Umago. Gli scavi in piazza portano alla luce nuovi reperti archeologici

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Umago. Gli scavi in piazza portano alla luce nuovi reperti archeologici

UMAGO | Durante i lavori di costruzione della nuova piazza Primo maggio di Umago, sono emersi importanti reperti archeologici, attualmente al vaglio degli esperti. I lavori alla piazza sono iniziati alla fine del 2018 e dovevano concludersi a maggio. C’era tuttavia l’incognita del sottosuolo, dove in passato si era scavato per le infrastrutture urbane, ma senza prestare la dovuta attenzione ai reperti di natura archeologica. Cosa che, invece, è stata fatta in quest’occasione, perché nell’area tra la Casa della cultura, la Biblioteca civica, la Comunità degli Italiani e il Centro commerciale, a poco più di un metro di profondità è emersa una nuova parte di storia locale.

Mura medievali

L’archeologa Anika Mijanović – con l’aiuto dei colleghi Josip Zorić e Vjekoslav Iličić e la direttrice del Museo civico di Umago Biljana Bojić – ha analizzato con particolare attenzione il sito archeologico, confermando la scoperta delle mura medievali risalenti all’incirca al XIV secolo. E proprio quelle mura sono state l’apripista della Umago medievale.
Concretamente, si tratta della linea di difesa del borgo. La direttrice del Museo civico di Umago, parla di “scoperta di importanza storica“. Stando agli esperti, le mura medievali, seguivano la morfologia del terreno, dal porto fino alla valle della Muiella. Mura che si trovano anche presso la chiesa di Umago dell’Addolorata, demolita nel 1954 per la costruzione di un lungo caseggiato nell’attuale via Commerciale. Il sindaco Vili Bassanese, in visita al cantiere, ha elogiato il lavoro del Museo civico, degli archeologi che con grande cura studiano gli scavi e le scoperte che renderanno ancora più interessante la storia di Umago. L’archeologa Anika Mijanović, ha detto che nella zona interessata dagli scavi ad oggi non sono state fatte ricerche approfondite che riguardino il periodo dal XIII al XVIII secolo. Durante gli scavi sono emersi anche cocci di ceramica, ossa umane, vetro e monete antiche.
Sono stati evidenziati gli strati delle murature, permettendo di effettuare una buona mappatura e una documentazione più completa. Tutti i reperti saranno conservati al Museo civico di Umago, mentre i resti umani saranno analizzati a parte.Gli scavi e l’andamento dei lavori vengono eseguiti con la supervisione della sovrintendenza ai beni archeologici del Ministero della Cultura.

Dal lusso di Roma ai commerci di Venezia

Parlando di scoperte, bisogna anche ricordare quella che è stata la storia di Umago, ampiamente spiegata nella Monografia della Città stampata nel 2012, nella quale si legge che “il dominio romano portò pace e prosperità per alcuni secoli e lungo la costa e nella campagna adiacente vennero erette diverse ville marittime e ville rustiche, le quali, oltre alla funzione abitativa, disponevano di strutture per la produzione dell’olio d’ oliva, del vino, l’estrazione della porpora ed altro. La mole ed il lusso di alcune ville è ammirevole. Furono dotate di terme, con interni abbelliti da pavimenti musivi. Poi Umago rimase sotto l’egida di Venezia sino alla sua caduta, avvenuta nel 1797. Quantunque dotata di ordinamento municipale, la città dipendeva completamente dal governo centrale che vi nominava il podestà. Norme severe penalizzarono lo sviluppo di Umago, pertanto il suo porto era esclusivamente in funzione di transito per le merci in arrivo a Venezia.

Area paludosa, esposta a epidemie

Ma il problema che affliggeva Umago, come del resto tutti gli abitati della costa istriana, erano l’acqua potabile e la precarietà delle condizioni igieniche. Data la morfologia del territorio, contraddistinta da zone paludose, la malaria dilagava per vari secoli e venne debellata appena nella prima metà del Novecento. La popolazione fu duramente provata da cicliche epidemie di malaria, colera e peste verificatesi nel XV, XVI e XVII secolo. La crisi demografica costrinse le autorità veneziane a ripopolare le terre abbandonate con nuovi abitanti oriundi della Dalmazia, nonché possedimenti resi insicuri dall’avanzata turca. La struttura etnica e linguistica mutò dunque nel corso dei secoli, l’ambiente rurale ove la presenza slava è attestata sin dal VII secolo, assunse sempre di più carattere slavo, ovvero croato, mentre lungo la costa e gli agglomerati urbani conservarono la lingua e la cultura italiana”. Una storia ricca e complessa, dunque, quella di Umago, che andrebbe valorizzata e tutelata.

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