Alberghi e ostelli. Nel gioco di Monopoly c’è spazio per tutti

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Alberghi e ostelli. Nel gioco di Monopoly c’è spazio per tutti

Era popolare negli anni Ottanta quel gioco di nome Monopoly che insegnava ai bambini le leggi della buona economia di mercato, il valore dei terreni e del capitale, la messa a frutto dei lotti edificabili, la pianificazione degli investimenti, la costruzione di alberghi su larga scala. Vinceva chi era più bravo a gestire le proprie finanze e mandava gli altri in bancarotta oppure in prigione. Sì, c’era anche la prigione, ma non era un posto ambito per gli aspiranti capitalisti e maghi della finanza, dell’edilizia, della speculazione. Bisognava evitarla a tutti i costi la prigione.

Un Piano… decennale

Quel tabellone sul quale si lanciavano i dadi della sorte ricorda vagamente un altro grande “tabellone”, in realtà molto più complesso e sofisticato, e tuttavia disseminato di alberghi ancora inesistenti ma possibili, fattibili, edificabili, che di nome fa Piano urbanistico generale (PUG). È il documento chiave di tutta la pianificazione ambientale della città per il prossimo decennio e oltre. La sua approvazione risale al 2008, dopo che ci avevano lavorato sopra per un decennio squadre di progettisti e urbanisti dello studio privato Urbis e quelli al servizio dell’assessorato all’Edilizia. Già all’epoca il documento prevedeva ampie distese di terreno vergine o soltanto parzialmente urbanizzato, riservate per la costruzione ex novo di alberghi e strutture turistiche per vari target di ipotetici clienti. Saccorgiana, Stignano, ma anche Pragrande erano state subito prenotate per alberghi di nuovo conio che sinora, è vero, nessuno ha visto crescere da nessuna parte. Col tempo, poi, al Piano sono stati aggiunti un albergo dopo l’altro proprio come si faceva sul tabellone del Monopoly, magari anche senza criterio, così alla rinfusa. Facciamone due di là, e cinque di qua, no, aspetta, meglio un albergo e un campeggio di là e di qua altre due marine per i diportisti, da affiancare agli alberghi. E così da Musil a Santa Caterina, da Valcane a Vallelunga.

Musil: 5 alberghi di lusso

Vogliamo fare la conta degli alberghi e dei letti che dopo una serie di integrazioni al PUG (le ultime devono ancora ottenere il lasciapassare del Consiglio municipale) sarà possibile costruire non appena i potenziali investitori si saranno divisi il tabellone ai “dadi” che nel mondo dell’economia di mercato chiamiamo “offerte”? Bisogna armarsi di pazienza, per cominciare: strada facendo la lista si è allungata parecchio. Anni fa si è unito alle aree destinate all’espansione turistica anche quello splendido promontorio che di nome fa Musil, ex area smilitarizzata in attesa del suo miracolo economico per il momento niente affatto tangibile. In cifre: cinque alberghi di lusso per oltre 2.200 posti letto, ma soltanto roba esclusiva, per capirci, non certo strutture a corto di stelle: un albergo da 750 letti, uno da 320, uno da 400, un altro da 550 e uno infine da 250 posti letto con circondari più o meno estesi, disseminati su un’area comunque sufficientemente ampia per accogliere anche parchi, giardini, viali, zone sportive, locali di ristoro, spiagge, porti. La proprietà è in minima parte del governo locale e in massima della Repubblica di Croazia, per cui chi bandisce le gare per le concessioni sarà lo Stato, con il benestare dell’amministrazione cittadina.

Da Valcane a Valsaline

Poi viene l’insenatura confinante di Valovine e la sua fitta pineta un tempo popolata abusivamente da ex dipendenti civili dell’esercito e da zingari, che avevano occupato i bungalow abbandonati dell’Arenaturist. Eccoti un altro albergo da 400 posti letto per Valovine e procediamo verso la cava Max, dove sarà possibile costruire un albergo, purché di dimensioni ridotte (un centinaio di letti appena) per clienti dalle necessità specifiche come uomini d’affari, squadre sportive… Poi viene Valcane. Un altro albergo da 360 posti letto in prossimità dei campi da tennis con tutto quel ben di Dio di spiagge che si snodano serpeggiando fino a Valsaline, dove, invece dell’attuale umile ostello sorgerà un albergo a tutti gli effetti con 80 posti letto, piccolo ma grazioso. E ci spostiamo lentamente in direzione di Saccorgiana, altra mecca futura del turismo polese e istriano. Un giorno l’insenatura e le aree circostanti dovrebbero accogliere un albergo e un campeggio con un potenziale ricettivo comune di poco superiore ai 1.500 posti. Anche in questo caso i terreni sono in buona parte dello Stato e c’è poco da lamentarsi se finora non sono stati messi a frutto. Di Santa Caterina è stato già detto tutto o quasi. La concessione è in mano all’imprenditore Danko Končar. Sull’isolotto dovrebbe sorgere un albergo di medie dimensioni, con potenziale ricettivo non superiore alle 200 unità. Similmente, in zona Idroscalo il PUG prevede l’ennesimo albergo da 100 posti letto, né piccolo né grande, si spera giusto.

Il destino del Marina

Tra le zone che prima non erano turistiche in nessun caso, ma forse potranno diventarlo in futuro c’è anche l’ospedale della Marina, che presto toglierà il disturbo e tornerà “a casa”, o meglio negli edifici di nuova costruzione in via
Zagabria. L’ex Marina finirà in mano all’Università degli studi di Pola. La destinazione d’uso da socio-sanitaria è stata modificata in abitativa, commerciale, pubblica e sociale, ma è difficile prevedere gli sviluppi futuri della costruzione. Anche la cosiddetta “ex caserma dell’Uljanik” che dà su via dell’Arsenale ha avuto luce verde del PUG per subire una metamorfosi funzionale in favore del turismo. Potrebbe diventare un ostello con 300 posti letto e sarà certamente uno dei primi immobili a finire in vendita in caso di liquidazione del cantiere navale. E come se non bastasse, anche il Centro sociale Rojc vorrebbe darsi all’impresa, se non altro per potersi autofinanziare e non dover più gravare sulle spalle di mamma-città. Le associazioni inquiline del Rojc vorrebbero insomma gestire un ostello con 80 letti nell’ala laterale disabitata dell’ex casermone e guadagnarsi così da vivere per svolgere più agevolmente le attività di cui si occupano (chi di difesa ambientale, chi di musica, chi di assistenza ai disabili ecc). Un altro caso di possibile recupero funzionale s’ispira al medesimo copione: il “mulino elettrico” di Vallelunga verrebbe a sua volta trasformato in hotel da 80 posti, e il Piano urbanistico generale non glielo nega, ma anzi sollecita l’iniziativa, perché “le rive settentrionali del porto di Pola hanno davanti un futuro quasi esclusivamente turistico”.
A sorpresa dal Piano spuntano anche un Centro congressi con hotel in quella che fu la zona industriale di Siana (altri 250 posti letto) e un albergo in funzione del turismo sanitario a Stignano con altri 100 posti. Rimane intatta a Pragrande l’area riservata a un albergo in funzione dei vicini campi di calcio: l’investimento auspicato è sempre legato ai destini della società calcistica, che, come abbiamo visto, non ne ha saputo trarre vantaggio (o non ha saputo attirare i capitali necessari). Ora dai nuovi titolari è attesa più intraprendenza di quella delle gestioni passate. Questa dunque la nuova carta turistica di Pola, la carta degli investimenti auspicati, ipotizzati e abbozzati senza certezze di sorta. Il tabellone è pronto, resta da vedere l’esito del lancio dei dadi.

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