Lo storico sciopero dei minatori del 1921 come esempio della tolleranza e dell’accettazione dell’altro per tutti coloro che (anche) oggi, nel 21.esimo secolo, vogliono la guerra. Il sindaco albonese Valter Glavičić vorrebbe che fosse percepita proprio così quella che è conosciuta come una delle prime rivolte antifasciste al mondo, diventata nota come Repubblica di Albona. Lo ha detto ieri a Vines, nella Piazza rossa, Krvova placa, dove gli eventi di 101 anni fa ebbero inizio, pronunciando il suo discorso di circostanza nel corso della tradizionale cerimonia dedicata allo sciopero dei minatori durato dal 2 marzo fino all’8 aprile, quando fu soffocato nel sangue dall’Esercito e dalla Polizia al servizio dell’allora Regno d’Italia.
Il messaggio di Elis Lovrić
Nel ricordare i minatori che parteciparono alla rivolta e che, oppressi, scelsero di lottare per i propri diritti, la giustizia e la propria dignità e soffermandosi sugli attuali eventi bellici in Europa, Glavičić ha detto che con la celebrazione del 101.esimo della Repubblica di Albona, nella parte commemorativa della piazza rinnovata l’anno scorso, si è voluto lanciare un messaggio di sostegno a “tutti coloro che soffrono, soprattutto al popolo dell’Ucraina”. “Vogliamo dire che Albona è con loro. Comprendiamo e sentiamo la loro sofferenza e il loro dolore”, ha detto Glavičić, ricordando pure i versi in inglese e nel dialetto ciacavo di Albona (zacavo) del brano “No War” con il quale la cantautrice albonese Elis Lovrić si è presentata quest’anno, cinque giorni prima dell’inizio della guerra in Ucraina, al Festival “Dora”.
“Basta con le guerre, fermiamo il male”, ha aggiunto Glavičić unendosi, a nome di Albona, al messaggio della Lovrić e affermando che il 2 marzo è una data molto importante anche per l’Europa, visto che nella stessa occasione si festeggiano i valori dell’antifascismo, della fratellanza, della solidarietà e dell’uguaglianza, promossi dai minatori albonesi anche nei decenni dopo la rivolta del 1921. Si tratta, ha detto, della giornata “della nostra libertà”, quando si celebrano tutti coloro che hanno lottato per la libertà di questo territorio, tra cui i minatori, ai quali è dedicato pure il monumento nelle vicinanze della stazione principale dei pullman ad Albona che presto, come ha annunciato Glavičić, sarà rinnovato.
Fratellanza e solidarietà
A parlare degli eventi del 1921 è stato lo storico Tullio Vorano, presidente della Giunta esecutiva della Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona. “Tra i valori eterni di questa rivolta dei minatori vi sono la determinazione antifascista e la ferma resistenza al fascismo che si stava delineando. Vi è pure la capacità dei minatori di organizzare il lavoro da soli e di avviare, il 21 marzo 1921, l’autogestione della miniera: erano consapevoli che soltanto in tal modo potranno essere padroni del proprio destino. Pur essendo stato un obiettivo utopistico, meritano il nostro apprezzamento per aver creduto in ciò e per essere rimasti fedeli a questa loro idea”, ha detto Vorano prima di soffermarsi su un altro valore. Quello dell’unione e della solidarietà tra gli operai, che appartenevano a diverse etnie. La maggior parte dei minatori era croata, italiana e slovena, ma anche di altre nazioni. “A loro non dava fastidio che a ricoprire i ruoli dirigenziali furono gli italiani Giovanni Pippan, Francesco Da Gioz, Giacomo Macillis, Giovani Giorgiutti, Michele Posa e altri, tra cui pure Giovanni Tonetti, il ‘conte rosso’ di Fianona, che ricoprivano quei ruoli perché probabilmente avevano maggiore esperienza. A mettersi al loro fianco furono immediatamente i minatori locali, Olivo Čekada, Josip Parencan, Ivan Juvan, Mate Tenčić, Olivio Bučić, Maksimilijan Černjul, Mate Verbanac e altri. Decidevano tutti insieme con spirito di fratellanza, anche nel caso dell’arresto, da parte dei minatori, del gruppo degli operai siciliani che si opponeva allo sciopero”, ha detto Vorano, confermando che lo sciopero fu avviato in seguito al pestaggio di Pippan, leader sindacale, da parte di un gruppo di fascisti. Nel momento dell’assalto Pippan ritornava da Trieste, dove si era incontrato con la Direzione delle miniere per discutere le richieste dei minatori, la cui situazione economia, assieme alle condizioni in cui lavorarono, peggiorò con l’arrivo dell’amministrazione italiana.
A causa dell’inflazione dopo la Grande guerra, i loro stipendi non erano sufficienti per una vita dignitosa, per cui chiedevano un aumento salariale del 200 e del 300 per cento, a seconda del posto di lavoro. Inoltre, l’allora amministrazione italiana decise di dimezzare i giorni festivi, tra cui la festa della Candelora, particolarmente cara ai minatori, tanto che alcuni di loro quell’anno decisero di rimanere a casa. Per questo restarono senza una parte della loro paga. Tutto ciò, assieme agli eventi politici, portò allo sciopero, che ad alcuni minatori costò la vita.
L’intervento del professor Vorano si è avuto all’inizio della cerimonia, subito dopo l’introduzione musicale del maestro Franko Ružić e dopo la deposizione, accanto al monumento con il nome della piazza e la scritta “Da se svojni ne zobi” (Per non dimenticare mai), dei ceri da parte dei rappresentanti delle autonomie locali dell’Albonese, della Regione istriana e del Sabor. A farlo sono stati, così, il sindaco Glavičić e Ante Augustinović, che nel 1999 fu l’ultimo a uscire dalla miniera di Tupliaco prima della definitiva chiusura di quest’ultima. All’epoca quella era l’unica miniera rimasta attiva nell’Albonese. Altri ceri sono stati accesi dal vicepresidente della Regione istriana Tulio Demetlika e da Emil Daus, il quale lo ha fatto a nome dei deputati istriani al Sabor. A rendere omaggio ai minatori allo stesso modo sono stati pure i sindaci dei Comuni dell’Albonese. Al programma hanno contribuito pure alcuni alunni della Scuola elementare “Ivo Lola Ribar” e l’ensemble di percussioni “Bum Bam” della Scuola d’arte “Matko Brajša Rašan”.
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