
Dare sfogo alla propria creatività artistica in allegra compagnia, in un’atmosfera rilassata, per produrre un’infinità di manufatti unici da esporre, regalare e ovviamente usare a piacimento a seconda delle necessità e del “ruolo” del prodotto stesso. Il tutto facendo uso della ceramica, il cui procedimento di lavorazione, svolto in diverse fasi, necessita pazienza e assoluta dedizione e attenzione, tanto che solamente una piccola bollicina d’aria può causare la rottura del prodotto nel corso della cottura. Questa è solamente una delle moltissime peculiarità legata al processo di realizzazione dei prodotti in ceramica, al quale abbiamo assistito martedì pomeriggio nel corso dell’ultima seduta del Gruppo, o meglio Laboratorio di ceramica della Comunità degli Italiani di Pola, promosso e seguito da lunghi anni da Luisa Kumar, in pratica autodidatta nel settore fermo restando che ha frequentato corsi di ceramica al tempo svolti a Pola da esperti ceramisti. Si diceva l’ultima prima della… chiusura per ferie, in quanto il Gruppo di ceramica è attivo dall’inizio di ottobre sino all’inizio di giugno.
Un Gruppo di lunga data
Partendo dalle “origini” di questa particolare sezione, tra le diverse che operano in seno al sodalizio polese, Luisa ci ha spiegato che tutto è iniziato nel 2007, con la sua mostra personale nella Sala spettacoli del Circolo. Il quale aveva già a disposizione un vecchio forno per la cottura della ceramica, però da anni nessuno si occupava della lavorazione della stessa, per cui ha decisa di formare il Gruppo, la cui apertura è stata “battezzata ufficialmente” nel 2008 con la prima mostra collettiva delle ceramiste sempre nello stesso vano. Il quale, come tradizione vuole, il 18 giugno prossimo ospiterà l’esposizione annuale del Gruppo di ceramica, formato da 15 ceramiste. “Va detto innanzitutto che tutti i lavori sono creati solamente e rigorosamente a mano, senza alcun stampo – ha puntualizzato Luisa –. Ciò che distingue le ceramiste è lo spirito di gruppo; ognuna ha la propria routine, però si consigliano a vicenda, collaborano, soprattutto quando si decide sui dettagli, imparano sempre delle nuove tecniche, ognuna si sceglie la sua a proprio piacimento accettando allo stesso tempo delle nuove sfide nella lavorazione della ceramica. Solitamente sono io a scegliere i temi, però con gli stessi si aprono le porte ad altre idee, vengono chieste opinioni per esprimersi al meglio e le tecniche adottate sono a libera scelta”, ha fatto notare Luisa.

Foto: FREDY POROPAT
Il processo di lavorazione
Il processo di lavorazione inizia con il taglio con lo spago di una fetta di un blocco di ceramica (imballato ha il peso di 20 kg), che è tenero e deve essere sempre avvolto e umido affinché non si secchi. Poi si adotta la tecnica ceramica a lastre (che è versatile e semplice per modellare forme regolari o irregolari, come piatti, vasi e altri manufatti) oppure la modellazione a colombino (prevede l’uso e l’assemblamento dei colombini, o cordoncini di argilla). “Con l’argilla si può creare davvero di tutto – ha continuato Luisa –, e noi produciamo piatti, ciotole, vasi, fiori, quadri a rilievo, impronte con i centrini e merletti a loro volta fatti a mano e con le foglie, ciondoli…”. Una volta creato il modello inizia la fase di asciugamento, che a seconda della grandezza dello stesso dura tra i 7 e i 10 giorni. Una volta levigato con la carta smerigliata l’articolo viene dipinto a piacimento con gli engobbi (colori a base argillosa) e messi in forno per la prima cottura alla temperatura che va da 980 a 1.010°C (a seconda della grandezza) per 24 ore: 12 per la cottura e altrettante per il raffreddamento. Rimanendo sugli engobbi (che tra l’altro sono piuttosto carucci), essi possono venire usati a piacimento, con la spugnetta, con il pennello, con le dita, e sono particolari i gessetti, i quali servono per disegnare sulla ceramica e creare addirittura delle sfumature sulla stessa. A cottura terminata si procede con un’altra fase, che è quella di intingere brevemente e su tutta la superficie l’articolo nello smalto trasparente lucido (esiste pure quello opaco, che non piace troppo alle nostre ceramiste e quindi non viene usato). Interessante il fatto che dopo essere smaltati gli articoli “perdono” i colori, ossia diventano bianchi e si asciugano nell’arco di un giorno. La fase finale comprende la seconda cottura nel forno, con la temperatura minore di 20°C rispetto alla prima. Ed ecco finalmente il prodotto terminato, colorato, lucente e pronto per qualsiasi uso.

Foto: FREDY POROPAT
I destinatari dei manufatti
Se non proprio con preoccupazione, si è sentito dire al laboratorio, si aspetta con enorme impazienza o ansia di vedere il proprio prodotto ultimato, perché sino all’uscita dal forno, non si sa mai… A ogni modo la preparazione e l’intero processo di produzione è seguito così minuziosamente che in pratica non ci sono imprevisti. La realizzazione dei vari articoli è tale che semplicemente nessuna delle ceramiste ha saputo calcolare quanti prodotti vengono creati all’anno, o anche al mese: si parla indubbiamente di centinaia, che poi… spariscono velocemente. “Una parte degli articoli è senz’altro riservata al Circolo, che poi li dona agli ospiti nelle singole circostanze e appuntamenti di rilievo, e sicuramente ricevere in regalo un manufatto originale e di qualità è una bella cosa, per di più con il logo, in ceramica, della nostra Comunità degli Italiani. Li offriamo pure alla Scuola media superiore italiana ‘Dante Alighieri’, che a sua volta si vanta dei nostri prodotti nel regalarli ai suoi ospiti. Infine quelli che rimangono, e sinceramente non sono molti, vengono portati a casa dalle ceramiste. L’interesse di certo non manca, come pure la passione e il grande impegno delle nostre artiste ceramiche. L’atmosfera positiva che si respira nei nostri raduni si riflette pure nei nostri prodotti e ciò ci gratifica assai. Siamo un bel gruppo, diviso in due a seconda delle possibilità delle ceramiste, che dopo la pausa estiva ovviamente si rimetterà al lavoro, quanto creativo tanto rilassante”., ha concluso Luisa Kumar.
All’ultimo laboratorio si sono potute osservare tutte le fasi della produzione degli articoli in ceramica (eccetto la cottura nel forno, si intende): come si taglia il blocco di ceramica, come si modella a mano la stessa (deve essere sempre umida, non bagnata o secca) e creano i colombini (da non scordare che a seconda delle necessità viene usato pure il matterello), come si produce una calla che sembra davvero un fiore naturale, come si dipingono dei motivi con i gessetti di engobbio, come si verniciano, pitturano e smaltano gli articoli. A mostrare le proprie abilità, seguite da Luisa, sono state Norma Vlah, Daniela Manzin, Grazia Škopac, Doriana Ilić, Silvana Ignaz e Graziella Mavija, mentre era assente Zlatica Stell. A comporre il secondo gruppo invece sono Tatjana Filipić, Erika Filipić, Lorena Lazarić, Rosanna Matejčić, Lara Lacovich, Sara Iurzola e Sara Filiplić Pinzan.

Foto: FREDY POROPAT
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