Bonarina. Il molo 7 si svecchia

«Serviva» 130 natanti, ma ormai ha fatto il suo tempo. La ristrutturazione costerà 4,4 milioni di kune

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Bonarina. Il molo 7 si svecchia

Via i vecchi pontili a palafitta e largo ai galleggianti. C’è voluto del tempo per accorgersi che rinviando l’opera alle calende greche la struttura avuta in retaggio dagli anni Sessanta sarebbe crollata. Rischiare oltre sarebbe stato come giocare alla roulette russa. Ora si corre ai ripari. Sono in corso da due settimane i lavori di demolizione e rimozione del molo 7 del porto nautico di Bonarina. Si tratta del molo centrale, quello che si sviluppava a “t” con l’aggiunta di una ventina di pontili laterali minori, uniti alla base per dare una sistemazione sicura a ben 130 natanti da diporto di piccola o media taglia. Che la struttura fosse a rischio di crollo lo si era notato da qualche tempo, in alcuni punti particolarmente vulnerabili del molo: bastava osservare i piloni di ferro fissati nel fondale a sostegno del pontile per notare l’elevato livello di ossidazione a opera della salsedine e dell’umidità: anche in questo caso l’inesorabile scorrere del tempo e l’inevitabile erosione hanno firmato la condanna della costruzione basata esclusivamente su ferro (piloni e rotaie) e sul legno (pavimentazione), altamente degradabili.

I rottami della vecchia costruzione a piloni

Un’officina galleggiante

Le operazioni di smantellamento sono di necessità ingombranti e rimbombanti: per estrarre dal mare i piloni di ferro e togliere le rotaie che costituiscono la base orizzontale del pontile si procede dalle costruzioni laterali per arrivare al molo centrale. Un’officina galleggiante munita di seghe circolari e argano per il sollevamento del carico affianca i costruttori che lavorano in superficie e in immersione. Per ridurre in pezzi i piloni e le rotaie della struttura si procede a tappe, dalla periferia al centro. Così sparisce un pontile che sin qui aveva retto senza troppi acciacchi lo scorrere del tempo e la forza della corrosione. Si estraggono gli elementi in ferro, li si riduce in pezzi trasportabili a riva che quindi vengono ammassati sulla banchina di carico e scarico di lato allo storico bar a palafitta (che anche oggi accoglie i giocatori di carte e di scacchi del fine settimana). In riva la montagna di ferro vecchio si moltiplica a vista d’occhio: per ogni segmento estratto dal mare si calcola che vengono deposti a riva cinquecento chilogrammi di ferro arrugginito. Naturalmente, prima che si desse il via alle operazioni di estrazione dei piloni è stata sospesa l’erogazione di acqua e luce agli yacht, che in questa fase dei lavori vanno e vengono a seconda delle necessità del cantiere.

Il molo 7 offre ormeggio sicuro a 130 natanti da diporto

Un molo in sezioni

Il molo 7 con le sue estensioni laterali ha la bellezza di 267 metri e offre riparo a 130 imbarcazioni. Per smantellarlo e sostituirlo con un pontile galleggiante delle stesse dimensioni e della medesima pianta, le barche si stanno facendo sloggiare a turni, sempre dalla periferia al centro. Sarà così fino alla fine di novembre, quando si calcola di ripristinare il servizio ormeggi in toto. Per ogni struttura che viene rimossa, un’altra arriva dalle fabbrica Marinetek Adriatic di Zara. Il futuro molo arriva a Pola in sezioni da 9 e 12 metri l’una, che a differenza della vecchia struttura a piloni saranno completamente galleggianti, come si usa fare oggigiorno. I vantaggi sono plurimi e includono leggerezza, flessibilità, longevità e sicurezza. I moli galleggianti si muovono insieme con le imbarcazioni a garanzia di una maggiore sicurezza dei fruitori. Ogni opera in mare è sempre più costosa del suo equivalente a terra e il recupero di Bonarina non fa eccezione. L’Autorità portuale investe nelle operazioni di riqualifica del porto nautico 4,4 milioni di kune. L’azienda partner nel cantiere è la zaratina Marinetek, perché era già stata ingaggiata con successo in precedenti riparazioni parziali e perché si è distinta nell’ampliamento del molo della Capanna del pescatore alias Fischerhütte.

L’officina gallegiante munita di seghe circolari e argano

Pontili «imbottiti»

A Zara sono in via di fabbricazione 23 pontili del tipo “all concreet” (tutto cemento), imbottiti di materiale galleggiante idrofobo, lunghi tra i 9 e i 12 metri e larghi 2,2. I segmenti sono rinforzati con paraurti da ambo i lati, dotati di canali per l’impiantistica (rete idrica, rete elettrica, idranti antincendio) e ormeggi. Le armature in acciaio sono completamente rivestite per ridurre al minimo ogni rischio di ossidazione e di erosione. L’aspettativa di vita di questi galleggianti è di cinquant’anni. A tanto erano arrivate anche le costruzioni in ferro e legno, ma non senza la necessità di continue riparazioni. Arrivato al 2020, il molo 7 ha esaurito il suo tempo. Il pericolo di crollo ha raggiunto l’apice in questi mesi di pandemia e l’Autorità portuale ha deciso di non sprecare altro tempo: il porto e la location hanno un’importanza sentimentale per la comunità locale oltre che economica per l’industria dell’ospitalità dell’anello limitrofo. Ultimamente gli investimenti si vanno accavallando: prima negli impianti di videosorveglianza poi per gli ormeggi ai moli 8 e 9. Entro l’anno saranno rimessi a nuovo anche i servizi igienici divisi tra la clientela del porto e quelli del bar a palafitta. Che, sia detto di passaggio, gradirebbe a sua volta una ristrutturazione totale.

Anche lo storico bar a palafitta gradirebbe una ristrutturazione

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