Chi ha mangiato il cioccolato?

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Chi ha mangiato il cioccolato?

Colpo di scena al Teatro Istriano. Lo spettacolo “La fabbrica dei dolciumi/Zvonko Bobi Bonko”, che doveva debuttare ieri e riproporsi in tutta una serie di “zuccherate” e colorate repliche inserite nel cartellone allo scopo di abbellire l’Avvento 2018 ai bimbi di Pola, non è stato proposto né sarà più proposto. Fatica inutile. Gli sforzi dell’autrice, coreografa e regista Andrea Gotovina e di tutto lo staff di attori dello studio drammatico e dei collaboratori sono stati vanificati, poco prima di alzare il sipario. All’ultima ora, all’indirizzo della casa teatrale è arrivato un avvertimento per lesione dei diritti d’autore. Un caso senza precedenti e più che imbarazzante per l’”INK” di Pola, che la dice lunga su come a volte una parziale o totale ispirazione ad altrui storie cinematografiche possa imbattersi in pericoli di sanzioni per plagio. Vediamo com’è andata.

L’invito dei manifesti teatrali è allettante: “La Fantastica fabbrica di dolciumi dove nessuno ha mai messo piede apre le proprie porte”. E, ironia della sorte, va a finire che nessuno nemmeno ci entrerà per scoprire quel che c’è all’interno. Possibile che sia stata la mega industria americana Warner Bross Pictures ad accorgersi che sotto “Zvonko Bobi Bonko” sta la celeberrima storia de “La fabbrica di cioccolato (Charlie and the Chocolate Factory), film del 2005 diretto da Tim Burton, con interprete principale lo scanzonato Johnny Deep? Sta di fatto che di mezzo ci sta anche l’omonimo romanzo di Roald Dahl e il primo altrettanto noto adattamento cinematografico del 1971, “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” con il comico Gene Wilder. Nel suo caso, Tim Burton si era tutelato con l’ispirazione diretta all’opera letteraria.
Da dove ha attinto il teatro istriano? In verità, osservando la trama proposta, la storia diventata una fiaba molto nota, trova elementi identici: i biglietti d’oro nascosti in altrettante tavolette di cioccolato, i bambini fortunati che li trovano e varcano i cancelli della Fabbrica di Cioccolato del signor Wonka, il contatto con il suo magico mondo di dolci, l’effimero godimento e l’apparente bontà. In realtà ne scaturisce una severa lezione che intrappola i bimbi golosi. Lo scopo didattico, quello di inquadrare i moderni problemi sociali, era nobile: alimentazione malsana, dipendenza dalla tecnologia, ingordigia, vizio, pretenziosità e prepotenza. Con qualche variante sul tema è la storia diffusa da Hollywood checché se ne dica. A volte può anche risultare difficile individuare la linea di demarcazione tra ispirazione, adattamento, riproduzione, plagio e contraffazione. Tuttavia, da qualche parte è arrivato il monito di usurpazione della paternità dell’opera, di appropriazione indebita di un prodotto originale dell’altrui ingegno. È anche vero tra l’altro che il diritto d’autore viene considerato un diritto po’ “fluido”, anche perché le opere intellettuali non possono essere sottratte con atto tangibile. Evidentemente, l’atto dell’utilizzo abusivo può risultare riconosciuto anche in caso di “calco” parziale e di rielaborazione di un’opera senza che venga dichiarata l’origine o magari nascondendola con una serie di modifiche parziali. Dal Teatro Istriano, comunque, non arrivano contestazioni o smentite. Non ci si difende rinnegando di avere spacciato per propria l’altrui opera. Semplicemente, a scanso di rischi (leggi denuncia), vengono cancellati gli spettacoli dal cartellone. Con invito alla comprensione e tante scuse agli spettatori, confidando nella loro fiducia. La fabbrica ha chiuso. Invece del dolce resta l’amaro in bocca. Con il botteghino teatrale, aperto per la restituzione del denaro a coloro che hanno acquistato i biglietti per quello che sarebbe dovuto essere il principale spettacolo di fine e inizio anno per l’infanzia. Il Grinch, da Hollywood, ha rubato il Natale.

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