Cantiere, il… destino rimandato al 4 marzo

Il Consiglio dei creditori vota un nuovo tentativo di vendita della quota di maggioranza dell’Uljanik brodogradna 1856

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Cantiere, il… destino rimandato al 4 marzo
Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Sembra una pièce scritta da Eugène Ionesco. O Harold Pinter. Teatro dell’assurdo, per la precisione. La seduta del Consiglio dei creditori del fallimentare Uljanik brodogradiliste, svoltasi ieri a Pisino, ha fissato al 4 marzo un’ulteriore asta per l’alienazione del 54,77p.c. del pacchetto azionario che lo Stato detiene dell’Uljanik brodogradnja 1856, impianto nato sulle ceneri dello storico stabilimento navalmeccanico, ormai allo stremo.

“Si è deciso di indire un’altra asta pubblica, il 4 marzo e alle condizioni già stabilite. Quindi, non si andrà sotto i 6,9 milioni di euro e chi fosse intenzionato ad acquistare dovrà dare garanzie sul mantenimento della produzione”, ha detto il curatore fallimentare, Loris Rak, specificando che alcuni soggetti hanno manifestato un certo qual interesse, ma resta da vedere se poi vorranno concretizzare l’offerta. Finora l’interesse di quanti si erano detti disposti allo shopping si era volatilizzato al momento di versare la garanzia richiesta per poter prendere parte all’asta. E quindi non si è svolta asta alcuna.
Com’era già successo alcune volte, alcuni potenziali acquirenti hanno manifestato l’interesse alla manovra a un soffio dalla seduta del Consiglio dei creditori. Offerte che il Consiglio dei creditori non ha potuto valutare.
Nel corso della seduta, Nevenka Kovčalija, sostituto procuratore che nel Consiglio rappresenta lo Stato e quindi, in virtù della consistenza della quota societaria il proprietario di maggioranza, ha chiesto che alla direzione dell’Uljanik brodogradnja 1856 venga limitato il raggio decisionale. Perché? Presto detto: “si tratta di un’azienda importante per Pola, la Regione istriana e la Croazia” e, diciamo noi, bisognerebbe andare cauti. Il curatore fallimentare ha avuto qualche obiezione e parte dei creditori ha avuto un’alzata di sopracciglio. Ma molto probabilmente si tratta di una misura cautelativa, con la quale lo Stato vuole mettersi al sicuro da possibili sorprese.
Alla seduta di ieri, al Tribunale commerciale di Pisino, era presente una ventina di dipendenti dell’Uljanik brodogradnja 1856, che hanno avuto a loro volta qualcosa di dire. Meglio da chiedere: di mettere fine a quest’agonia, a questo estenuante gioco di nervi che li sta logorando. Hanno annunciato per lunedì alle 9 un incontro dei lavoratori per decidere il da farsi, alla luce di quanto deciso ieri a Pisino. Dicevamo che l’Uljanik brodogradnja 1856 sta ormai annaspando. In termini di legge la direzione potrebbe (e forse già dovrebbe) avviare la procedura fallimentare e molto probabilmente, chiedendo di mettere i paletti alla decisionalità dei vertici cantierini, lo Stato potrebbe avere voluto esorcizzare proprio questa possibilità.
Per il direttore dell’Uljanik brodogradnja 1856, Samir Hadžić, un venerdì nero, e non ha nascosto la propria frustrazione. “Non posso credere che si possa procrastinare all’infinito. Si fugge dalla responsabilità, si apportano decisioni incomprensibili, che non corrispondono alla situazione che si sta affrontando e va a finire che il danno più grande ricade sulle spalle dei creditori e tra questi ci sono pure dipendenti attuali, doppiamente castigati. Si cercherà un capro espiatorio e non ci saranno colpevoli. Se avessero voluto chiudere lo stabilimento, il momento era a maggio 2019: ci hanno dato un nuovo inizio, una speranza, concessioni, capitale e quando la quota maggioritaria sarebbe dovuta andare in vendita, come Legge vuole, niente… a distanza di 15 mesi siamo qua, fermi. Sì, è una condizione frustrante. Tutto è nelle mani dello Stato, che può fare e disfare”, ha detto Hadžić.
Facendo un passo indietro, il giorno precedente la seduta hanno manifestato interesse all’acquisto l’israeliana Izrael Shipyard (che offre da 5 a 6 milioni di euro), l’italiana Micoperi (che però necessita di alcuni mesi per la due diligence) e infine ieri si è fatta avanti la cipriota La Maison (che offre tra 8 e 9 milioni di euro). Fino il 16 febbraio si avrà tempo di studiare la situazione dell’Uljanik brodogradna 1856 e poi fare i conti con il portafogli. Ci sembra maleducato scomodare ancora una volta Speranza. Probabilmente sarà stanca.

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