Una tragedia che non va dimenticata

Il sindaco di Umago, Vili Bassanese, ricorda Marija Medica e Lina Zacchigna

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Una tragedia che non va dimenticata

Dicono che una persona non sia veramente morta fino a quando c’è qualcuno che la ricordi. Ed è per questa ragione che dopo 76 anni dalla loro morte, Marija Medica (20 anni di Valizza) e Lina Zacchigna (21 anni di Bruttia), sono state commemorate, in modo simbolico, unicamente dal sindaco di Umago, Vili Bassanese. L’emergenza sanitaria legata al coronavirus impedisce qualsiasi evento pubblico, dai funeriali ai matrimoni, alle commemorazioni.

Vili Bassanese rende omaggio a Marija Medica e Lina Zacchigna

Però, nel 76º anniversario della loro morte, avvenuta il 28 marzo del 1944 per opera dei fascisti, dopo una notte di tremende tortute nella caserma di Salvore, il sindaco Vili Bassanese ha voluto, con un gesto simbolico, ricordare quella tragedia. Solitamente alla commemorazione, come quella dello scorso anno, partecipavano le scuole elementari di Umago, quella croata che porta il nome “Marija e Lina” e quella italiana “Galileo Galilei”, delegazioni delle associazioni degli ex combattenti della Seconda guerra mondiale e delle Guerra patriottica, partiti politici, consiglieri municipali, rappresentanti della Comunità degli Italiani di Umago e Salvore. Lo scorso anno c’era stato anche Furio Radin, vicepresidente del Sabor croato.
Ora dunque, e si spera solo per ora, le cose sono cambiate. Ma il messaggio di Vili Bassanese lanciato da Bruttia, dove le due giovani partigiane sono state uccise sul ciglio della strada a colpi di mitra, è forte e chiaro: “Una tragedia che non dobbiamo dimenticare e dalla quale dobbiamo imparare molto perché le due giovani sono state uccise perché combattevano per la libertà. Quest’anno la vita è cambiata e ci ha cambiati, ma continua, come non si è fermato il lavoro delle scuole e il concorso che ogni anno viene bandito per premiare i lavori scolastici migliori per la commemorazione. Appena possibile una giuria li valuterà per premiarli”.
Quando parliamo di Marija Medica e Lina Zacchigna, e della loro morte, bisogna ricordare che questa è stata perpetrata ad opera dei fascisti i quali le hanno torturate nella caserma di Salvore. Erminio Medica e Agostino Zacchigna, fratelli delle due giovani, spesso ci avevano parlato di loro, ma anche delle cose che poi erano cambiate, suscitando altro odio. “I fascisti dopo averle uccise se ne sono andati, e l’hanno fatta franca – ci aveva detto Medica – ma i tedeschi che sono rimasti a Salvore no”.
E all’arrivo dei partigiani che li avevano circondati, non si sono voluti arrendere. L’avevano fatto, dopo un assedio praticamente senza scampo, alcuni giorni dopo. Deportati dai partigiani, probabilmente sono stati fucilati in Dalmazia. Odio dunque che ha provocato altro odio e che non ha risparmiato nessuno. Sempre nel 1944 (9 settembre) c’era stata poi la tragedia del piroscafo di linea San Marco, bombardato e mitragliato dagli angloamericani, con oltre cento vittime civili, intere famiglie, con mamme e bambini, per mano degli alleati. Il San Marco infatti batteva bandiera tedesca, ed era stato sequestrato dopo la capitolazione dell’Italia, ma veniva utilizzato come nave di linea. Tragedie dunque senza fine, che hanno provocato, in questa zona, la morte di 251 partigiani, 98 civili fucilati e 268 deportati nei campi di sterminio. E purtroppo, ancora oggi anche i nomi delle targhe che le ricordano non sono uguali a quelli sulle lapidi: nel cimitero di Salvore sta scritto Maria Medizza e Lina Zacchigna, in lingua italiana, sulle targhe dei monumenti Marija Medica e Lina Zakinja.

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