Con Luka e Andrija il caffè è servito

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Con Luka e Andrija il caffè è servito

È stata celebrata ieri la Giornata mondiale della Sindrome di Down, che ricorre il 21 marzo, dal 2011, su iniziativa dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Quel 21 della data si riferisce alla numerazione cromosomica alterata nei soggetti affetti dalla Dindrome, che alla 21.esima coppia di cromosomi ne presentano appunto tre invece di due, per cui la malattia è detta anche trisomia 21. Naturalmente Pola celebra la ricorrenza con un orgoglio tutto suo perché la città è titolare del primo, del maggiore e del migliore Down Syndrome Center della Croazia, che dai primi anni Duemila ha sede nell’ex ambulatorio militare di via Gaj. A livello internazionale il tema dell’edizione è “Il mio contributo alla società” con il quale si ribadisce il concetto per cui “le persone con disabilità sono una risorsa e non un peso per la società”.

Tempo speso bene

A scadenze regolari, di mese in mese (e tra l’altro da diversi anni), il Centro di via Gaj invia i propri assistiti al Caffè bar “Uliks” e al ristorante “McDonalds” del centro storico, affinché servano i clienti ai tavoli, partecipino alla preparazione delle bevande e delle pietanze, puliscano cucina e tavoli, raccolgano la spazzatura del giorno per riporla nei cassonetti. Per il loro servizio sono regolarmente retribuiti con assegni che magari non somigliano ad una busta paga vera e propria, ma fanno comunque la gioia dei giovani Down e dei loro genitori. Ogni attività e ogni contatto con la società è tempo speso bene, molto meglio di quello che scorre lento nelle istituzioni. Ed è questo il grande pregio del Centro polese che, per il suo modo di fare innovativo, ha avuto riconoscimenti e lodi dalla stessa Commissione europea, ed è un punto di riferimento per gli enti locali che ne vorrebbero copiare il modello.

Il benvenuto a Pola

Ieri dunque, le celebrazioni del 21 marzo hanno avuto inizio con il solito “caffè del buongiorno e del benvenuto a Pola” per le numerose famiglie, gli assistenti sociali di tutto il Paese, funzionari e ospiti. Al servizio dei clienti anche questa volta due ragazzi Down tra i più preparati nel ruolo di camerieri: Luka è Andrija si sono fatti accompagnare da Sara Radolović e Stefan Bimbašić, portando caffè, tè, acqua minerale e succhi di frutta ai tavoli dei clienti del Caffè bar “Uliks”, dove sono considerati ormai parte dello staff. Ad applaudirli anche una piccola comitiva di Down giunti a Pola da diverse località croate, tra quelli che comunemente frequentano il Centro. I ragazzi ci hanno raccontato quanto amano lavorare nel ristorante e al bar, perché “si divertono un sacco e poi mamma e papà sono contenti”. Alcuni hanno avuto più esperienze di lavoro rispetto ad altri: purtroppo, in alcuni casi, una personalità meno socievole o una disabilità più accentuata non consentono le stesse opportunità di accedere al programma. Tuttavia il sistema funziona con una buona parte degli assistiti a beneficio del gruppo intero. Merito anche della Scuola d’alberghiera, turismo e ristorazione “Eugen Kumičić” di Rovigno, che mette il proprio personale a disposizione dei giovani Down affinché imparino il mestiere di camerieri, aiutanti cuochi o pizzaioli.
Le celebrazioni del 21 marzo sono proseguite con una tavola rotonda nella Casa delle Forze Armate sul tema del “Genitore attivo – genitorialità e pedagogia curativa”. Vi hanno preso parte gli esperti che seguono la categoria presso i Centri di assistenza sociale di Pola, Karlovac, Sesvete, Zara, Zaprešić, e Fiume, delegazioni e rappresentanti degli enti che collaborano col Centro Down, nonché, tra gli ospiti, Maja Vuičinić-Knežević, aiuto ministro della Demografia, Famiglia, Giovani e Politiche sociali, Sandra Ćakić Kuhar, vicepresidente della Regione ed Elena Puh Belci, vicesindaco di Pola.

Massima inclusione possibile

“Non c’è infanzia felice senza una famiglia forte e senza la massima inclusione sociale possibile. Il genitore attivo e consapevole è il fondamento di un’infanzia serena, mentre il ruolo della società e delle istituzioni è quello di assicurare al bambino un’assistenza interdisciplinare onnicomprensiva: le professioni devono innanzitutto comprendersi a vicenda e poi devono comprendere il bambino nella sua essenza, mentre le politiche sociali, sia locali che regionali e nazionali, devono essere in grado di costruire contesti normativi favorevoli all’inclusione sociale. L’integrazione sociale è tanto più riuscita quanto più numerose e istruite sono le professioni chiamate ad occuparsene”, ha dichiarato Branka Butorac, direttrice del Centro di via Gaj.
“I rapporti tra ministero e Centro sono ottimi perché tali devono essere, non spetta a noi volerlo o non volerlo. Tuttavia ci sono dei campi in cui è possibile fare di più, e uno di questi è l’intervento precoce, quello che subentra nella più tenera età del bambino con diagnosi di trisomia. Un secondo problema è la scarsa omogeneità del servizio a livello nazionale. Molte località sono infatti prive di istituzioni e sostegno, per cui alcune guardano a Pola come a un modello da copiare”, ha dichiarato Maja Vuičinić-Knežević, lasciando in sospeso la questione se lo Stato sia realmente in grado di promuovere e sostenere un livello d’assistenza paritetico in tutte le località del Paese.

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