
Non è raro sentire che la storia è costituita da tante vicende piccole e marginali, non sempre però siamo consapevoli di cosa ciò significhi. A esplicare il concetto della vita quotidiana inesorabilmente intrecciata alle vicissitudini globali è stato sicuramente lo studio “Storia de casa nostra – Dal racconto di Lorenzo Crebel” di Marianna Benčić presentato nella Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza”, nell’ambito del ciclo di conferenze “La corte de le ore”. Qui la relatrice è stata accolta dalla presidente della CI Floriana Bassanese Radin. L’appuntamento è stato organizzato dal sodalizio in collaborazione con la Città, il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale della Repubblica Italiana, l’UpT e l’UI.
“Vi voglio parlare della storia di San Lorenzo, ma anche di quella della mia famiglia, perché il nostro protagonista, Lorenzo Crebel, era un mio trisavolo – ha esordito la storica –. Crebel ci ha lasciato una specie di diario intitolato ‘Itinerario e spesa pertuto l’anno 1912’, dove già dal titolo si vede che l’autore ha un modo di scrivere tutto suo. Non si tratta solo di un libro contabile; al suo interno sono annotate informazioni sulla famiglia, sul paesino e su avvenimenti storici importanti”.
Dalla lista delle spese in entrata e uscita Crebel passa presto a parlare di sé e dei suoi avi. Così si è constato che la famiglia era proprietaria di alcuni possedimenti presso Viduzzia, ma i suoi antenati decaddero e finirono ad abitare nelle stalle dei De Franceschi. Il padre Matteo Crebel arrivò a San Lorenzo nel 1838 con 8 figli di cui 3 maschi e 5 femmine. Per capire la società dell’epoca è interessante il fatto che le ragazze non vengano mai nominate, mentre sappiamo che i maschi erano Antonio, Giovanni e Lorenzo. L’autore tra le sue pagine mostra il grande rispetto per la madre e il padre (sono gli unici nomi scritti con la maiuscola) definendoli “giusti” in quanto si preoccuparono di far maritare tutte e 5 le figlie. “La casa dei Crebel è la prima in riva al mare – ha spiegato la professoressa –. All’epoca il possedimento fruttava poco, trovandosi a ridosso della costa non era adatta all’agricoltura ed era pieno di pietre, spesso utilizzate per la costruzione di edifici nelle vicinanze. Questa famiglia lavorava la terra, quindi presumibilmente i suoi membri erano coloni dei De Franceschi”. Dal manoscritto si è potuto apprendere che Lorenzo si sposò con Maria Tirello nel 1880 da cui ebbe dei figli, della difficoltà di trovare lavoro e della miseria.
Eventi importanti per il paese erano senz’altro quelli legati alla messa a nuovo della chiesa, del rifacimento della facciata, che Lorenzo annotò minuziosamente, essendo anche molto legato all’ambiente ecclesiastico, ricoprendo il ruolo di “nuonzolo”, che si prendeva cura della chiesa. Secondo la docente è possibile che Lorenzo Crebel avesse imparato a scrivere proprio frequentando assiduamente la parrocchia.
Nella sua testimonianza troviamo dati relativi a un terremoto che, attraverso ricerche più approfondite, Marianna Benčić ha constatato trattarsi di quello dell’aprile 1895 con epicentro a Lubiana. Crebel non tralasciò di parlare della Prima guerra mondiale e delle conseguenze che ha portò con sé, come la carestia e la miseria.
“Mi sono appassionata a tutta la ricerca – ha ammesso la ricercatrice –. È incredibile come un contadino, pur inconsapevolmente, abbia documentato con tanta minuzia avvenimenti accaduti anche a livello europeo. Questo libro è passato di mano in mano, poi ha rischiato di andare perso: mio bisnonno per fortuna l’ha salvato e ora è in mani sicure. Poi una cosa che ho trovato interessantissima è l’espressione ‘andar bater l’acqua salada’ che utilizzava quando parlava dell’andare a pescare”.

Foto: NICOLE MIŠON
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