Bruno Cergnul: «Prima il buongiorno e poi, se necessario, si cambia registro»

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Bruno Cergnul: «Prima il buongiorno e poi, se necessario, si cambia registro»
Foto: Daria Deghenghi

Che cosa la spinge a (ri)candidarsi a vicesindaco in rappresentanza della Comunità Nazionale Italiana di Pola alle elezioni del 18 maggio?
Ciò che mi spinge a ricandidarmi è la consapevolezza di quanto fatto in questi quattro anni. Intanto, ho portato a termine tutto quello che avevo promesso e di più, perché nel frattempo sono emerse situazioni all’epoca imprevedibili, come l’emergenza “radon” alla scuola elementare italiana “Martinuzzi”, che abbiamo risolto in modo conveniente. Credo che i polesi siano al corrente degli impegni che abbiamo investito in questo ambito e ciò mi da la confidenza di poter continuare, anche perché intravedo nuove possibilità e nuove strade da percorrere. Oltretutto, vorrei seguire fino alla fine il restauro dello stabilimento balneare di Stoia e avviare l’ampliamento della scuola elementare.

Quali sono le sue posizioni politiche generali sull’asse destra-sinistra e quali le referenze professionali e personali?
Politicamente, come tutti sanno, sono indipendente da ogni opzione politica. Ovviamente non sono fuori dal mondo anche se non mi esprimo in termini univoci: mi risulta che sia la destra politica che la sinistra abbiano entrambe buoni propositi, però hanno anche i propri limiti, soprattutto quando si trovano nelle briglie dei rispettivi partiti. Nei partiti non c’è democrazia. Le iniziative sono sempre subordinate alla logica delle decisioni della gerarchia politica e questa condizione lega le mani e le menti.

Che tipo di approccio politico intende adottare per rappresentare gli Italiani nell’arena politica locale?
Il mio proposito è di continuare con l’approccio scelto quattro anni fa, essere me stesso perché e come tale che i polesi mi conoscono e sanno quello che possono aspettarsi. Questo mio ‘io’ e questo mio sentimento non posso né voglio cambiarlo, e credo che vada bene per rappresentare gli italiani in tutti gli ambiti politici, sia a livello locale che ai livelli regionale, nazionale ed internazionale. Io col premier parlo in italiano e me ne vanto e anzi, le dirò che il capo del governo parla un eccellente italiano.

Quali sono, oggi, secondo lei, gli interessi degli italiani di Pola e come vanno perseguiti?
Gli interessi degli italiani di Pola sono molteplici e vanno a confluire in tutti gli ambiti della vita, dal personale e familiare, al pubblico e ufficiale. Potremmo discuterci delle ore, ma è necessario ridurre il discorso a pochi concetti e parole povere. Personalmente vorrei che gli italiani si convincessero e trovassero più forza a usare la propria lingua, dialetto compreso, in ogni ambito della vita civile. Dalla casa e dalla strada ai luoghi pubblici e servizi vari. Vorrei che avessero più coraggio in questo senso. Che al negozio, dall’avvocato, dal dottore o in banca augurino prima il ‘buongiorno’ perché ci sono ottime probabilità che si sentano rispondere in italiano. Se non funziona, si cambia registro, è chiaro. Ma il primo impulso dovrebbe essere quello di usare l’italiano. Secondo la mia esperienza l’italiano è ancora privatamente in uso ovunque, ma c’è questo timore di non avere il diritto di precedenza, ed è un errore. Questo dovrebbe essere un nostro modo di distinguerci ed essere polesani. Io le dico che oggi al municipio parlo in italiano col cinquanta per cento dei dipendenti. Questo è il mio appello ai polesani.

Come valuta il livello di presenza e visibilità del bilinguismo in ambito cittadino?
Come valuto il livello di presenza dell’italiano in ambito pubblico? Mi sembra di aver risposto col precedente ragionamento.

Come valuta l’attuale livello di cooperazione tra la Comunità degli Italiani (o altri enti CNI) e l’amministrazione municipale?
Il livello di cooperazione tra la Comunità degli Italiani e la Città di Pola? I contatti sono occasionali, sporadici e io direi insufficienti. La collaborazione e lo scambio di idee possono produrre vantaggi per i connazionali. Ho sollecitato io stesso iniziative per produrre una collaborazione diciamo limpida e senza ostacoli. Insomma, ci vorrebbe un approccio paritetico senza supponenza e senza subordinazioni. Sono socio della CI da oltre sessant’anni e non riesco a concepire la mia vita senza la Comunità degli Italiani che era ed è la mia seconda casa. Bisogna attirare in Comunità i polesani anziani, ma soprattutto i nostri figli e nipoti per tramandare la nostra cultura. Sono anche stato consigliere e nella mia storia professionale ho realizzato diverse donazioni a favore della CI e della SAC Lino Mariani.

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