Tratta dei cefali. Tradizione secolare

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Tratta dei cefali. Tradizione secolare

VAL DI TORRE | La tratta dei cefali nella Val di Torre è una tradizione di lunga data. Essa coinvolge nei mesi invernali tutto l’estuario del fiume Quieto, area lunga e stretta, dove i pescatori possono tranquillamente poggiare ai due lati di terraferma le loro lunghe reti, bloccando il passaggio ai pesci che, in questo periodo vi s’addentrano, alla ricerca d’acque più calde e tranquille di questo basso specchio marino.

Siamo di fronte a una tradizione secolare, documentata già nel X secolo. Infatti, nel 983 Ottone III con la sua donazione emanata a Verona, concedeva al Vescovo parentino il diritto dei proventi dovuti a tale attività in quell’area. Questo tipo di pesca era praticato anche a Parenzo fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, ma pure a Monfalcone, Muggia e Portorose. Le pescate erano allora ingenti. La tratta viene eseguita con l’uso di enormi reti, mediante le quali i pescatori circondano i pesci, traendoli poi a riva. In passato essa era tratta a mano o con l’aiuto d’animali o, in tempi recenti, con i trattori. Nei secoli scorsi si riempivano di pesci i cesti di vimini, mentre in alto mare si pescava con le “sacaleve” e le “bombine”.
Il pesce era quindi caricato su chiatte e, in seguito, sui carri che aspettavano a terra, pronti a trasportare il pescato sui banconi dei mercati.
A tale operazione partecipavano tutti i familiari ed era considerata una festa popolare.
I cefali dell’Alto Adriatico sono moto pregiati e rientrano tra le specie ittiche più diffuse al mondo. Questo, grazie alle loro capacità di adattamento ad ampie variazioni di salinità e di temperatura e al regime alimentare marittimo. Tenendo presenti le stagioni e il periodo di riproduzione, essi si muovono tra le lagune occidentali adriatiche (primavera-autunno) e quelle più profonde del suo versante orientale (tardo autunno-inizio primavera.)
Oggi nella Val di Torre la tratta è effettuata con l’aiuto di uno scavatore meccanico; il pesce tratto a riva viene deposto in contenitori di plastica e portato al mercato o venduto sul posto, a richiesta. Così è stato anche ieri mattina, nello specchio di mare della vallata, con i pescatori intenti a trainare le reti mediante l’aiuto dello scavatore meccanico, dopo che, in precedenza, erano state ancorate dalle barche che circondavano lo specchio marino.
Il pesce è stato, quindi, depositato negli appositi contenitori e venduto sotto il vicino tendone, oppure caricato sui furgoni-frigo e trasportato fino al mercato. Una tradizione questa che, pur modernizzata, continua a vivere.

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