Umago. La «Podravka» tace e il pomodoro… muore

Nell’incertezza dello scarso guadagno, gli agricoltori optano per altre colture

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Umago. La «Podravka» tace e il pomodoro… muore

L’agricoltura, branca dell’economia molto importante anche per l’Istria, arranca fra mille problemi, non soltanto di natura climatica. Certo, quando gli elementi ci mettono lo zampino con manifestazioni eccezionali sono dolori, perché piogge, siccità, vento e sbalzi termici sono determinanti nella produzione praticamente di tutte le derrate agricole. Quest’anno non va bene con l’olivicoltura, visto che è previsto un calo delle rese anche del 70 p c. e non va bene con il pomodoro, principalmente per le incertezze legate al futuro del conservificio e ai prezzi troppo bassi.

 

Dario Makovac, presidente dell’Associazione agricola “Pomidor-Pomidoro” ci ha sintetizzato quelli che sono i principali problemi del settore. “Non siamo affatto contenti di come stanno andando le cose – dice –. Da una parte dobbiamo fare i conti con la natura, perché il freddo di maggio aveva ritardato la fioritura e la maturazione, con il risultato che alla fine parte del pomodoro è rimasta nei campi. Bisogna tenere presente che la semina e la raccolta vengono pianificati in modo da fare maturare il pomodoro in un determinato periodo, ideale per la raccolta. Se il pomodoro matura troppo, e la fabbrica non può accoglierlo quando è maturo a causa delle limitate capacità di lavorazione, allora rimane nei campi.

Dario Makovac

Quello che ci preoccupa di più è il futuro. Ecco alcuni dati per capire meglio come stanno andando le cose: quest’anno abbiamo piantato 120 ettari di pomodoro, con rese tra i 400 e 600 quintali per ettaro. Rispetto all’anno scorso abbiamo piantato 80 ettari in meno, mentre rispetto al 2019 ben 100 ettari in meno. Dunque, gli agricoltori sono sfiduciati. Non abbiamo nessuna informazione sul futuro della fabbrica di Umago, che doveva venire spostata nella nuova zona industriale di Ungaria. La Podravka di Koprivnica tace, ma spera un domani di capitalizzare il terreno del conservificio, che si trova a pochi metri dal mare, a cento metri da piazza Libertà, per scopi turistici. Tutto il terreno, infatti, è edificabile. E ci preoccupano pure i prezzi, che sono uguali da anni: il pomodoro viene pagato in base alla qualità, da 72 a 82 lipe al chilogrammo, che sono pochissime. Le spese di produzione, invece, negli ultimi anni si sono triplicate, tra concime, macchine, costi di lavorazione, ecc. Il margine di guadagno alla fine è minimo”.

Pochi giorni fa, la questione è finita anche al Sabor, sollevata dal deputato istriano della DDI Marin Lerotić. La Podravka, si sa, è una compagnia che è molto forte sotto l’aspetto agroalimentare e in parte è statale. Perché questo disinteresse verso l’agricoltura istriana?

”Penso che, sotto sotto, ci sia solamente un gioco d’interessi. Il brand del pomodoro istriano è importante; del resto la fabbrica risale al 1912, costruita da Pietro Manzutto, ed è legato proprio al clima, alla terra, al sole. Oggi come oggi, però, la Croazia è più propensa all’importazione di prodotti di scarsa qualità che ad aiutare il contadino nostrano e favorire la produzione nazionale e questa non è una novità”.

Il pomodoro dei campi umaghesi

Quanto si spende per piantare un ettaro di pomodoro?

”I costi di produzione, che raggiungono anche 40mila kune per ettaro, sono aumentati, mentre il prezzo del conservificio è lo stesso da molti anni e in molti casi è addirittura calato. Una piantina di pomodoro costa 24 lipe più IVA, mentre un chilogrammo di pomodoro conferito alla fabbrica viene pagato, come detto, in base alla qualità, da 72 a 82 lipe. La produzione è inferiore rispetto al 2020, perché sono state piantate poco più di 2 milioni di piantine rispetto ai 4 milioni dell’anno scorso e quindi gli agricoltori puntano anche su altre colture, che rendono di più, ma che hanno bisogno di grandi investimenti, come cipolle, patate, uva e olivi. Gli standard da rispettare sono quelli europei e per questo chi oggi si occupa d’agricoltura lo fa in base a nuovi parametri di sviluppo, che costano molto e che devono garantire il prodotto. Si pensa ai controlli, molto frequenti, degli ispettori del Ministero dell’Agricoltura, che controllano tutto, dal ph del terreno all’uso di antiparassitari e di concimi”.

Essendo l’unico conservificio della Croazia, sarebbe logico che la Podravka si pronunciasse sul suo futuro, cosa che nonostante le tante sollecitazioni e dopo molti anni, ancora non ha fatto. Peccato.

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