UMAGO | Il contenzioso per far togliere le recinzioni che si trovano sul demanio marittimo di “Terra Istriana” (zona dell’ex Cementificio) durano da quasi trent’anni. In corso c’è anche un processo giudiziario fra la municipalità e l’azienda turistica, che finora però non ha prodotto alcun risultato. Adesso, nella mischia si è gettato anche il consigliere municipale di Barriera umana, Damir Grümbaum, il quale ha organizzato un’incursione a San Pellegrino, la quale si è conclusa con l’intervento della Polizia.
Una situazione alquanto scomoda per “Terra Istriana” che però non cede.
Il problema, tuttavia, non riguarda solo l’area di San Pellegrino, che in molti erroneamente chiamano “Zlatorog” come si faceva ai tempi in cui la pineta era in concessione di una decina di aziende slovene che l’avevano trasformata in centro sindacale.Persi i diritti di concessione nel 1991, la zona è ritornata in proprietà alla Città di Umago. Le recinzioni ci sono anche nella valle di Pozioi, ma andrebbero assolutamente tolte, perché impediscono l’accesso al molo dell’ex cementificio che si trova sul demanio marittimo.
L’ex cementificio nella valle di Pozioi ha gettato in mare praticamente tutta la fabbrica, quando è stata demolita, bonificando almeno 5 ettari di mare e chiudendo il famoso “fiumetto“ tanto caro agli umaghesi.
Da allora – e siamo negli anni della guerra in Croazia (1991-1995) – le recinzioni che prima erano tirate parallelamente alla costa, a circa 16 metri dall’acqua alta, sono state tirate in mare impedendo l’accesso a chiunque per almeno due chilometri di costa.
Una storia che ora si ripete e che ritorna a galla, perché è diventata insopportabile per tutti. Nella zona bonificata, quando è stato smantellato a suon di mine l’ex cementificio sono finite in mare 60mila tonnellate di cemento e 2mila tonnellate di ferro che ora rappresentano un pericolo per la balneazione.
Dopo la demolizione degli impianti industriali, i nuovi dirigenti di “Terra Istriana” hanno portato nella zona del cementificio decine di pecore e asini e con la “scusa” di tenerli protetti all’interno della zona, hanno transennato tutta l’area fino al mare.
Ora, l’atto di protesta da parte del consigliere di Barriera umana è servito per rispolverare un problema che dura da decenni e che fino a oggi è stato sottovalutato.
Nuovo insediamento turistico
Bisogna dire che il Consiglio municipale ha già dato disco verde al Piano urbanistico per la realizzazione del progetto “Terra istriana”, relativo al nuovo insediamento turistico-alberghiero che sorgerà a sud di Umago, nel perimetro dell’ex cementificio smantellato qualche anno fa.
“Terra istriana” occuperà un’area di 50 ettari e dovrebbe dare nuova linfa al turismo umaghese. Il cementificio, che dall’inizio degli anni ‘60 gestisce la cava di pietra, oramai in fase di risanamento (unico caso in Croazia), ha già demolito 28 edifici, compresi i silos, i reparti adibiti alla produzione e il frantoio, per lasciare posto ai 2.250 posti letto del nuovo insediamento turistico e a un marina di 200 ormeggi nella valle di Pozioi.
Edo Ivančić, ex direttore della fabbrica, durante un sopralluogo alla cava aveva dichiarato per il nostro quotidiano: “Stiamo facendo il possibile per accorciare i tempi e sanare la cava di pietra, per la quale abbiamo la concessione dal 1961. Da allora abbiamo estratto all’incirca 25 milioni di tonnellate di pietra e, volendo, se ne potrebbero estrarre altri 5 milioni, ma abbiamo scelto di lasciare spazio al villaggio turistico. Attorno alla cava e al cementificio negli anni scorsi abbiamo piantato 5.500 olivi e realizzato un parco zoologico con tanti animali. Bisogna dire che le pareti a piombo della cava, alte anche decine di metri, sono state smussate a 45 gradi, in modo da ‘ammorbidirle’ e fonderle con il paesaggio”.
Per spianare la strada al progetto sono stati demoliti 28 edifici industriali, fra i quali il frantoio, che aveva una capienza di 41.580 metri cubi. Per costruirlo erano stati impiegati 2.800 metri cubi di cemento armato. Dunque, una costruzione di dimensioni molto grandi.”
In ogni caso, se un tempo le recinzioni potevano anche starci per motivi di sicurezza, visto che per l’estrazione della pietra si usavano le mine, ora queste recinzioni andrebbero tolte o comunque poste parallelamente alla costa e fuori dal demanio marittimo.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.