«Un mare da rispettare» per un futuro migliore

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«Un mare da rispettare» per un futuro migliore

UMAGO | All’ultimo appuntamento del ciclo di conferenze della Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” di Umago è stato trattato l’importantissimo argomento dell’inquinamento dei mari. A presentare questa particolare tematica sono stati i ragazzi della IV Liceo della SMSI “Leonardo da Vinci“ di Buie, guidati dall’insegnante di biologia Tiziana Zancola. La conferenza è il frutto di un progetto intitolato “Un mare da rispettare”, svolto tra il 2017 e il 2018 e che ha visto gli alunni impegnati su più fronti per studiare a fondo la problematica e proporre eventuali soluzioni per un futuro migliore.

In immersione

Durante lo svolgimento di questo progetto, gli alunni hanno raccolto moltissime informazioni che sono state elaborate in un volantino nel quale è possibile leggere le analisi, le scoperte e le conclusioni, peraltro abbastanza allarmanti, che ne sono emerse. In pratica i ragazzi hanno analizzato il problema dell’inquinamento da rifiuti solidi marini, studiandone la provenienza e proponendo possibili soluzioni. Per farlo hanno partecipato a diverse uscite: grazie al Centro SUBaquatik di Umago i ragazzi hanno potuto immergersi come dei veri sub e vedere con i propri occhi la situazione dei fondali marini della nostra zona, partecipando inoltre a un’azione ecologica di pulizia del fondale, dove hanno raccolto moltissimi rifiuti, tra i quali oggetti di plastica, metallo, vetro e porcellana. Hanno pulito con cadenza trimestrale un tratto di spiaggia a Zambrattia, catalogando la tipologia di rifiuti e la loro quantità in base alla stagione turistica, quando, oltre ai rifiuti trasportati dalle correnti, bisogna aggiungere anche quelli lasciati dai turisti, oppure durante quella invernale.

La trasferta a Rovigno

I ragazzi si sono recati pure in visita a Rovigno al Centro per la ricerca marina dell’Istituto Ruđer Bošković. Qui hanno effettuato un’uscita in battello, al largo della costa: hanno calato in mare una rete del tipo “manta”, con maglie di 0,2 mm di diametro, con la quale vengono raccolte particelle di plastica di varie dimensioni, comprese le microplastiche, che hanno dimensioni da 0,3 a 0,5 mm. Nella rete sono rimasti, oltre alle plastiche, anche moltissimi organismi planctonici (gamberetti) e altri resti organici (piume e foglie). Tornati al laboratorio di Rovigno, la dott.ssa Mirta Smodlaka Tanković ha spiegato ai ragazzi come si purifica il campione, ovvero come l’acqua viene filtrata, eliminando la componente organica e come vengono contati i frammenti di plastica.

La situazione a Umago

Gli alunni hanno visitato pure alcune strutture della “6. Maj“ di Umago: nella discarica di Pizzudo Sanjin Lukić ha mostrato loro come e dove avviene lo smistamento delle immondizie. Al Centro di raccolta dei rifiuti di Finida vengono invece raccolti i rifiuti che non possono essere lasciati nelle isole ecologiche, perché troppo ingombranti o pericolosi. Inoltre hanno visitato il depuratore delle acque reflue, studiandone il procedimento. Da queste visite sono emersi dati molto interessanti, come il fatto che a Umago viene riciclato il 12% dei rifiuti, mentre ogni anno vengono prodotte 18mila tonnellate di immondizie indifferenziate, che corrispondono a 375 kg di rifiuti all’anno per abitante.

Tipologie di rifiuti

Da questo studio emerge così che i rifiuti solidi marini possono essere divisi in inerti (vetro, mattoni), pericolosi (sostanze chimiche), non pericolosi (carta, plastica), urbani (rifiuti domestici) e speciali (agricoli, artigianali). Sono stati studiati pure i tempi di decomposizione dei rifiuti nel mare: se un torsolo di mela per decomporsi impiega da 3 a 6 mesi, un mozzicone di sigaretta ci mette da 2 a 5 anni, un “niente”, se paragonato ai 500 anni di una lattina d’alluminio o ai mille anni di una bottiglia di plastica.

Dati allarmanti

Alquanto allarmante l’informazione che la densità delle microplastiche è in media di 25mila pezzi per km² per l’emisfero meridionale dell’Oceano Pacifico, mentre nella parte settentrionale dello stesso oceano arriva fino a 300mila pezzi per km². Gli studenti hanno inoltre analizzato il problema degli effetti della plastica sulla vita marina. Ad esempio, quando le reti da pesca vengono abbandonate o perse, continuano a rappresentare un pericolo per i pesci, che rimangono intrappolati e muoiono. Per non parlare dei moltissimi organismi marini che scambiano la plastica per cibo e la ingeriscono. Ovviamente la plastica non è digeribile, ma dà un falso senso di sazietà, per cui gli animali possono morire di fame.
Tra i dati sicuramente più allarmanti c’è la richiesta mondiale di plastica che, dal 1950 al 2015, è passata da 1,5 a oltre 400 milioni di tonnellate. A partire dagli anni 50 abbiamo prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di materie plastiche, dei quali 6,3 miliardi sono diventati rifiuti, il 9% è stato riciclato, il 12% incenerito, mentre il 79% si è accumulato nelle discariche e nell’ambiente. Tra l’altro la presenza dei rifiuti lungo i litorali degrada l’estetica delle aree costiere con un conseguente calo dell’attività turistica, per non parlare del costo della pulizia delle spiagge che, a livello di Unione Europea è stato stimato attorno ai 411,75 milioni di euro. A casa nostra, la ditta comunale Komunela ha sborsato 400mila kune per la pulizia delle spiagge dell’Umaghese.

Possibili soluzioni

Per concludere quest’interessante ricerca, i ragazzi hanno proposto alcune riflessioni, spunti e soluzioni per contribuire a migliorare questa situazione. Innanzitutto bisognerebbe aumentare la consapevolezza del problema dei rifiuti in mare; i governi dovrebbero emettere divieti e limitare la produzione di articoli dannosi, come imballaggi monouso; bisognerebbe incrementare la ricerca sui prodotti per facilitarne il riutilizzo; sarebbe inoltre opportuno utilizzare materiali biodegradabili e compostabili. Bisognerebbe pure incentivare ulteriormente le persone tramite il rimborso cauzionale del vuoto a rendere, come pure tassare i sacchetti di plastica. Anche noi possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo, evitando di comprare cosmetici che presentano microplastiche, preferendo prodotti con poco imballaggio e usando borse in tessuto.
Complimentandosi con i ragazzi per il lavoro svolto, la prof.ssa Zancola ha ringraziato particolarmente la dott.ssa Mirta Smodlaka Tanković, per aver in qualche modo dato inizio a questo progetto e Sanjin Lukić, per l’accoglienza e la disponibilità, come pure l’azienda “6. Maj”, che ha finanziato ogni fase del lavoro dei ragazzi.

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