Avvento: tanta pioggia, troppe spese, pochi affari. E cresce lo scontento

In giro tra le casette e le bancarelle del Villaggio di Natale

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Avvento: tanta pioggia, troppe spese, pochi affari. E cresce lo scontento
Piazza Port’Aurea con la pioggerellina: non c’è anima viva. Foto: DARIA DEGHENGHI

È cominciato come un Avvento qualunque, sotto la spinta dell’ottimismo e della speranza, ma poi si è trasformato in una Via Crucis e molto probabilmente finirà con la Passione degli imprenditori che si sono cimentati nella problematica avventura dell’affitto delle casette di Natale. La gran parte dei gestori non solo non guadagna, ma ci ha rimesso anche il capitale inizialmente investito per far partire l’attività. Se Dio vorrà, forse qualcosa cambierà l’ultima settimana del 2022 con i tre Veglioni di Capodanno, ma ormai pochi ci credono. Di giorno in giorno, abbiamo raccolto le opinioni dei passanti, dei clienti e degli esercenti. Opinioni discordanti sulle cause del fiasco, ma sempre concordanti sulle conseguenze: quest’anno, a un certo punto delle feste, qualcosa è andato storto. Cerchiamo di capire che cosa.

Dalla fine di novembre, il cielo è di manica larga con la pioggia e tirchio di sole. A metterci a contare i giorni di sole, non possiamo dire di averne avuti più che una manciata. In compenso, è piovuto a catinelle o più o meno quasi sempre. Con la motivazione della pioggia è montata subito dopo due settimane la protesta dei gestori, che sono andati a lamentarsi dal sindaco chiedendo una riduzione del canone d’affitto di almeno il trenta per cento a titolo di risarcimento danni. Anche oggi la gran parte dei locatari insiste sul fattore maltempo e dice che i prezzi andrebbero calmierati per l’emergenza meteo, che ha mandato tutte le feste a monte.

Sugli affitti concorrenza sleale
Una coppia di giovani che vendono frittelle, panini e wurstel, vin brûlé e bibite ci racconta la propria storia. Sono di Pola e hanno preso una casetta al villaggio di Natale per la prima volta, confortati dal successo dell’evento della passata edizione. La ricetta per le frittelle gliel’ha passata una cuoca che fa questo mestiere da sempre e con soddisfazione, ma “quest’anno, che è andata male per tutti, è andata male a maggior ragione per quelli che sono partiti da zero”. Il giovane imprenditore alle prime armi con una casetta dell’Avvento confessa amareggiato: “Abbiamo lavorato gratis praticamente fino a Natale per coprire i debiti. Ben che vada, forse fino a Capodanno guadagneremo qualche spicciolo, ma ora che ci penso, il gioco non vale la candela. Noi non lo sappiamo, perché siamo qui la prima volta, ma quelli che lavorano un po’ meglio affermano che gli affari vanno decisamente male. Chi lamenta un calo delle vendite del 30 e chi del 50 per cento”. La sua compagna ci spiega la questione dal lato pratico: “Il sindaco dice che i nostri prezzi sono troppo elevati, ma guardi che cinque chili di farina ci costano 30 kune, un chilogrammo di yogurt, anche in offerta, costa 15 kune e le uova, ingrediente chiave, costano 22 kune il pacco da dieci pezzi. Vendo le frittelle a 25 kune perché siamo nuovi, le altre casette le vendono a 30, ma gli affari vanno male anche per noi che smerciamo sottocosto; anzi, per noi vanno decisamente peggio. Il sindaco ci incolpa di avere gonfiato i prezzi all’asta. Ma non siamo stati mica noi a gonfiare i prezzi. La norma era offrire il dieci per cento in più dell’offerta precedente, ma c’è stato chi ha gonfiato il costo artificiosamente con balzi del 500 per cento per poi levare le ancore e ora siamo in cattura tutti quanti”.

Lacrime dopo l’alta stagione
Un cameriere straniero che lavora in piazza Port’Aurea conferma, come tutti, che gli affari vanno male, ma a differenza degli altri tende a dare la colpa all’inflazione, al caro vita, al calo del potere d’acquisto e quindi a una sensazione d’incertezza collettiva per il futuro a partire dalla seconda metà dell’anno. Passata la “sbornia” del buon andamento della stagione turistica, ora si piange: “Abbiamo lavorato bene solo quei tre giorni di festa per i successi della nazionale di calcio, ma questo non è l’Avvento: i Mondiali che c’entrano? Per i concerti in piazza è andata davvero male, intanto perché c’era poca gente e in secondo luogo perché anche quelli che c’erano hanno consumato poco. I clienti prendono da bere, ma preferiscono non mangiare. Si mangia a casa. E fuori si prende una birra e non due. Mi è difficile fare un calcolo e tentare un giudizio, perché i prezzi rispetto all’anno scorso sono cambianti, sia in entrata che in uscita. Tuttavia, direi che, a occhio e croce, il calo delle vendite sfiori il cinquanta per cento, se non più. Ma poi perché ci si stupisce tanto? Basta considerare noi stessi come clienti al supermercato: a parità di esborso portiamo a casa meno roba e le conseguenze sono ovvie. A un certo punto si risparmia su tutto quello che non serve”.

Fiasco, piatto con molti ingredienti
Un gestore del centro storico, veterano del settore, Denis Bimbašić, si confessa con meno timore di essere giudicato, perché la sua casetta non l’ha prenotata all’asta ma ne usufruisce di diritto in qualità di “locatore duraturo” di suolo pubblico. I bar che pagano il canone per l’occupazione del suolo pubblico durante l’anno, hanno infatti la prerogativa della casetta gratuita a Natale. A suo avviso i fattori che hanno portato al fiasco del Villaggio di Natale sono davvero molti e il maltempo non è stato altro che l’ultimo chiodo sulla cassa. Tra quelli che cita (e gli altri confermano) è certamente il fattore posteggi e non tanto il fatto dei rincari, quanto piuttosto l’esclusiva dei posteggi chiusi per i residenti (Holders only). Il posteggio gratuito è assicurato solo nelle ore serali e comunque nei parcheggi più distanti, come piazzale Carolina ecc.
Poi c’è la questione dei prezzi che si ricollega a sua volta alla questione dei canoni di locazione. Ebbene i canoni sono enormi, questo è certo, ma è vero che se li sono gonfiati gli stessi locatori contendendoseli all’asta. Chi mastica affari conosce benissimo la “regola del tre”: per un investimento di centomila kune nell’occupazione del suolo pubblico, ci vuole un giro d’affari di almeno trecentomila kune per avere un tornaconto che regga, ci spiega il nostro interlocutore. Ora, sapendo che quest’anno alcuni canoni hanno sforato le soglie di 65.000 e 82.000 kune, e notando la scarsa circolazione di spettatori agli eventi, di passanti e di clienti nel centro storico, il calcolo è presto fatto: la maggioranza andrà a casa con un conto in rosso. Per dirla con le parole di Bimbašić e un luogo comune, “tanti hanno fatto un passo più lungo della gamba”. Egli stesso dice che, ad aver dovuto partecipare all’asta, non avrebbe mai offerto più della metà dei prezzi aggiudicati. Questo per altri due motivi: primo, Pola non è Zagabria e quindi non è una meta turistica invernale (e chiaramente la clientela locale ha i suoi limiti). E, secondo, perché finora l’Avvento polese era l’unico in Istria, ma oggi ha concorrenti in ogni località di mare e dell’entroterra. La clientela si è divisa e ha scelto di andare altrove.

Denis Bimbašić.
Foto: GIULIANO LIBANORE

Tagli ai canoni? No
Che dire? La calibrazione dei canoni d’affitto a posteriori ha senso per alleviare le pene a chi è in perdita? Secondo il sindaco e l’ente Pula Film Festival, no. Assolutamente no. Ma Capodanno deve ancora venire e manca ancora tirare le somme. È possibile che i gestori del Villaggio di Natale facciano quadrato con i gestori dei locali commerciali del centro storico, incavolati a loro volta per gli stessi motivi e altri ancora, e può darsi che la pressione sull’amministrazione comunale diventi insopportabile. Il centro sta morendo. Qualcuno dovrà pur decidersi a fare qualcosa.

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