È bello essere donna. Lo sarebbe anche se scritto in lingua italiana

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È bello essere donna. Lo sarebbe anche se scritto in lingua italiana

Si fa un gran parlare di bilinguismo, ultimamente, e di regola si conclude che l’italiano nella vita pubblica vada favorito e sollecitato per ragioni culturali, identitarie, storiche e sociali. Ma che fra tanto dibattere ci scappi ancora il manifesto solamente in lingua croata, in sede, bisognerà considerarlo alla stregua della solita eccezione che conferma la regola? D’accordo, la Comunità degli Italiani affitta la sua sala a terzi per arrotondare, le manifestazioni per così dire “esterne” sono numerose e in linea di principio non è possibile imporre all’ospite che paga l’affitto di tradurre in italiano tutto il materiale pubblicitario che accompagna un evento culturale. Questo è chiaro. Eppure ci sono occasioni in cui una migliore sintonia di vedute tra chi offre e chi occupa la sala di via Carrara potrebbero sortire locandine e manifesti bilingui o perlomeno parzialmente bilingui in modo che, almeno in casa nostra, “essere donna sia bello” se non altro tanto quanto è “lijepo biti žena”.

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