Si semina pomodoro si raccoglie incertezza

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Si semina pomodoro si raccoglie incertezza

UMAGO | Non passerà molto tempo che a Umago, come altrove del resto, nell’agricoltura cambieranno molte cose. Nei campi, dove in questo periodo si lavora dalla mattina alla sera, ci si interroga sul futuro del conservificio del pomodoro, visto che molti operai dello stabilimento non accettano l’idea di andare a lavorare, durante l’inverno, nel conservificio del pesce a Rovigno, per cui cercano un impiego in altre aziende dell’Umaghese.

Il conservificio del pomodoro, da quanto ci ha detto il presidente dell’Associazione agricola umaghese “Pomidor – Pomodoro”, Dario Makovac, continuerà a operare, ma solo d’estate. Questo significa che nella nuova fabbrica, che sorgerà (ma non si sa quando) nella zona industriale di Ungaria, la produzione avrà carattere stagionale. Essendo l’amministrazione del conservificio di Umago a Koprivnica, le informazioni non sempre sono quelle buone e tantomeno chiare. Makovac prossimamente avrà un incontro con il sindaco di Umago, Vili Bassanese, che ha già avuto contatti con la dirigenza della Podravka e quindi si saprà qualcosa di più sicuro. In questo momento, però, molti operai sono in apprensione per il proprio posto di lavoro, pensano al prepensionamento, oppure cercano un nuovo impiego. Dario Makovac ci ha confermato che l’azienda madre, ovvero la Podravka di Koprivnica, è sempre interessata alla costruzione di uno stabilimento nuovo nella zona industriale di Ungaria, presso Umago. Una fabbrica che sarà, tuttavia, ben diversa da quella attuale, visto che in sostanza avrà carattere stagionale.

Il pomodoro, da attività continua sarà dunque relegato alla sola stagione?

“Durante l’ultimo incontro con i vertici aziendali, sul finire del 2018, ci è stato detto che la Podravka non ha rinunciato al nuovo stabilimento per la lavorazione del pomodoro, ma al contempo è stato chiarito che sarà in funzione soltanto durante la stagione della raccolta, ossia appena pochi mesi all’anno. Il pomodoro sarà quindi trasportato in contenitori sotto forma di semilavorato a Koprivnica. Quindi, se ho ben capito, molti operai perderanno il lavoro, oppure saranno impiegati unicamente durante la raccolta”.

La produzione di pomodoro, a Umago, proseguirà?

“Nei campi sicuramente sì, a livello di lavorazione pure, ma in modo diverso da quanto succede adesso. Certo, lo si farà quasi sicuramente per mantenere il nostro brand, cioè il marchio del prodotto istriano, molto quotato e di qualità”.

In cerca di alternative

Attualmente il conservificio è imbottigliato in centro città e i grossi autocarri devono attraversare Moella e passare per vie piuttosto strette per raggiungerlo. Da anni si parla di spostare l’impianto nella zona industriale di Ungaria, a due chilometri da Umago. Però, l’incertezza sul futuro della fabbrica ha spinto molti produttori a sperimentare nuove colture, dalla cipolla alla patata, dal ravizzone all’aglio, tutto per trovare una valida alternativa. Altri hanno scelto di occuparsi anche di olivicoltura e viticoltura, creando così una produzione diversificata.

Quali sono i fattori che incidono maggiormente sui guadagni?

“Condizioni meteorologiche avverse, ribassi dei prezzi di vendita, aumento delle spese di lavorazione e l’incertezza del mercato stanno mettendo a dura prova l’agricoltura tradizionale istriana. Se a questo aggiungiamo la concorrenza, enorme e incontrollata delle grandi catene agroalimentari straniere, allora possiamo dire che il comparto dell’agricoltura è in seria difficoltà. Produciamo di tutto, dalle cipolle alle patate, dal pomodoro al sedano, ma da qualche anno a questa parte i guadagni non sono quelli sperati. Quest’anno una quindicina di ettari di terra sono stati coltivati a colza, pianta delle Brassicacee, come broccoli, cavoli e rapanelli”.

L’industria agroalimentare istriana ha una lunga tradizione. Quale il suo futuro?

“L’odierna fabbrica del pomodoro umaghese è stata fondata da Pietro Manzutto nel 1912. All’epoca lavorava il pesce e le verdure. Nel 1936 dava impiego a ben 400 persone. Nel 1938 è stata acquistata dalla Arrigoni, poi, dopo il 1953 è stata spenta. Parte della produzione è stata ripresa a Cittanova e parte alla Mirna di Rovigno. Nel 1969 la Podravka di Koprivnica è subentrata nel possesso della fabbrica per la lavorazione del pomodoro, attiva ancora oggi. Dunque tanta storia legata alla terra istriana, al mare e alla lavorazione dei prodotti. A Umago venivano anche confezionati té, olive in vasetti e altri prodotti come il pesce, che poi venivano piazzati sul mercato dell’ex Jugoslavia e all’estero. Una tradizione che speriamo duri nel tempo”.

L’import penalizza l’agricoltura?

“La Croazia importa prodotti agricoli di ogni tipo per 3 miliardi di kune ed esporta merce per 2 miliardi. Esperti del settore hanno definito questa situazione ‘mai così male’. Il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca non ha una strategia di sviluppo fino al 2030, come ce l’ha per esempio la Polonia, dalla quale importiamo perfino le uova. Spesso tutt’altro che fresche. L’allevamento di bovini è uno dei settori più colpiti dalle importazioni di carne; all’estero acquistiamo perfino maiali. Carne, latte, uova, cipolle, olio d’oliva, vino e un’infinità di altri prodotti vengono acquistati dai grossisti all’estero e piazzati sugli scaffali delle grandi catene commerciali.
Di nostro c’è ben poco”.

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