Umago. Il Covid-19 non ferma l’agricoltura

Tra mille difficoltà e tante incertezze, i produttori affrontano una nuova stagione

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Umago. Il Covid-19 non ferma l’agricoltura

Dall’agro istriano ci arrivano due notizie, come al solito, una bella e l’altra meno. Prima quella bella: nonostante i problemi causati dal Covid 19, questa settimana dovrebbero arrivare dall’Italia le prime piantine di pomodoro. L’altra notizia, diciamo meno bella, è che le spese di produzione del pomodoro sono aumentate e ora, tra piantine, fertilizzante, antiparassitari e lavorazione, arrivano a 5mila euro per ettaro. Che sono davvero tanti. A fare il punto della situazione è il presidente dell’Associazione agricola di Umago “Pomidor-Pomidoro”, Dario Makovac, con il quale abbiamo parlato anche dei problemi legati alla lavorazione dei campi, in questi tempi di grande disagio per tutti.
La Croazia importa le piantine dall’Italia: nella situazione in cui ci troviamo, arriveranno?
“Spero proprio di sì. Un primo contingente di mezzo milione di piantine dovrebbe arrivare questa settimana. Generalmente negli ultimi anni, nell’Umaghese e il altre zone dell’Istria venivano messe a dimora più di 4 milioni di piantine”.

Un campo piantato a pomodoro

Sarà così anche quest’anno, vista l’incertezza del momento?
“Purtroppo, sui 3-4 milioni di piantine che generalmente venivano piantate in Istria, quest’anno ci sarà una riduzione importante. Penso che non supereremo quota 2-3 milioni di piantine. Tra gli agricoltori, inoltre, dilaga il malumore a causa del prezzo troppo basso del pomodoro, perché le importazioni sono troppe. Il nostro prodotto, seppure ottimo, è sottovalutato dal conservificio”.
Parlando di spese di produzione, che cosa ci può dire?
“Se conteggiamo tutte le spese, nelle quali rientrano le piantine, poi il fertilizzante, l’irrigazione e altro, compresa la lavorazione, dunque l’aratura, la semina e la raccolta, ci servono 5mila euro per ettaro. Soltanto le piantine e il concime ci costano 2mila euro per ettaro. E se diciamo che su un ettaro vanno piantate 20mila piantine di pomodoro e che il loro costo è di 34 lipe l’una, allora il calcolo è presto fatto”.

Le piantine di pomodoro pronte per la semina

Spesso ci dimentichiamo del tempo, cioè degli effetti meteoclimatici sull’agricoltura. L’Istituto meteorologico nazionale ha detto che, in assenza di precipitazioni, come in marzo e aprile, bisogna già irrigare i campi per lavorarli, con spese aggiuntive. Che ne pensa?
“Nei giorni scorsi abbiamo avuto una forte gelata, con danni non indifferenti su parecchie colture. Madre natura spesso ci gioca dei brutti scherzi, come nel caso della mancanza di precipitazioni. Per preparare un terreno da piantare a pomodoro, bisogna prima bagnarlo al punto giusto. E anche questo costa. Non siamo per nulla contenti quando mancano le precipitazioni, oppure quando inondano i nostri campi perché sono troppo abbondanti. Spesso ci chiedono dei guadagni. Non dipende da noi, perché gli anni che fruttano bene sono rari: o c’è la siccità, alla quale ovviamo con l’irrigazione, costante, goccia a goccia, oppure i campi vengono inondati al punto da impedire la raccolta. Il guadagno dipende da fattori naturali che noi non possiamo controllare. Se tutto va bene, allora il raccolto rende, ma spesso lavoriamo in perdita”.
Del conservificio di pomodoro della Podravka a Umago si parla da decenni, essendo uno stabilimento storico costruito nel 1912 da Pietro Manzutto. Ma soltanto da una decina d’anni ci si interroga sul futuro della fabbrica, perché non solo è imbottigliata in città, a duecento metri dalla piazza principale, e proprio nel mezzo delle spiagge San Pellegrino del paese vecchio e Muiella. Un terreno che vale milioni e che la Podravka quasi sicuramente cercherà di capitalizzare al massimo. Molti agricoltori, nel dubbio, hanno scelto altre vie. Quali?
“La diversificazione delle colture ha portato a una riduzione della produzione di pomodoro, ma è la risposta logica a un sistema che non offre garanzie di prezzo adeguate. Oggi si produce anche cipolla, aglio, sedano, frutta e verdura su vasta scala, ma molto spesso gli sforzi vengono vanificati dalle importazioni. Forse il Covid-19 ha aperto un po’ gli occhi sull’importanza della produzione nazionale, ma anche questo, passata l’emergenza verrà dimenticato presto”.

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