Comunicazione travolgente, ovvero l’arte del farsi capire

Fabrizio Gherlani, consulente e collaboratore OSM, ha fatto tappa alla CI di Pola per presentare il suo libro

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Comunicazione travolgente, ovvero l’arte del farsi capire
Fabrizio Gherlani insegna a parlare e a farsi intendere. Foto: DARIA DEGHENGHI

Comunicazione travolgente, ossia come riuscire a dire (quasi) tutto a tutti e avere ottime relazioni. Fabrizio Gherlani, ospite, l’altra sera, della Comunità degli Italiani di Pola, sostiene che sia possibile, anche contro lo scetticismo generale delle platee a cui si rivolge. Laureato in Economia e commercio all’Università degli Studi di Trieste, imprenditore e libero professionista, divulgatore, consulente aziendale, promotore e relatore di corsi di formazione, team building multi tematici, seminari ed eventi legati alla crescita personale. In sintesi, un coach. Opera soprattutto nel mondo aziendale, chiamato a intervenire nelle situazioni in cui l’incapacità di comunicare, farsi capire o perlomeno non essere fraintesi, mina il successo dell’azienda comportando perdite di personale, know-how, tempo e quindi denaro. Dopo aver coordinato per 5 anni l’ente di formazione del Porto di Trieste, dal settembre 2013 è consulente e da poco partner dell’Open Source Management (OSM) in Friuli Venezia Giulia e in Croazia. Mercoledì sera ha intrapreso un tour istriano con partenza da Pola per la promozione del suo metodo e del libro intitolato appunto “Comunicazione travolgente, ossia come riuscire a dire (quasi) tutto a tutti e avere ottime relazioni”, edito dalla casa editrice Engage che pubblica “libri per imprenditori scritti da imprenditori” con la partecipazione dell’OSM, la prima società europea di formazione imprenditoriale, che opera nel mondo della consulenza aziendale per piccole e medie imprese.

Il prodotto di un miracolo
Interessante esposizione sui difetti della comunicazione interpersonale, intrinsecamente fuorviante, in primo luogo perché il corpo umano, con i suoi flussi di ormoni e di neurotrasmettitori, gli impulsi nervosi, gli umori e i temperamenti, è così poco disposto a lasciare le menti che si comprendano a vicenda, che il solo fatto di riuscire a comunicare (occasionalmente e non bene) risulta essere il prodotto di un miracolo. Se la comunicazione tra due persone fosse una scala da 0 a 100 – sostiene Gherlani – allora ciò che la prima vuole dire sarebbe il 100 e ciò che realmente dice un 70, mentre quello che la seconda sente non andrebbe oltre il 40, ciò che recepisce, ben che vada, 20 e ciò che ricorda appena 10. La “caduta della comunicazione”, già fisiologicamente difficile, è peggiorata ulteriormente dalla digitalizzazione, tanto è vero che dei tre livelli di comunicazione (sociale, funzionale e quella che l’autore chiama travolgente), la prima, ossia la buona educazione e i convenevoli, è andata completamente persa. A quanto pare nessuno più si saluta strada facendo se non ha il bisogno immediato di trasmettere un messaggio, nemmeno i compagni di scuola, cosa che fino a solo trent’anni fa sembrava impossibile. Se comunicare è difficile, non è ovviamente impossibile, altrimenti saremo perduti (e fino a prova contraria non lo siamo ancora). Ci sono tuttavia degli accorgimenti da praticare e delle generalità da apprendere. In primo luogo bisognerebbe ascoltare sé stessi mentre si parla e capire che le nostre aspettative sono troppo alte, non supporre di aver detto quello che si è voluto dire, fare attenzione all’espressione facciale, notare l’ansia dell’interlocutore ed evitare di aggravarla. Poi, bisognerebbe inoltre modificare il corso della comunicazione: rallentare il ritmo del discorso, accorciare le frasi, interporvi delle pause, potenziare il messaggio, scegliere accuratamente le parole, possibilmente segnarsele sul taccuino prima di incominciare. Più annacquato è il messaggio, più si restringe il suo valore, ha concluso Gherlani, che si è fatto capire molto bene dal suo pubblico polese.

Il libro che riassume il metodo Gherlani.
Foto: DARIA DEGHENGHI

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