Gli edifici, le fortificazioni e i monumenti a Pola rivestono grande importanza come testimoni significativi del passato, della cultura storica, culturale e architettonica della città. Parliamo di opere che hanno alle spalle svariate decadi o addirittura secoli. Diventa dunque d’interesse pubblico mantenere e conservare queste strutture, non solo perché protagoniste dell’offerta turistica, ma anche perché è importante la salvaguardia della propria identità come società e per il valore documentale che rivestono per l’etnografia, la storia, l’architettura, l’artigianato, la tecnica… Tuttavia, se da una parte molto è stato fatto per la tutela e la conservazione dei numerosi monumenti di epoche lontane, dall’altra non si può dire lo stesso del patrimonio marittimo e storico culturale lasciatoci in eredità dalla K.u.K Kriegsmarine, la marina imperiale di Vienna. Certo, qualcosa è stato fatto, ma non abbastanza. In effetti, tanti edifici, strutture militari e civili di epoca asburgica, eretti nel corso del 19.esimo secolo, sono andati perduti mentre altri versano nel degrado, in totale stato di abbandono. L’Associazione “Viribus Unitis” ha deciso di dire basta a questa condizione, di scendere in campo in prima persona e di assumersi (sempre che gli sia concessa) la responsabilità del futuro del patrimonio materiale e immateriale della K.u.K Kriegsmarine di quando Pola fu il principale porto militare della Monarchia Asburgica. Poiché a contare non sono le parole, ma i fatti, la “Viribus Unitis” ha già ideato due progetti di recupero, tutela e valorizzazione dell’eredità sia materiale che immateriale lasciata a Pola dalla Marina imperiale. Il primo è intitolato “Neka Pula opet bude glavna luka carske i kraljevne mornarice” (Che Pola sia di nuovo il porto principale dell’i.e.r Marina); il secondo “Pulske mornaričke starine” (Le antichità della Marina a Pola). Entrambi i programmi – fortemente intrecciati tra loro – sono stati presenti lunedì sera da uno dei suoi autori, Livio Nefat, negli spazi dell’ex batteria di San Giovanni di Verudella, uno degli esempi migliori di riqualificazione di vecchie strutture militari. La batteria è oggi parte dell’Acquario di Verudella.
Da villaggio a città
Prima di illustrare i due progetti, o meglio gli obiettivi dei piani, Nefat ha esordito ricordando che l’Impero asburgico ha investito a Pola ingenti risorse per trasformarla da piccolo villaggio con poche centinaia di abitanti in una vera città, con un grande porto militare. “Purtroppo, quanto costruito tra il 1800 e i primi anni del ‘900 è andato perduto o dimenticato”, ha detto il responsabile dei progetti della “Viribus Unitis”, ricordando che tra il 1918/1919 sono spariti, ad esempio, il grande Padiglione di Siana e l’edificio della Groosradio Pola con la sua antenna di oltre 150 metri di altezza. “Dopodiché – continua Nefat – sono spariti i binari e l’interscambio ferroviario nei pressi di Molo Fiume, i tram, diversi magazzini e bacini di carenaggio. Poi, durante la Seconda guerra mondiale sono andati distrutti Palazzo dell’Arciduca Carlo Stefano e molto altro.
La “scomparsa” da Pola delle strutture sia civili che militari di epoca asburgica è poi proseguita negli anni ‘50 del secolo scorso, quando sparirono il vecchio ponte di Scoglio Olivi e fu demolito l’ingresso all’Arsenale. Naturalmente, l’elenco non si esaurisci qui, visto che le demolizioni, l’abbandono e il degrado sono proseguiti anche negli anni ‘70 – quando fu ricoperto il bacino di carenaggio all’asciutto di Scoglio Olivi – e nelle decadi successive. Detto questo, Nefat ha sottolineato che i due progetti puntano a fermare l’ulteriore degrado e l’abbandono di quanto ancora rimasto (e non è poco), soprattutto, attraverso il cambio della destinazione d’uso delle vecchie fortificazioni e delle strutture austro-ungariche presenti sia a Pola che nella bassa Istria. Come? “Organizzando mostre, concerti, eventi gastronomici, sportivi, culturali…” ha spiegato il responsabile dell’Iniziativa che, come anticipato, ha annunciato che la “Viribus Unitis” chiederà le sia affidata la responsabilità e la gestione di tutte le strutture di quell’epoca ancora presenti sul territorio. “Gestione che – ha tenuto a precisare Nefat – la Viribus Unitis intende condividere con la Sovrintendenza ai beni culturali e gli esperti del settore”.
Nuovi contenuti
Nel corso della presentazione, il responsabile ha illustrato poi qualche esempio di cosa potrebbe essere organizzato all’interno alle vecchie strutture. “Nell’ex centrale telefonica del 1881 si potrebbe allestire una mostra o addirittura un Museo delle telecomunicazioni. Negli spazi della fortezza costiera di Barbariga (che in passato aveva un enorme riflettore che puntava in direzione delle isole di Brioni) potremmo, invece, allestire una mostra dedicata alla Baron Gautsch (la nave passeggeri della marina mercantile asburgica affondata da una mina circa 7 miglia dall’arcipelago delle Brioni)”. Queste le proposte di Nefat, tra i cui suggerimenti figura inoltre la segnalazione con cartelli informativi dei luoghi e delle tante piccole strutture che in passato fungevano da magazzini per le munizioni. In conclusione, ai soci e agli ospiti presenti è stato ricordato che la “Viribus Unitis” sta preparando due lettere da inviare all’Autorità portuale alla quale sarà chiesto di prendere in seria considerazione l’idea di trasformare il tratto iniziale della diga foranea di Pola in un terminal per navi da crociera e di riportare alla luce il vecchio bacino di carenaggio di Scoglio Olivi.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.