) e la differenza principale è che gli europei sono generalmente giochi di tattica e di strategia, mentre gli americani vanno al sodo, alla competizione, al guerreggiare, allo sfidarsi apertamente e distruggersi a vicenda, tanto che “chi la dura la vince”. Puttigna si confessa uno strenuo sostenitore dell’”American Trash” ma c’è chi lo contesta, e infatti, ci pare che tra i “Valdragons” polesi le preferenze della maggioranza siano proprio d’ispirazione… europea.
Ancora. In “Near and far” si raccolgono cemento, laterizi, oro, armi, vettovaglie e mezzi di locomozione per costruire, viaggiare e conquistare il mondo passo a passo. Naturalmente ogni decisione cambia la storia e l’evoluzione del gioco, proprio come in “Above and Below”, altro gioco di viaggi, avventure e spostamenti da un… capo all’altro del pianeta. “Fury of Dracula” è quel tipo di gioco che piace agli amanti dell’orrore come genere cinematografico e letterario. Si va per il vecchio continente in epoche passate a rincorrere il vampiro, catturarlo e ucciderlo. Ma il vampiro è astuto e per stargli dietro alle calcagna bisogna saper leggere tra le righe della sua fitta rete di trappole e tracce che il mostro si lascia dietro, viaggiando a sua volta per l’Europa dopo il calar della notte.
Voglia di crescere

Una sessantina di giochi

E si potrebbe continuare in eterno, perché di giochi così e di più belli ancora, alla Comunità degli Italiani, ce n’è una buona sessantina. E sono tutti nuovi di zecca, alcuni sono pure molto costosi e vengono pertanto custoditi con grande cura dei soci nei due armadi acquistati all’uopo, sempre con i soldi del governo italiano per tramite di UI e UPT. Il gruppo manifesta grande slancio e voglia di crescere. Prossimamente alcuni tra i suoi rappresentanti più in vista andranno a fare del “proselitismo” nelle scuola di Pola per trasmettere questa passione ai ragazzi delle nuove generazioni che ancora non la conoscono.

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