Verteneglio e Umago in Alta Pusteria

Le CI delle due realtà istriane hanno partecipato al tradizionale festival internazionale dei cori, portando alla manifestazione canti, storia, lingua e l’anima italiana della loro terra

0
Verteneglio e Umago in Alta Pusteria
Le voci di Verteneglio prima dell’esibizione a cielo aperto. Foto: ELENA BARNABÀ

C’è una magia che ogni anno, a fine giugno, si ripete tra le montagne della Val Pusteria, al confine tra Italia e Austria. Una magia fatta di voci che salgono leggere come il vento, di note che si perdono tra le cime innevate e i boschi silenziosi, di cuori che si incontrano e si riconoscono, pur parlando lingue diverse. È il miracolo dell’“Alta Pusteria International Choir Festival”, che quest’anno ha celebrato la sua 28ª edizione accogliendo decine di cori da tutto il mondo in una sinfonia di emozioni, cultura e condivisione. Arrivati dalla lontana Corea del Sud, ma anche dagli Stati Uniti, ben 82 cori, in rappresentanza di 18 nazioni e oltre 2.800 cantori, si sono dati appuntamento in Alto Adige per celebrare la musica come ponte tra i popoli. Tra i protagonisti di quest’anno, due cori misti provenienti dall’Istria, quelli della Comunità degli Italiani di Verteneglio e della CI “Fulvio Tomizza” di Umago, che hanno saputo trasmettere, con la loro musica, un messaggio di identità, cultura e appartenenza profonda all’anima italiana della loro terra. Insieme, questi due cori hanno portato alla manifestazione sia canti che storia, lingua e comunità, un ponte corale tra la costa istriana e le vette alpine, un richiamo alla bellezza radicata nella cultura e nella memoria collettiva.

Una conferma di passione
Nato da un sogno del maestro Stefano Gentili di Roma, questo festival ha saputo crescere di anno in anno, diventando il più importante evento corale italiano e uno dei più amati d’Europa. Eppure, il suo spirito è rimasto intatto in quanto non si tratta di una competizione, ma di un dialogo, di un racconto collettivo che prende forma attraverso la musica. I concerti si sono svolti in 34 diverse località, spaziando tra Italia e Austria, da Brunico a San Vigilio, passando per Sillian, Val Comelico e Dobbiaco, regalando al pubblico e ai coristi un’esperienza fatta non solo di esibizioni, ma anche di emozioni condivise, di paesaggi mozzafiato e di contatti umani autentici.
Per il Coro misto della CI di Verteneglio, diretto con sensibilità e rigore da Karina Oganjan, il festival ha rappresentato un ritorno atteso e vibrante. Dopo l’esperienza del 2022, i coristi sono tornati sui palchi alpini con maggiore consapevolezza e una rinnovata emozione. In cinque concerti, tra Sesto, Landro e Dobbiaco, hanno offerto interpretazioni che hanno saputo fondere la tecnica alla genuinità del sentimento, conquistando il pubblico con la loro vocalità calda, corale, piena di sfumature. Dai brani della tradizione italiana fino a incursioni in repertori internazionali, il coro ha trasmesso l’entusiasmo di chi canta non solo per esibirsi, ma anche per condividere la passione. Il gruppo, coeso e guidato da un’intesa visibile, si è distinto per l’equilibrio vocale, per la pulizia nei passaggi armonici e soprattutto per l’autenticità del gesto corale. Un plauso speciale va all’organizzazione e all’impegno instancabile di Eric Persel, presidente della CI di Verteneglio, ed Elena Barnabà, segretaria e vera colonna portante logistica dell’intera spedizione. La loro presenza ha permesso ai coristi di vivere quest’esperienza nella sua interezza, con serenità e concentrazione.

Una prima volta che lascia il segno
Per il Coro misto della CI “Fulvio Tomizza” di Umago, l’Alta Pusteria ha rappresentato il debutto assoluto in questa prestigiosa cornice. Un battesimo importante, affrontato con coraggio e dedizione sotto la guida del maestro Walter Lo Nigro, che ha saputo infondere nei suoi coristi fiducia, disciplina e amore per la musica. Le esibizioni a Dobbiaco, in Val Fiscalina e a Monguelfo, hanno saputo unire la freschezza della scoperta con una sorprendente maturità interpretativa, dove ogni voce, anche la più timida, ha trovato spazio e significato.
Il repertorio proposto ha spaziato tra generi diversi, dimostrando una versatilità non comune. La loro forza è stata quella di non temere il confronto, di salire sui palchi con rispetto, ma anche con l’orgoglio di rappresentare una comunità viva, presente, forte nelle sue radici culturali. L’entusiasmo dei volti e la vibrazione delle loro voci hanno commosso e coinvolto il pubblico, che ha premiato i coristi con calorosi applausi e sincero affetto. Al fianco del coro umaghese, Floriana Bassanese Radin, presidente della CI di Umago, e Antonella Degrassi, membro della dirigenza, le quali hanno accompagnato e sostenuto il gruppo con grande attenzione e partecipazione, confermando ancora una volta quanto la sinergia tra istituzioni e cultura sia fondamentale per il successo di queste esperienze.

Simbolo di armonia
Uno dei momenti più solenni e toccanti dell’intero festival è stato senza dubbio il concerto sul Plan de Corones, a 2.225 metri d’altitudine, dove 36 cori provenienti da 16 Paesi si sono radunati attorno alla campana “Concordia 2000”, una delle più grandi d’Italia, per intonare all’unisono brani significativi del proprio repertorio. In questo scenario maestoso, dove cielo e terra sembrano sfiorarsi, anche i cori di Verteneglio e Umago hanno dato voce al desiderio di pace e di unità che la musica sa esprimere meglio di ogni parola. L’incisione latina sulla campana “Donet Deus populis pacem” ha trovato piena realizzazione nel gesto corale che vede la musica come preghiera laica, come ponte che unisce identità e mondi diversi.
La partecipazione a questo Festival è un momento di visibilità artistica, come pure un passo nel cammino culturale e umano che le Comunità degli Italiani di Verteneglio e Umago portano avanti da anni con dedizione e passione. Ogni concerto è stato un viaggio, un piccolo rito di bellezza dove il repertorio, come sempre, era libero. Sembrava di entrare in una biblioteca musicale vivente, in cui ogni gruppo era un volume aperto, da ascoltare con rispetto e meraviglia. E in tutto questo, la natura era più di una cornice, una presenza attiva, respiro e complice. Queste voci, così diverse e così unite, hanno ricordato che la musica non ha barriere e che ogni nota cantata insieme è un gesto di resistenza alla dimenticanza, un’affermazione di appartenenza, un sogno condiviso.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display