Al Pronto soccorso è sempre emergenza

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Al Pronto soccorso è sempre emergenza

L’incontro con i dottori Srđan Jerković e Gordana Antić Šego, rispettivamente direttore e vicedirettore dell’Istituto di Medicina d’Urgenza regionale, è scaturito da una domanda rivolta ai responsabili della struttura che si occupa di emergenza sanitaria su tutto il territorio istriano, dopo l’avvenuta firma dell’accordo di cofinanziamento dei team di pronto intervento nelle regioni costiere del Paese. A siglare l’accordo oltre alla Regione, il Ministero per il Turismo, che ha stanziato 1,5 milioni di kune per 7 regioni croate con sbocco sull’Adriatico. Ma quanto denaro è entrato nelle casse dell’Istituto che ha sede tra le mura dell’ospedale civile di Pola?

Un dovere delle autonomie locali

“Ben poco, ossia 160mila kune – ci dicono i nostri interlocutori –. Anzi pochissimo, se si pensa che un team T1, composto da medico, infermiera/e e conducente dell’autoambulanza, ha un costo mensile di 280mila kune”. La dottoressa fa subito un paragone: “È come se ci pagassero un solo medico soccorritore a stagione per un turno di otto ore giornaliere”. Briciole. D’altra parte, lo Stato ha detto la sua in merito all’emergenza sanitaria in regime di stagione turistica, votando un parametro di legge che non contempla alcun genere di finanziamento aggiuntivo. Comodo, però è così. “D’altro canto – continua la dottoressa Antić Šego –, il dovere di cofinanziare i Pronto Soccorso è passato nelle mani delle autonomie locali, che lo fanno ogni anno stanziando per il nostro Istituto 3,4 milioni di kune, che accanto agli 1,9 milioni di autofinanziamento fanno in totale 5,5 milioni”.

Il cantiere dell’Ypsilon

“Ora si pone anche un altro problema sempre in termini di finanziamenti statali mancanti. Il Ministero per il Traffico e la Marineria si fa carico ogni estate – dal 15 giugno al 15 settembre – del cosiddetto team Y, l’Unità di pronto intervento dislocata a Pisino, che è di guardia sull’Ypsilon istriana e sulle altre strade regionali. Ovviamente, lo farà anche quest’anno. Però non sta tenendo conto di una cosa importante, ovvero che ci è stato chiesto di coprire i soccorsi nel grande cantiere del troncone orientale della Y ch’è in costruzione (il tratto Pisino-Monte Maggiore) per due anni di fila: sono 600 operai in tutto, che possiamo considerare ad alto rischio. Il tratto è lungo 28 chilometri. Non sappiamo proprio come faremo perché anche da noi è come nel resto della sistema sanitario: mancano i medici”.

Carenza di medici

“Pur essendo in totale in 200 – continua la dottoressa –, dal primo marzo i medici dei servizi di Pronto soccorso e di accettazione sono appena 31 dei 50 che abbiamo avuto in precedenza. Infatti, per turni di guardia normali dobbiamo disporre di 45 medici più altri 20 nella stagione turistica. Mi sta chiedendo dove se ne sono andati? O sono andati a specializzarsi per diventare degli strutturati oppure si è trattato di fughe, all’estero in special modo. Non dimentichiamoci che in Germania un medico del Pronto soccorso è pagato 100 euro all’ora. D’altra parte, per fortuna, il nostro Istituto è ben quotato, e ogni giorno qualcuno si fa vivo per chiedere di poter venire a lavorare da noi”.
“Non ci occupiamo soltanto della loro educazione permanente, bensì anche di questioni di altro genere quando si tratta di nuovo impiego e di colleghi che non risiedono sul territorio” aggiunge il dott. Jerković. “Scriva pure che la dottoressa Gordana Antić Šego è istruttrice internazionale in Formazione d’Emergenza (ITLS è la sigla internazionale), che viene invitata per dei corsi anche all’estero: ultimamente è stata chiamata anche in Italia. Ai medici che arrivano da altre regioni della Croazia assicuriamo anche un alloggio e li aiutiamo ad ambientarsi. In fondo, si tratta di lavorare sodo e per lunghe ore, di giorno e di notte”.

Attrezzatura all’altezza

Ecco, appunto, il lavoro: la grossa mole di lavoro che si sobbarcano i team d’emergenza sanitaria a Pola e nelle unità dislocate a Rovigno, Parenzo, Umago, Pisino (Team Y) e Albona. Quando sentiamo le sirene spiegate di un’autoambulanza, solitamente questa si sta dirigendo verso l’Ospedale di Marina di Pola, che disponendo delle maggiori divisioni ospedaliere (Chirurgia generale in primis), accoglie pazienti politraumatizzati, quelli con sindromi coronariche, affezioni neurologiche e patologie di una certa gravità. Gli infartati, invece, vengono accompagnati d’urgenza negli ospedali fiumani; e quello che rende più difficile l’operato delle squadre di Pronto Soccorso, è il tratto mancante dell’Ipsilon in direzione di Fiume. A proposito di mezzi, nulla da eccepire, ci dicono gli interlocutori, in quanto ad attrezzatura “siamo come un qualsiasi altro centro di Pronto intervento europeo: moderni e attrezzati”. Il parco macchine, composto generalmente da 24-25 autoambulanze, è stato dotato negli ultimi tre anni di 7 nuovi mezzi; entro la fine dell’anno si pensa di arrivarne a 10. Non teniamo un’autoambulanza per più di due anni, anche se il loro costo varia dalle 600mila a 1 milione di kune”.

In un turno 250 telefonate

Nel 2018 – questa la statistica – si registrano 50mila pazienti, di cui 14.900 soccorsi dalle autoambulanze e 35mila visitati negli ambulatori d’emergenza sanitaria. Un ruolo importante viene rivestito dalla Centrale operativa dell’194, nella sede dell’istituto a Pola “Qui vede due infermiere di turno 12 ore”, ci dicono i due dirigenti. “In un turno di guardia ricevono anche 250 telefonate. Hanno anche un videocitofono che devono sorvegliare costantemente. E sono chiuse tra queste quattro mura, anche malsane, del seminterrato. Speriamo tanto di poter assicurare loro presto ambienti più grandi e luminosi, magari al piano in questo stesso edificio” conclude Jerković.

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