Valfontane. Prosciugata l’antica sorgente d’acqua

Le trivellazioni eseguite per irrigare il vicino campo di golf hanno irrimediabilmente danneggiato la falda idrica

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Valfontane. Prosciugata l’antica sorgente d’acqua

Dopo le trivellazioni effettuate nel 2012 a poche decine di metri dalla falda idrica di Valfontane, la sorgente storica del Salvorino, dalla quale gli allevatori di bestiame della zona attingevano l’acqua per abbeverare il bestiame, non si è mai più ripresa. Eppure si trova sulla lista dei siti da tutelare. Otto anni fa, la falda idrica era stata danneggiata dalle trivellazioni effettuate per installare un pozzo prima della sorgente, allo scopo di irrigare il campo di golf del vicino insediamento turistico. Nel giro di poco tempo le pompe, troppo forti, avevano prosciugato la sorgente, che aveva anche un laghetto pieno di pesci. I salvorini e la Città di Umago avevano protestato, ma le cose non erano cambiate.
Si tratta di una sorgente che ha una grande storia e che ha fatto la vita del piccolo borgo. L’acqua del laghetto per secoli era servita per dissetare la gente e abbeverare il bestiame, prima che la sua vena idrica venisse prosciugata dalle pompe azionate per irrigare il campo di golf. A distanza di qualche tempo si può dire che anche in questo caso le cose potevano andare diversamente.

La chiesetta di San Lorenzo a Valfontane

Nelle immediate vicinanze della sorgente, di cui oggi rimane poca cosa, si trova la chiesetta di San Lorenzo, una costruzione rettangolare con l’abside a semicerchio e la facciata a campanile. Un piccolo paradiso terrestre che va tutelato, proprio, come la sorgente. Iscritte nel Registro dei beni culturali del Ministero della Cultura, sorgente e chiesa rappresentano il passato del borgo, molto antico e importante. Quando le trivellazioni prima e le pompe poi avevano danneggiato la falda idrica di Valfontane, si era parlato di una vera e propria “guerra dell’acqua”. Una volta prosciugata la sorgente, c’era stata una totale moria di pesci e anguille che arricchivano il laghetto.

La moria di pesci che avevamo fotografato nel 2012

Nel nome del Dio denaro, dunque, si può fare tutto? Ebbene sì. E se per abbeverare il bestiame gli allevatori si sono arrangiati in altri modi, tale situazione ha sconvolto gli equilibri della fauna locale, ossia della selvaggina che gravitava attorno alla sorgente. L’acqua è un bene comune, fondamentale per la vita. E trovarsi di fronte a uno scempio del genere non è certo una cosa piacevole. Fino a quando gli interessi dei privati saranno anteposti, se non addirittura contrapposti, a quelli della gente?
Una cosa del genere era già successa con il porto di Alberi, distrutto e sacrificato per dare spazio al turismo; ora si continua, per dare al campo di golf un’erba bella e rigogliosa, sconvolgendo il mondo animale. E questo non è giusto.

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